giovedì, febbraio 25, 2010

e tre...

questo blog ha proposto i primi due episodi del Record Club di Beck per cui non si può astenere nel presentare il terzo, Oar come l'omonimo album di Alexander Skip Spence, che tra l'altro l'avevamo già annunciato...questa volta i compagni di viaggio di Beck sono stati i Wilco, Feist e Jamie Lidell e devo dire che, ad un primo ascolto, il risultato sembra molto buono, forse il migliore della serie Record Club...all'inizio ero scettico o forse solamente stufo di queste riedizioni, rivisitazioni, cover su cover e poi Beck l'ho sempre stimato, pensavo avesse ancora qualcosa da dire...in effetti i suoi 3 Record Club si distinguono dalle altre operazioni del genere...buon ascolto

ipnotizzati da questo fiume

l'altra sera avevo una riunione dell'associazione per cui ho salutato la famiglia alle ore 21 e sono tornato intorno a mezzanotte...entro in casa e trovo mia moglie con gli occhi gonfi di pianto e alla tv Nanni Moretti...capisco subito che sta guardando il film che per scelta non ho mai voluto guardare perchè forse sono un codardo ma l'argomento mi spaventa: La stanza del figlio... era alla fine così mi sono messo a seguire le ultime battute...e poi è arrivata lei, la canzone capolavoro, quella canzone che mi è capitato spesso di sentirla nelle cuffie dell'i-pod la mattina appena esco di casa per ambientarmi e prepararmi alla giornata da affrontare, la canzone che se dovessero puntarmi la pistola alla tempia e ordinarmi di stilare una top-ten di canzoni da portare sull'isola deserta (odio le classifiche, questo chi passa di qua lo sa bene...) citerei come prima scelta...insomma la canzone era By this river ed è tratta da Before and After Science disco seminale, per dirla come certi recensori, di Brian Eno...arrivo forse tardi, il film ha un po' di anni ma non sapevo ci fosse questa perla anche perchè, come ho detto prima, ho sempre evitato la pellicola morettiana...l'ho scoperto leggendo la recensione su ondarock che vi consiglio se volete saperne di più su questo incredibile disco... buon ascolto

venerdì, febbraio 19, 2010

sympathy for the devil

In questi giorni ho ascoltato con piacere il disco The Jeffrey Lee Pierce Project We Are Only Riders, un tributo a J.L. Pierce leader dei Gun Club. Il progetto è indubbiamente interessante, perché al contrario dei soliti tributi, dove vengono riproposte versioni più o meno valide di canzoni conosciute, in questo caso vengono presentate composizioni inedite, recuperate da demo registrati dallo stesso Pierce, rese purtroppo impubblicabili dalla scarsa qualità (una canzone è stata editata ed è Lucky Jim).
Bello, ma dove è il blues dei Gun Club? Dove è il “Sympathy for the Devil”?
Verso la fine degli anni sessanta, quando gli afroamericani, abbandonarono il blues, e si lanciarono verso ritmi più liberatori come soul o funky (senza dimenticare che già da una ventina di anni, con il jazz avevano rivoluzionato la musica americana, ma questa è un'altra storia...) del blues se ne impossessarono i bianchi, e nel giro di pochi anni lo trasformarono in quello che ora chiamiamo rock, mentre dove mantennero le strutture del blues più classico, fecero un’opera di ripulitura, via la ruvidezza del canto stentoreo, depurazione delle strumentazioni ecc….rendendo il blues praticamente musica pop.
All’inizio degli anni ottanta Pierce e i suoi Gun Club, nella loro genialità folle e drogata, riportarono il blues alle “origini”, traghettando il punk nel delta del Mississippi, dando una potenza elettrica a Robert Johnson, restituendo al demonio la sua musica.
Sicuramente We are Only Riders è un buon disco, ma se volete sentire i Gun Club, dovete ascoltare i Gun Club e Fire Of Love vi metterà in diretto contatto con il diavolo.
Lo Zio Fonta
l'artwork sopra è di Sarah Carrier

mercoledì, febbraio 17, 2010

gangs of rome

Non sono un gran esperto di musica Nu-Soul, ho provato ad appassionarmi visto che la musica black, il soul e in particolar modo il rhythm & blues è una delle mie musiche preferite, ma i vari Erykah Badu, D'Angelo e l'errenbì in genere non mi tirano dentro, non c'é niente da fare. Poi peró, visto che sono un curioso di natura, leggo un trafiletto con la dicitura "alternative soul" e subito mi ci tuffo.
Ebbene AaVv Mavis (presented by Ashley Beedle & darren Morris) é un disco di gran classe. Ho cercato di saperne di piú ma non é stato facile, solo alla terza pagina di google ho trovato qualcosina. Beedle é un Groove-Guru londinese e Darren Morris un suo fidato scudiero. Loro pensano a far suonare la musica e al microfono: Kurt Wagner (Lambchop) che con la sua voce da crooner apre il disco, Candy Staton voce mitica della soul music,da Reykjavik Disa, un nome nuovo ed è anche presente una vecchia conoscenza del pop anglosassone coem Edwyn Collins (Orange Juice).
Non é molto ma per una volta lascio che sia la musica a parlare e a voi l'onere di trarre conclusioni. Buon ascolto.
P.S.:il nome del progetto "MAVIS" é in onore di Mavis Staples.
Auf Wiedersehen, DER GRAF

martedì, febbraio 16, 2010

tamb e ranx

chi è già passato da queste parti conosce bene la mia passione riguardo la vita e le opere di quel genio del Pazienza e anche chi dovesse arrivare per la prima volta credo che sia abbastanza chiaro che il Paz sia colui a cui è dedicato tutto ciò...finora ne ho parlato qua e là, giusto per tenere vivo il suo nome e ciò che ci ha regalato...sto cercando di preparare dei post dove racconto albo x albo la sua produzione...un lavoraccio che non so se riuscirò a portare a termine anche se ci terrei molto diffondere di nuovo il verbo del Paz...ci tengo però anche a raccontare di altri personaggi legati al Paz e a quel periodo in cui i fumetti in Italia erano espressione culturale non solo di svago ma anche di rottura e di anticipazione dei tempi...Stefano Tamburini, che mi manca tanto quanto il Paz, era il geniaccio fondatore (insieme a Sparagna, Scozzari e Paz) di Cannibale e Frigidaire, non un talento come disegnatore (il suo Snake Agent vale comunque la pena di leggerlo) ma un buon art director (copertine e grafica di Frigidaire), critico musicale (meglio conosciuto come Red Vinyle) e un grandissimo inventore di storie, una su tutte quella di Ranxerox...abbinate ai fantastici disegni del Raffaello degli anni 80 Tanino Liberatore, le storie dissacranti e pulp prima del pulp dell'umanoide incrociato con una fotocopiatrice erano ciò che di più sconvolgente si poteva leggere in quel periodo...ambientate in un futuro decadente, un po' alla Blade Runner prima di Blade Runner (si è già capito che Tamburini era avanti anni luce?) le tavole di Ranxerox fecero una breve apparizione, con i disegni di Tamburini, su Il Male nel 1979 per poi approdare su Frigidaire nel 1980 attraverso le matite di Liberatore (anche il Paz ci mise la sua manina)... le avventure di Ranxerox furono successivamente tradotte in paesi come la Francia (dove il fumetto è molto più considerato che da noi), Spagna, USA e Giappone...curiosità: in origine il nome del personaggio era Rank Xerox proprio come l'azienda produttrice di fotocopiatrici in Europa che non prese molto bene l'abbinamento e attraverso una lettera chiese, nel 1980, a Tamburini di cambiare il nome del protagonista...il Tamb rispose alla sua maniera cioè attraverso le parole di Ranx su Il Male: "e io me vedrò costretto a ròmpeve er culo" ma alla fine cambiò il nome che diventò per sempre Ranxerox...l'umanoide-fotocopiatrice nei due albi usciti prima della scomparsa di Tamburini avvenuta nel 1986 (ahimè anche lui fece la fine di molti in quegli anni - eroina - e anticipò di poco più di un anno la scomparsa del suo amico Paz) era spesso accompagnata da un specie di fidanzata, Lubna 12enne tossicodipendente...Ranx rappresenta il salto culturale definitivo del fumetto italiano, l'opposto di quegli eroi bonelliani come Tex, Zagor ecc, che imperavano con storie banali, trite e ritrite il mondo dei comics italiani...detto ciò metto a disposizione i pdf dei due primi album ristampati da quelli de Il Grifo, per chi non l'avesse mai letto e per chi invece volesse rivivere la bellissima esperienza di tuffarsi in un mondo che non esiste più... buona lettura
ps. il ritratto di Tamburini è di Andrea Pazienza

lunedì, febbraio 15, 2010

Eu sou o sol, você o mar... Somos muitos carnavais

a parte il periodo dell'infanzia dove fare carnevale era d'obbligo (anche se non volevi ti trovavi a indossare la maschera di zorro o di qualche principe a caso) non ho mai amato tantissimo festeggiare questo periodo di febbraio...un'altra cosa è invece il carnevale per un brasiliano...è proprio qualcosa di speciale, sì può dire che è la loro vita stessa...ho assaporato la vigilia del carnevale, a Olinda (Pernambuco), dieci anni fa e sono tornato in Italia pochi giorni prima del canto del galo da Madrugada che dà il via ai festeggiamenti...c'era fermento nell'aria e tutti si stavano preparando per l'evento dell'anno...per cui ecco trovato il primo disco che propongo del grande, grandissimo Caetano Veloso:  Muitos Carnavais... uscito nel 1977 contiene pezzi scritti da Caetano (tranne un paio) in stile carnevalesco e che ovviamente sono diventati poi degli 'standard' brasiliani da ascoltare e ballare durante il magico fevereiro...tra i pezzi segnalo Chuva, Suor e Cerveja (Rain, Sweat and Beer) e A Filha da Chiquita Bacana che fanno tanto tanto carnevale...consigliato anche a chi non lo festeggia...buon ascolto

domenica, febbraio 14, 2010

vorrei essere un graffio sul tuo seno

In uno degli ultimi post Cherotto si chiedeva quanti anni dovevano passare prima dell'arrivo di un nuovo De André, io in risposta scrissi che era impossibile. La voce di un'artista é sintomo dei suoi tempi. La stampa dopo la sua morte si é affannata a cercare un degno erede nel panorama musicale nostrano e tra i tanti nomi spesso é comparso il nome di Cesare Basile giramondo siciliano. Decisamente rock d'autore il disco Closet meraviglia dove i testi ermeticamente poetici sono musicati dal classico chitarra-basso-batteria con l'aggiunta a seconda dell'esigenza da sax, Ad occhi nudi, o archi, Bevi stai su. In La suonatrice di Hammond fa la comparsa un marranzano, il classico strumento dei contadini siciliani piú comunemente detto scacciapensieri e nel brano Tra il tuo corpo e la cena il classico trio rock viene affiancato da una sezione fiati capitanata e arrangiata cal conterraneo Roy Paci con un finale psych-bandistico. Il disco é prodotto da Hugo Race che si sbizzarrisce con sax, contrabasso e strumenti vari. Ciliegina sulla torta un brano ripreso dai Massimo Volume, Qualche cosa la fuori.
Per finire...lasciamo in pace il nome di Faber con tutto il buono che ha fatto e andiamo alla scoperta di altre gemme altrettanto belle e interessanti in nome del futuro senza dimenticare il passato.
Closet meraviglia: Fascicolo dove i detenuti fan raccolta di donne nude o disegni osceni scambiati o affittati contro pagamento di sigarette (note di copertina).
Buon ascolto
Der Graf von Mailand

venerdì, febbraio 12, 2010

il re khan e i suoi santuari

É tempo di carnevale. Pochi lo sanno ma nella Renania Westfalia e in particolare a Colonia il carnevale é visto e vissuto come una vera e propria ragione di vita, è veramente vissuto! Da giovedí grasso fino a martedì sarà un interminabile carrozzone carnevalesco con tanto di carri allegorici e baldoria in tutta la cittá.Anche nella cittá dove vivo io il carnevale é molto sentito,non certo come la città di Köln (Colonia), ma anche qui il casino nelle discoteche per strada e nei Pub (Kneipe) é totale. Nonostante il freddo e la neve che quest'anno  attanaglia la regione i "renani" faranno in modo di divertirsi.
Forse é il clima di festa che si respira in giro ma mi sono ritrovato a sentire insistentemente musica da festa e danzereccia.
King Khan & The Shrines sono un combo di stanza a Berlino e il loro "re" é un nero canadese ma dai lineamenti si direbbe piú un indopakistano che canta con la foga di un James Brown e urla come Wilson Pickett e nel fisico ricorda molto John Belushi. I "santuari" (shrines) invece suonano un garage-soul con fiati black molto sixties, la giusta musica da ballare in una festa a tema con un bel paio di pantaloni a zampa di elefante e parrucca afro. Il gruppo ha finora inciso due dischi, Supernatural del 2004 molto funkysoul dove gli ottoni rincorrono un organo hammond in odor di Sly Stone e vi ritroverete senza volerlo a fare mosse alla John Travolta in Pulp Fiction. In What is?! invece la musica si fa garage con le chitarre piú in evidenza ma sempre rimanendo in pieni anni di pace e amore e anche qui i vostri piedi non riusciranno a stare fermi.
Non mi resta che lasciarvi alla musica e salutarvi col motto di carnevale: "HALT PAUL"!!!
Der Graf von Mailand

giovedì, febbraio 11, 2010

la musica di Kurt

continuo con un tributo, mi allineo così al momento che stanno vivendo le case discografiche...c'è da dire che sto proponendo dischi di qualche anno fa, prima ancora che la moda di rimpolparci brani vecchi dipinti a nuovo non era ancora esplosa...Lost in the stars, l'omaggio in questione, è rivolto al compositore tedesco Kurt Weill, famoso anche per la collaborazione con Bertolt Bretch da cui sono nate opere teatrali fondamentali come L'opera da tre soldi...Weill ha il merito di aver cercato di avvicinare la musica 'colta' a quella leggera e il risultato si può apprezzare prima ancora di questo tributo ascoltando la versione di Alabama Song dei Doors o di Bowie...in Lost in the stars - The Music of Kurt Weill troviamo un elenco di artsti mica male tipo Lou Reed, John Zorn, Charlie Haden, Sting, Tom Waits, Carla Bley, Todd Rundgren, Marianne Faithfull, Stan Ridgway ecc... per chi volesse conoscere tracklist con piccola biografia degli artisti può andare qui... buon ascolto

martedì, febbraio 09, 2010

se pensi anmò de ves asòlt, si per semper cuinvòlt


faber mi manca....c'è poco da fare, nel malandato panorama musicale italiano la mancanza di una figura come quella di De Andrè si sente e non so bene quanti anni passeranno prima di ascoltare uno simile a Faber...lo scorso anno ebbi la fortuna di vedere la mostra organizzata a Genova...prima di entrare ero molto dubbioso su come poteva essere (cosa cazzo ci sarà in una mostra dedicata a un cantante? la sua chitarra firmata? gli spartiti scritti a mano?) poi sono rimasto colpito e rapito dalle installazioni tecnologiche che ho trovato attraversando i locali di Palazzo Ducale...c'era sì la sua chitarra ma quasi non si notava, c'erano videowall che proiettavano interviste, si poteva 'giocare' nell'abbinare i personaggi delle sue canzoni con degli schermi interattivi, poi c'era la sala musica dove si poteva prendere la riproduzione di un disco a 33 giri, appoggiarla su un tavolo e improvvisamente comparivano, sempre sul tavolo, dei filmati che ripercorrevano la storia del disco scelto...un applauso agli organizzatori, bravi bravi...tornando a Faber volevo ricordarlo non con un suo lavoro ma con un tributo uscito quando era ancora tra noi...voci dicono che era una filo geloso e invidioso di alcuni suoi colleghi e quando uscì un disco tributo a Fossati, i Disertori, eseguito dalle band italiane emergenti di quegli anni, volle anche lui essere omaggiato ma alla sua maniera, non voleva copiare Fossati così uscì Canti Randagi in cui i pezzi di Faber erano stati riletti e riarrangiati da artisti che abitualmente usano l'espressione dialettale nelle loro composizioni...troviamo così, tra le altre, una splendida interpretazione di Beppe Barra che canta Bocca di rosa in napoletano, i Barabàn con la Cansun del Mag (Canzone del Maggio) in milanese e Remin (Rimini) eseguita in romagnolo dai Bevano Est...su wikipedia trovate la tracklist con le varie specifiche dei dialetti...curiosità: le illustrazioni del disco sono realizzate da Cristina Donà che aveva illustrato anche il tributo a Fossati...buon ascolto

domenica, febbraio 07, 2010

black and white

Quando si accosta la musica black al rock, le prime cose che vengono in mente sono la fusion e il rhythm'n'blues, in ogni caso una musica ritmica e accomodante. Alla fine degli anni ’70 James White (alias James Chance), ribaltando ogni convenzione, produce una fusion estrema, che sarà il faro guida per la new wave dei primi anni ottanta, cioè quella musica che il critico musicale Simon Reynolds ribattezzerà post-punk (per un accurato approfondimento, non posso che consigliarvi la lettura del libro Post - punk 1978-1984, per l’appunto di Simon Reynold, dove oltre a numerosi e gustosi aneddoti, viene dipanata un’esaustiva storia di un periodo di grande fermento musicale).
Dobbiamo a questo punto fare una digressione storico musicale: a cavallo degli anni ’60/’70, la musica black veniva integrata nel rock, ad esempio gruppi come Animals, Yardbirds nonché Rolling Stones, proponevano nuove riletture del blues, mentre dall’altra parte musicisti jazz portavano l’elettricità rock nella loro musica creando la fusion, vedasi Wather Report o addirittura Miles Davis, del quale il massimo esempio è sicuramente il disco Bitches Brew. Con il proseguire degli anni settanta, queste comunanze di musiche, persero via via scambievolezza, a parte alcune eccezioni, la musica black virando verso la sottovalutata disco music, mentre il rock si fece sempre più auto compiacente, e forse inconsapevolmente un po’ razzista, gruppi progressive e hard rock andavano a cercare le loro origini musicali in improbabili maestri ultrasecolari, ma anche senza andare a prendere questi “alti” esempi, le prime incisioni punk, epuravano il loro essenziale rock’n’roll di ogni influenza “blues”. Ma fu proprio il punk, consapevole, già alla fine del ’77 di “non avere futuro”, a cercare soluzioni musicali alternative. Non si può dimenticare che già nel primo LP i Clash proponevano un brano reggae, e da lì a poco tempo il dub sarebbe entrato prepotentemente nella loro musica, o gruppi come Jam o Pop Group, per citare i più famosi, affondavano chiaramente le loro radici nella musica black, senza dimenticare il bellissimo disco soul dei Dexys Midnight Runners Searching For The Young Soul Rebels ( menzione particolare), e da lì a poco tempo lo ska sarebbe entrato a far parte della musica pop inglese. Anche in America gruppi come i Talking Heads, Pere Ubu, e molti altri tra cui James Chance, cercando ispirazione al di fuori del rock, con le loro soluzioni alternative, riuscirono a dare nuova linfa ad una musica precocemente imbolsita.
Devo ammettere, che la prima volta che ascoltai, nel 1979, Buy Contortions di James Chance, rimasi un pochino perplesso, ma bisogna capirmi, ero un adolescente neofito ascoltatore razzista musicale, avevo da poco appreso i Pink Floyd, Led Zeppelin ecc. ecc. che di colpo era esploso il punk, portandomi una nuova estetica musicale, ed ora tutto era da rifare. Ora non posso che guardare con gioia a quel periodo di stravolgimenti musicali, che hanno fatto di me un ascoltatore eclettico, che non si preclude nessun genere.
A distanza di più di 20 anni, e migliaia di dischi sentiti, ritengo, Buy Contortions imprescindibile, sicuramente un disco estremo, non di facile ascolto, una follia fusion, dove il canto tragico punk è accompagnato da una sincopata ritmica soul, ma sicuramente è il sassofono ad essere preminente, ed è appunto il sassofono che è legato ad un filo continuo newyorkese, che va dal free jazz di Ornette Coleman passando, per il troppo presto scomparso, Albert Ayler, fino per l’appunto a James Chance, ed è questa comunanza tra free jazz, soul e punk a renderlo un disco unico.
Non si può non menzionare il successivo Off White, questo a nome James White, anche se non si può definire successivo, perche se non sbaglio è uscito nel medesimo periodo di Buy Contortions, comunque diciamo che è la versione dance, in ogni caso vi consiglio l’ascolto di tutti e due.
Ciao Lo Zio Fonta

martedì, febbraio 02, 2010

la puzzona

NEVE, NEVE, NEVE...non ne posso piú, voglio l'arrivo della primavera, le foglie, il SOLE...il sole potrei procurarmelo con un po' di musica e a tal proposito mi sentiró "la puzzona".
Era la metá circa degli anni novanta quando andammo in vacanza in Sicilia ospiti da un'amica. La casa era piccola e accogliente con stoffe orientali alle pareti e molti suppellettili nepalesi,uno dei paesi preferiti di Wera e con la nostra amica un gatto di cui non ricordo piú il nome. Ebbene questo gattone decise dopo alcuni giorni che era arrivato il momento di far "suoi" alcuni nostri oggetti tra cui la cassetta degli Almamegretta Sanacore e ci spruzzò su...per fortuna il nastro non si rovinò cosí da diventare la colonna sonora di quella bellissima e assolata vacanza.
Con Sanacore il gruppo napoletano canta la sua terra, la tammurriata che da il titolo al disco ne é un esempio, in duetto con l'Amalia Rodriguez partenopea Giulietta Sacco, senza dimenticare suoni dal resto del mondo come il reggae (Non te scurdà), l'africa (Ruanda) e l'oriente (Ammore nemico), ballata pacifista e gay che racconta di due soldati che allo scoppio della guerra si trovano improvvisamente nemici. Dopo il loro interessante album di debutto (Animamigrante) incisero questo capolavoro con l'aiuto di Adrian Sherwood, il guru del dub, dopodiché non riusciranno piú a raggiungere livelli cosí alti. Buono anche l'album successivo Lingo e Immaginaria. Il cantante Raiz dopo aver lasciato la band per iniziare una carriera solista ha debuttato con un cd che strizzava l'occhio alle classifiche (si dice mainstream giusto?) salvandosi col lavoro sucessivo (Uno) sicuramente più ispirato e meno paraculo.
Cosa darei per un po' di sole di quelle ferie.Vabbé mi consoleró con la "puzzona". Alla prossima e buon sole a tutti e buon ascolto...
Der graf von mailand
P.S.: un pensiero a D.RaD dubmaker