mercoledì, ottobre 27, 2010

i falsi colori e la monarchia di tutti i giorni

Nel 1980 fu pubblicato Monarchie und Alltag dei Fehlfarben un gruppo new wave di Düsseldorf (renania settentrionale westfalia) che non ottenne quel successo che il gruppo sperava. Da lì l'abbandono del cantante Peter Hein frustrato dal flop del disco che ritornò a far l'impiegato alla Xerox, fabbrica di fotocopiatrici, dove fu ispirato il nome della band. Fu un disco molto influente nell'ambito della "neue Deutsche Welle" (new wave tedesca) che negli anni seguenti vedrà la luce un movimento molto vivace con nomi come Nina Hagen, Spliff, Ideal, Trio e molti altri. Il disco Monarchie und Alltag col tempo acquisterà sempre più attenzione tanto da essere considerato oggi un caposaldo della musica rock tedesca, prova ne è il primo posto di una classifica dei 50 migliori dischi pubblicata di recente da Rolling Stone Germany che é mOOOlto piú credibile dell'edizione Italiana.
Come ho giá scritto Monarchie... è la classica new wave bella nervosa e schizzata col basso in evidenza e qua e la fa la comparsa un sassofono. I testi sono rigorosamente in tedesco e ci stanno benissimo e vi sembrerà di essere sotto il muro di Berlino intorno all'ottantadue a pogare in mezzo ad un gruppo di punXs teutonici dopo aver bevuto litri di birra. Buon ascolto e buon pogo!
Der Graf von Mailand

dal belgio passando per l'africa con una capatina negli states

stavolta l'idea per presentare un paio di dischi mi è arrivata da una piccola fuga che ho compiuto il weekend appena passato in quel di Bruxelles con il pretesto di visitare il museo dei fumetti...il Conte, uno dei miei due compagni di fuga, mi ha ricordato, osservando una locandina, che uno dei pochi gruppi vocali femminili decenti che mi è capitato di ascoltare e, addirittura, acquistare un paio di cd, arriva proprio dal Belgio...Marie Daulne (madre congolese e padre belga) fonda nel 1991 le Zap Mama, formazione femminile che partendo dall'esecuzione di brani a cappella mischia sonorità che arrivano da ogni parte del mondo, dall'africa all'europa passando per li States...le ragazze non potevano certo sfuggire all'occhio vigile di David Byrne che dal 1993 le mette sotto contratto nella sua etichetta e da allora, nonostante vari cambi di formazione, Marie (che rimane il perno centrale del gruppo) sforna dischi con collaborazioni eccellenti come Erykah Badu, The Roots e Manu Dibango...fino arrivare allo scorso anno quando esce l'ottavo album, ReCreation, dove si può anche trovare Paroles Paroles in duetto con Vincent Cassel, cover della famosa Parole Parole di Mina e Alberto Lupo...vi lascio con  A Ma Zone, un album del 1999...buon ascolto

martedì, ottobre 26, 2010

night nurse

generalizzare non mi è mai piaciuto, anche quando si tratta di...generi...musicali...esempio: l'espressione 'mi piace il reggae' è una generalizzazione...il reggae ha duemila varianti e sfacettature e proprio tutte non le conosco e quelle che conosco non tutte le apprezzo...ecco, questo giro di parole solo per dire che uno dei pezzi reggae che preferisco, Night Nurse, è stato composto da Gregory Isaac che ci ha lasciato proprio ieri per cui mi sento in dovere di omaggiarlo mettendo a disposizione ai lettori di 'risica' l'album che contiene il pezzo citato...bye bye Gregory e buon ascolto a tutti voi...

mercoledì, ottobre 20, 2010

after the beatles - volume due (prima e seconda parte)



prosegue la pubblicazione della compilation fatta apposta per voi dallo Zio Fonta e che riprende il suo post...tracklist e link nei commenti

venerdì, ottobre 15, 2010

il bigino di Joe Jackson

prendo spunto dal post dello Zio Fonta (nei prossimi giorni metterò a disposizione le altre parti della lunga compilation After the Beatles) per parlare di un  un personaggio venuto alla ribalta alla fine degli anni '70 che era difficile da definire, o meglio, era difficile prevedere che genere facesse...è uscito da scuola con una borsa di studio in composizione musicale vinta alla London's Royal Academy of Music (fonte) ma fuori c'era il punk e non si è tirato indietro, anzi, ha composto due-tre dischi new-wave poi, finita l'ondata punk ecco che esce con un disco swing che riprendeva le sonorità delle big band americane degli anni 20-30...a questo punto ci si aspettava già qualsiasi cosa dall'eclettico signor Joe Jackson, inglese di Burron upon Trent, che nel 1983 fa uscire Night and Day dove si poteva trovare di tutto come cha-cha-cha, soul, power-pop, jazz...non poteva mancare nella sua discografia anche una colonna sonora per finire con alcuni dischi di sinfonica...insomma un tipo abbastanza eclettico e devo dirvi la verità che negli anni '80 l'ho ascoltato spesso e l'ho pure visto due/tre volte dal vivo...diciamo pure che l'apprezzato molto a parte negli ultimi anni quando è tornato alla musica seria e colta da dove era partito...nel 2008 ha ripreso le melodie di Night and Day e Body and Soul (i due suoi album migliori e più acclamati) e ha fatto uscire Rain, una produzione più che discreta...a voi cari lettori di Risica vi lascio Big World, l'album che in un certo senso racchiude le sue varie esperienze musicali e che conclude il suo periodo più ispirato, una sorta di bigino della musica di Joe Jackson dove si può ascoltare le varie derive musicali a cui era approdato dall'inizio della sua carriera...Big World è stato registrato tra il 22 e il 25 gennaio del 1986 al Roundabout Theatre di New York, dal vivo (ma non sentirete il pubblico che urla e schiamazza...pare sia stato contenuto su richiesta dello Jackson stesso...), su matrice digitale a 2 piste, senza missaggi successivi (fonte)...buon ascolto

mercoledì, ottobre 13, 2010

after the beatles - volume uno seconda parte

ecco a voi la seconda parte del primo volume della compilation fatta apposta per voi dallo Zio Fonta...tracklist e link nei commenti

lunedì, ottobre 11, 2010

Solomon Burke R.I.P.

Ma come? Ho già il post bello che pronto su un gruppone tedesco da spedire a Cherotto per farlo pubblicare domani quando arriverà in ufficio e dopo essere tornato da una cena con gli amici accendo il televisore per leggere le ultime notizie e ti leggo che Solomon Burke, il Re del Rock & Soul, è passato a miglior vita...
Avevo già in programma di scrivere qualcosa su di lui perchè quest'anno è un buon anno per la musica soul. Nuovi/e cantanti hanno fatto uscire buoni dischi. Qualche nome: Sharon Jones, Nneka (si à già parlato su risica), Janelle Monae (idem come prima) ma anche le vecchie glorie non sono state da meno. Anche qui qualche nome come Bettye LaVette con un album di cover del rock inglese anni 60/70 e poi Mavis Staples con un cd scritto su misura per lei da Jeff Mr.Wilco Tweedy, insomma, come scrivevo qualche riga sopra, belle perle nere stanno uscendo in questo 2010, chi piú sul NU (si scrive cosí vero?) soul chi più legato alle tradizioni.Un altro bel disco che secondo me potrebbe essere un potenziale successone é Aloe Blacc col suo Good Things, il singolo I need a dollar è un vero tormentone, almeno qui in Germania lo é. Sicuramente mi sono dimenticato di molti altri/e ma non mi sono dimenticato di Solomon Burke e del suo capolavoro Don't give up on me che a mio modesto parere rimane il disco soul per eccellenza da otto anni a questa parte. Il disco è prodotto da Joe Henry e le canzoni sono state scitte da nomi eccellenti come Tom Waits, Bob Dylan, Brian Wilson, Elvis Costello e molti altri. Ancora nessun uomo o donna che sia é riuscito a destituirlo dal trono, d'altronde é o non é il King of rock'n'soul?
Der Graf von Mailand

giovedì, ottobre 07, 2010

ma va a ciapal in del cult!


Ormai qualsiasi stronzata venga “riscoperta”, o semplicemente riproposta, dopo un certo periodo, indipendentemente dall’effettivo valore artistico, viene definita cult, nella maggior parte dei casi, infatti, quando sento pronunciare questa parola mi girano i coglioni.
Cult è un qualche cosa di valido, che anche se, soprattutto, conosciuta da poche persone, a una certa influenza su proposte artistiche successive, e viene venerato di conseguenza.
I Crime, attivi in San Francisco alla fine degli anni settanta, rispondono a questi requisiti?
Mi sono ricordato di loro, perché in un libro, trovato a casa di un amico, ho visto delle belle locandine dei loro concerti, ( purtroppo non sono riuscito a trovarle in internet, per cui voi non le potete vedere).
La loro produzione musicale è consistita in tre singoli punk autoprodotti e dico punk perchè quando gli ho sentiti io per la prima volta, nel 1978, la combinazione era: capelli a spazzola + giubbotto in pelle = punk... avevo tredici anni e la mia cultura musicale era quello che era, adesso, dopo più di trent’anni e con internet a disposizione è facile dire, come ho letto su alcuni siti, che hanno anticipato questo e quello, che han fatto questo prima di altri, che non si identificavano con il punk, boh! Ascoltateli e poi mi saprete dire che cazzo di musica facevano se non punk, e oltretutto, non potevo nemmeno sapere che uno dei suoi componenti aveva militato nei primi Flamin’ Groovies (anche questi ultimi ai tempi ero convinto che fossero punk, perché la prima volta che gli sentii fu in una di quelle incongrue raccolte punk che potevi acquistare a 3500 lire) e le poche riviste musicali, uniformate del periodo non parlavano certo dei Flamin’ Groovies. Devo anche far notare, che chi ha “scritto” dei Crime in uno dei siti da me consultati (Scaruffi, Ondarock) ne sapeva probabilmente meno di me, visto che si è limitato ad un bel copia-incolla con l’altro.
Comunque cosa possiamo dire dei Crime? Sicuramente che erano più evoluti musicalmente della maggior parte dei gruppi punk, sono stati anticipatori dell’hardcore, anche se molto più ermetici (??), ma di certo è la loro carica esplosiva che non lascia sicuramente indifferenti, anche ascoltandoli ora riescono ad essere convincenti.
Sono veramente un gruppo di culto? L’unico omaggio che io conosca, è una cover del loro primo singolo fatto dai Sonic Youth, e non mi ricordo altre citazioni nei loro riguardi... se qualcuno conosce qualcosa d’altro me lo faccia sapere.
In ogni caso vi offro la possibilità di ascoltare i loro tre “famosi” singoli. Nei primi anni del duemila è uscita una raccolta, San Francisco’s Steel Doomed, che contiene tutte le loro registrazioni, alcune veramente di pessima qualità e non sono sicuro che ci fosse nemmeno il terzo singolo... il disco non penso sia facilmente reperibile, anche se in internet si dovrebbe trovare con facilità.
Confessione: ammetto che sto ascoltando anche io adesso il loro terzo singolo, per la prima volta, e va beh... diciamolo... qualche cosa degli X o dei Cramps può ricordarlo, ma il disco è già dell’81.
Lo Zio Fonta

mercoledì, ottobre 06, 2010

fissa le capre e non fare la guerra

Un breve e veloce post per segnalare il film L'uomo che fissa le capre, molto bello (se qualcuno fosse interessato alla colonna sonora la può trovare qui) oltre che esilarante. Ho letto che il reparto militare che fa capo a Jeff "Django" Bridges é  esistito veramente. Il cast è praticamente perfetto. Chi si ricorda George Clooney in Fratello dove sei? coi suoi baffetti e i capelli brillantinati?... e tutti ricorderete Jeff Bridges del Grande Lebowsky nel ruolo di Drugo... ebbene ne L'uomo che fissa le capre me li hanno ricordati entrambi.
Finito il film pensavo: sarebbe bello se l'esercito americano si fosse fatto convincere dalla filosofia di Django anzichè fare la guerra a tutti i paesi che non la pensano come loro.
PEACE!!! AND LOVE GOATS
D.G.v.M.

venerdì, ottobre 01, 2010

after the beatles

Ritorna su questa pagine Lo Zio Fonta, con un lungo post e con il primo volume della compilation After the Beatles...buona lettura
 
Riflessione 1: Mentre stavo ascoltando dei vecchi dischi della fine anni ‘70, mi sono accorto che, tra i vari gruppi definiti punk o new wave, molti eseguivano una musica che adesso chiamiamo brit pop.
Riflessione 2: Dall’inizio degli anni ‘70, cioè dopo l’uscita dell’ultimo disco dei Beatles, ogni volta che un gruppo più o meno pop, produceva un qualche lavoro interessante, si finiva con il parlare della rinascita della musica pop inglese. Ma c’è mai stata una fine del british pop?
Riflessione 3: Cosa si può definire musica pop? L’originale definizione di musica pop, cioè musica popolare, a subito una trasformazione, ed ora è pop, tutta quella musica che va dalla leggera al rock e che si può definire di facile ascolto, indipendentemente dalla sua popolarità. Soprattutto negli ultimi anni, un’infinità di gruppi, anche se conosciuti da poche centinaia di persone, vengono definiti pop.
Stimolato da queste riflessioni, mi sono apprestato ad eseguire una ricerca nella musica inglese degli anni 70 80, cioè fino all’avvento dei Blur e degli Oasis, che sono stati additati come coloro che avevano resuscitato il brit pop.
Nella lista che segue, ispirata da una logica personale, e che sicuramente per molti sarà discutibile, cercherò di dimostrare che il brit pop non è morto con i Beatles, e non è rinato con gli Oasis.
Non parlerò dei vari Bowie, e Rolling ecc, perché pur non essendo musicalmente ben definibili, non si può non negare che il loro contributo alla musica pop sia notevole ma cosi sarebbe troppo facile.


After the Beatles
Quando nel maggio del 1970, usci Let It Be, era chiaro che la fase di “sperimentazione” e psichedelica, che aveva cateterizzato la musica inglese alla fine degli anni ‘60, era momentaneamente finita...già dall’ascolto della prima canzone, Two Of Us, si notava una struttura compositiva decisamente più “formale”, basti pensare al precedente Abbey Road, che iniziava con il sorprendente blues psichedelico di Come Together. In ogni caso Let It Be è un grande disco (oops! Non ho detto che stavo parlando dei Beatles, mi sembrava superfluo). Comunque già si sapeva che sarebbe stato l’ultimo loro lavoro. In seguito John Lennon si trasferì negli Stati Uniti, e la sua musica si americanizzò, mentre Paul McCartney, con gli Wings, continuò ad ampliare il discorso musicale iniziato con Let It Be.Nei primi anni settanta, in Gran Bretagna, come nel resto del mondo, non ci furono grandi novità musicali, ma diciamo pure artistiche in generale, infatti, la maggior parte dei musicisti di questo periodo, arriva direttamente dagli anni ‘60.
Ascoltando gruppi come Kinks e Traffic, anche nei loro dischi del periodo, si sentono brani che decisamente possiamo definire pop, ad esempio Lola dei primi, e Empty Pages dei Traffic. Anche in altri ambiti musicali, come il progressive o addirittura l’hard rock, troviamo canzoni con strutture decisamente pop, ad esempio nei Supertramp o nei Genesis, che dopo i primi lavori Trespass, Foxtrot, Nursery Crime e Selling England By The Pound (sì lo so che ce né uno prima ma mi fa cagare), già in The Lamb Lies Down on Brodway la forma delle canzoni è decisamente più “classicamente” pop.
Anche i Queen dopo un inizio hard, con canzoni come Killer Queen, Lily Of The Valley, In The Lap Of The Gods, You’re My best Friends, Love Of my Life ecc., possiamo decisamente definirli pop.Non possiamo inoltre dimenticare i Pink Floyd, con l’album The Dark Side of The Moon, che ha influenzato generazioni di gruppi pop, soprattutto dalla seconda metà degli anni ottanta, e che questo album, ha alterato la percezione di quello che viene definita musica pop. Decisamente differente dalla loro precedente produzione discografica, non lo si può che ascoltare come un album pop, addirittura (concedetemi l’azzardo), un disco di pre New wave.
Un pop decisamente più classificatamente definibile, è quello che ci proponeva Elton John, oppure gruppi come i Badfingers, una delle band più celatamente coverizzata che io conosca. Anche cantanti che precedentemente militavano in gruppi hard o blues all’inizio del decennio si reinventarono come interpreti pop, vedasi l’ottima produzione di Rod Stewart e quella leggermente infeirore di Peter Frampton (anche se tutti quelli che hanno più o meno la mia età non possono negare di aver ascoltato, decine di volte, il trashissimo Frampton Comes Alive).Un deciso, valido, contributo alla musica pop britannica di inizio decennio ‘70 venne sicuramente da quella musica che viene definita folk, tra gli innumerevoli rappresentanti del genere possiamo citare i sottovalutati Trees, e sicuramente lo scozzese Al Stewart, che nonostante abbia prodotto ottimi album all’inizio del decennio, solo alla fine degli anni settanta raggiunse il successo con un paio di canzoni (Year Of The Cat, Time Passages). Anche ad esempio i dublinesi Thin Lizzy, un gruppo decisamente hard e blues, raggiunsero il successo riproponendo in chiave pop un tradizionale della musica folk irlandese come Whisky in the Jar.
Sull’onda del successo di Bowie sicuramente anche il glam-rock diede un notevole contributo al pop del decennio. Il massimo rappresentante, oltre a Bowie naturalmente, fu Marc Bolan, che dopo un inizio di carriera votata la folk psichedelico, con i suoi T-Rex, incise una serie di canzoni che grazie alla loro melodia accattivante, nonostante un approccio un po’ hard, entrarono di diritto nel novero della musica pop. Tra queste possiamo sicuramente ricordare Hot Love e Telegram Sam senza naturalmente dimenticare la travolgente Children Of The Revolution.Un altro gruppo glam che merita attenzione sono sicuramente i Mott The Hoople, arrivati anche loro dagli anni sessanta, che nei primi anni del decennio con due ottimi album, All The Young Dudes ed il successivo Mott, propongono una lettura accattivante, anche se non troppo originale, del pop.
Sfruttando la popolarità del glam (e dei Queen) molti altri gruppi, di provenienza hard e sicuramente di modesto valore, si reinventarono glam-pop, come ad esempio gli Sweet o gli Slade.Probabilmente il gruppo più originale, sia musicalmente che visivamente più influente, per il pop della successiva generazione furono i Roxy Music di Bryan Ferry e Brian Eno, dei quali i primi due album, l’omonimo Roxy Music e For Your Pleasure, sono da considerare tra le cose migliori prodotte nel periodo, anche al di fuori del solo ambito pop. Appena lasciati i Roxy e poco prima di diventare un “genio” della musica, Brian Eno, incide un disco, Here Come The Warm Jets, che possiamo decisamente considerare pop ed essendo un disco di Eno e considerando che Eno era un specie di Re Mida della musica, il disco è fantastico.
Dalla seconda metà degli anni settanta, tra i fautori del pop, possiamo anche annoverare, alcuni di quei gruppi che in seguito sarebbero stati definiti, Pub Rock Band, dei quali molti sarebbero poi stati assorbiti dal movimento punk o new wave, ad esempio i Dr. Feelgood, Vibretors ma anche i ben più famosi, Ian Dury and the Blockheads o gli Stranglers, che nonostante la loro rappresentazione visiva, sia alquanto cupa, possiamo annoverare come ottimi esempi di musica pop.Una delle Pub Band, che sicuramente possiamo citare come pionieri del genere, sono sicuramente i Brinsley Schwarz di Nick Love. Legati sicuramente ad un rock più “tradizionale”, nei primi anni settanta hanno pubblicato un disco, che merita sicuramente un citazione, Nervous On The Road, dove non tanto le composizioni, quanto la produzione, lo differenziano dai dischi tipici dei primi anni settanta.
Alla fine degli anni settanta, con l’esplosione del punk, si sviluppò un altro fenomeno, quello delle autoproduzioni e della nascita di molte etichette discografiche indipendenti, che permisero ad un innumerevole quantità di gruppi, anche non propriamente punk, di incidere dischi  che indubbiamente riscrissero l’estetica del pop britannico.
Gruppi punk della prima ora, grazie a canzoni piene di entusiasmo giovanile (alle volte anche ingenuo), produssero quello che possiamo definire pop, ad esempio i Rich Kids, 999, X ray Spex, Boys, Only Ones, Adverts, Desperate Bicycle, Magazine, Records o gli ingiustamente misconosciuti Subway Sect, ma anche in gruppi più famosi come Buzzcocks o i Police, dopo i primi singoli indiscutibilmente punk, troviamo nelle successive incisioni canzoni decisamente più “leggere”.Sicuramente uno dei gruppi più influenti del movimento punk, i Clash, con l’uscita del disco London Calling, produssero un ottimo disco di pop, ormai riconosciuto universalmente come un capolavoro. Alla sua uscita suscitò molte perplessità, soprattutto tra i puristi del punk che parlarono di tradimento e commercializzazione ma solo ad ascoltatori superficiali poteva sfuggire che l’idea di musica dei Clash andava ben oltre la sola ritmica incalzante del punk. Infatti già nel primo album  si poteva ascoltare una cover di Police & Thieves, un brano di quella musica giamaicana, che sarebbe diventata parte integrante del pop britannico, si pensi al lavoro fatto con lo ska da gruppi tipo Madness, Specials o Selecter, per citare solo i più famosi e forse migliori, o con il reggae degli UB40, e di gruppi più punk tipo Slits o Ruts.Un discorso a parte meritano gli Ultravox e i Japan che con il loro Synth-pop, assieme a quello che viene chiamato new romantic di Adam and the Ants, influenzarono il dance pop degli anni ottanta che portò in seguito al successo, validi gruppi come Human League, New Order, Cocteau Twins, Depeche Mode o i primi Simple Minds ma anche gruppi mediocri se non addirittura pessimi, come furono Duran Duran, Spandau Ballet o Culture Club per fare qualche esempio. Al contrario, come musica di intrattenimento ma non certamente banale, possiamo citare gli Scritti Politti, che dopo un inizio politicamente impegnato, virarono su un dance pop di grande impatto.
Sicuramente possiamo riascoltare con piacere i Delta 5, Maximun Joy, gli scozzesi TV 21 e i geniali Associates.Come musica diciamo...dance ma più vicina al Rythm & Blues (ma si diciamo cosi) non possiamo ignorare l’ottimo disco d’esordio dei Dexys Midnight Runner, o l’estrosa produzione dei Pigbag. Quest’ultimi vengono anche associati a quei gruppi che vengono definiti Art Punk, Essential Logic, Family Folder, Au Pairs, e i successivi Sound, Youn Marble Giants, Monochrome Set, Crispy Ambulance, Blue Orchids, dove l’esasperata ricerca musicale, a volte, lascia spazio ad ottimi brani di musica pop.Un altro stile musicale che si impose alla fine del decennio, e che proseguì per buona parte degli anni ottanta, è sicuramente quello che viene definito New Psychedelic ma che possiamo definirlo come un ennesima rilettura del pop, tra i quali massimi esponenti possiamo inserire Soft Boys, Psychedelic Furs, Echo & The Bunnymen e i Teardrop Explodes di Julian Cope, che in seguito come solista ha pubblicato una manciata di buoni dischi pop. Tra questi, anche se solitamente vengono definiti gothic o pop generici, possiamo benissimo inserire i Bauhaus e Cure, che a cavallo dei decenni ’70 ’80, hanno prodotto una serie di album di notevole fattura.Sicuramente la band del periodo che più di ogni altra è stata associata con il pop sono gli XTC, forse esageratamente esaltai in patria  ma ingiustamente sottovalutati al di fuori delle isole britanniche, hanno prodotto per un decennio dei buoni dischi di quella che potremmo definire una proposta più “classica” del pop, al quale possiamo affiancare gruppi di minor successo, ma non per questo meno interessanti, come furono gli Yachts e i Pink Military di Liverpool o gli scozzesi Orange Juice.
Al pop britannico di fine decennio, non possiamo ignorare il contributo dato dai cantautorali Wreckless Eric e soprattutto Elvis Costello, il geniale pseudo swing di Joe Jackson, culminato nell’album capolavoro Night and Day, il mod revival degli Jam di Paul Weller, che in seguito negli anni ottanta con gli Style Council avrebbe proposto un pop per yuppie culturalmente avanzati, i Dire Straits che produssero un ottimo album d’esordio, le prove solistiche di Peter Gabriel e degli irlandesi Boomtown Rats e U2 del quale (quest’ultimi) ogni commento mi sembra superfluo.Negli anni ottanta la musica pop britannica, divenne preminente nei gusti popolari, grazie all’effimero successo ottenuto da gruppi come i sopracitati Duran Duran, Spandau Ballet, gli Wham di George Micheal e molti altri che riuscirono a imporsi anche con una semplice canzone, Eurythmics, Talk Talk, A Flock of Seagulls, Teatrs for Fears, Pet Shop Boys, OMD, Thomas Dolby, Thompson Twins, Bronsky Beat, Heaven 17ecc, alcuni decenti, altri decisamente mediocri.
Nonostante l’esasperata commercializzazione del fenomeno, anche in questo decennio possiamo trovare delle buone cose. Nell’ambito del pop che definiamo più classico, sicuramente le cose migliori le possiamo ascrivere agli Smith, ma sicuramente anche l’album d’esordio degli Stone Roses, preceduto da due o tre singoli e uscito sul finire del decennio, va annoverato tra le cose migliori del pop degli anni ottanta. Altri gruppi sul finale della decade hanno prodotto dei buoni dischi come i The La’s e i Ride che penso vadano citatati, e anche gli A.R.Kane con l’album 69, meno “classico” dei precedenti (il loro è un ottimo dream pop di grande impatto) che anticipa il lavoro dei successivi gruppi di shoegazing tipo Slowdiven o My Bloody Valentine, che nonostante inizino la loro carriera alla fine degli ottanta, sono indiscutibilmente legati al decennio successivo.Anche gli Happy Mondays, prima di votarsi completamente alla dance music, con il loro album d’esordio (ha un titolo lunghissimo, che sinceramente non ricordo), ci offrono un ottimo disco di pop.Più legati alla precedente new wave, vanno ricordati, i New Modely Army, con il loro album Bittersweet, che ci offrono un arguta lettura del pop, oppure il raffinato lavoro di David Sylvian e sicuramente i già citati Julian Cope e Style Council.
Non possiamo in fine dimenticarci gli ottimi lavori dei Pogues e dei Waterboys, che attualizzarono e rivitalizzarono quella musica folk che in fin dei conti è il punto di partenza di quello che oggi definiamo british pop music.Negli anni ottanta le mie preferenze musicali, erano indirizzate oltreoceano  ma un giorno dei primi anni novanta, non mi ricordo né dove né come, sentii che quella sera un misconosciuto gruppo inglese si esibiva in una discoteca nell’hinterland milanese, non mi ricordo il nome del locale ma era a San Donato (forse). Mi piace ricordarmi che fosse stata una notte nebbiosa, ma non sono neppure sicuro che fosse inverno, comunque dopo aver convinto qualche amico ad accompagnarmi ci apprestammo all’affannosa ricerca di questa discoteca (i navigatori satellitari non erano ancora in commercio, e ovviamente TuttoCittà ignorava completamente quella landa desolata) dove si sarebbe svolto il concerto. Giunti finalmente nei pressi, avvistammo uno sparuto gruppo di persone che si apprestavano ad entrare nel locale e che evidenziarono la nostra agognata meta. Il pubblico, formato sì e no da duecento persone, accentuò le precedenti perplessità degli amici che mi avevano accompagnato...la domanda più frequente che mi facevano era “Ma chi cazzo sono questi che suonano?” o variando “Ma che cazzo suonano questi?”. Poi il concerto finalmente cominciò e nessuno ebbe più perplessità e, che cazzo, erano i Blur.Rileggendo il tutto, mi sono accorto di aver dimenticato molta “roba”  ma ho scritto tutto praticamente a memoria, consultando semplicemente i dischi in mio possesso e il tutto si basa su esperienze di ascolto personale. Perciò ogni consiglio o segnalazione è benaccetta.
Lo Zio Fonta
tracklist e link nei commenti

the persuaders!

lo ha ricordato anche Joyello sul suo blog e lo faccio pure io, alla maniera di Risica, perchè la serie tv Attenti a quei due è un cult della mia preadolescenza...anche se ultimamente rivedendo alcune puntate delle aserie su Fox Retro mi sono risultate noiosissime...tranne la sigla  che potete riascoltarla in un album con altri pezzi famosi di John Barry...
ciao Tony e ... buon ascolto