lunedì, novembre 30, 2009

odio le classifiche


Io odio le classifiche. Ho sempre trovato riduttiva l’abitudine di dover per forza fare classifiche delle arti popolari, cinema e musica, è assurdo, l’arte è un vincolo di emozioni, e come tale varia a secondo degli umori, oltretutto, in quanto arte , è eclettica e variegata . Come si fa a dire queste dieci canzoni sono meglio di quest’altre, oppure questi sono i migliori dieci film della storia del cinema? Non so sarebbe come dire che Michelangelo è meglio di Van Gogh, o che Rubens è migliore di Picasso, evidentemente è una stronzata.
Io odio le classifiche e sicuramente in questo fine anno ne sarò subissato, essendo poi trascorsi i primi dieci anni del nuovo millennio: I vari giornali musicali si sbizzarriranno in mille modi, ma nonostante questo mio odio, come un idiota, mi sono messo a pensare a questi ultimi dieci anni di musica, ed ai vari dischi che sono stati pubblicati, e così di getto me ne sono venuti in mente una decina, non sono sicuramente i più significativi o i più belli, non sono nemmeno, a parte alcuni, i miei preferiti...probabilmente ho pensato a questi per la loro particolarità, alcuni di questi dischi non sono stati nemmeno ben accolti dai vari critici, ma d’altra parte, tornando all’arte alta, non mi sembra che Van Gogh se la passasse troppo bene.
Feels degli Animal Collective, quando è uscito, per l’appunto, lasciò perplessi molti dei loro estimatori. Abbandonati gli estremismi musicali dei primi dischi, danno un respiro più pop alla loro musica, a mio parere, senza perdere l’intensità dei precedenti lavori. Stesso discorso per Insignificance di Jim O’Rourke, guru del post-rock, dove in questo disco ci dà una dimostrazione delle sue capacità di compositore di canzoni più o meno “pop”, mantenendo la sua genialità. Per me un grande disco, e chi ve lo dice non è un fan degli Oesis o Blur ma uno al quale nella sua discoteca non può mancare Free Jazz di Ornette Coleman, anche se devo aggiungere che O’Rourke aveva già pubblicato un disco simile, forse migliore, Eureka, ma è del decennio precedente.
I texani Indian Jewelry nel 2008 producono il loro lavoro più intenso, Free Gold, nel quale la miscela di noise psichedelia shoegaze trovano la giusta dimensione, nell’insieme non un disco originalissimo ma con degli episodi veramente notevoli.
Uno dei dischi più osannati del decennio è The Lemon Pink dei newyorkesi Books e devo dire che il suo folk minimalista, a tratti rumorista ed elettronico, mi aveva affascinato oltremodo, anche se a ben vedere non ho mai avuto un impellente desiderio di mettermi ad ascoltare il disco a sette anni di distanza... Al contrario, se non siete troppo depressi, potreste ascoltare, Entanglements, dei Parenthetical Girls, dove la commistione tra elettronica e strumenti propriamente classici, viole violini ecc., danno vita ad una musica senza tempo che sembra provenire direttamente dai primi decenni del ventesimo secolo.
Un disco decisamente ignorato, è stato Spare Time Machine del finlandese Pepe Deluxe, un disco veramente divertente, dove tra hard rock e psichedelica si viene trasportati negli anni sessanta/settanta, da un entusiasmo quasi adolescenziale. Altrettanto divertente è Super System di El Guapo, qui invece siamo in piena new wave, ascoltando questo disco non si può non pensare a Pere Ubu e affini, il tutto attualizzato al nuovo millennio.
Se non si abbandona l’ascolto di France Mute dei Mars Volta, dopo le prime due canzoni - un prog-metal sempliciotto e che fa abbastanza cagare - si arriva ad ascoltare L' Via L'Viaquez e qui si apre un nuovo mondo, Zavola comincia a cantare in spagnolo, e la musica diventa un improbabile mariachi-metal, di piacevole ascolto. Il disco continua con la suite, in otto parti, Miranda That Ghost Just Isn't Holy Anymore, che dura un po’ di piu di cinquanta minuti, dove a parti altamente valide si alternano cose che non hanno nulla da invidiare alle due prime canzoni, insomma armati di buona volontà è un disco che si può ascoltare anche con piacere senza troppo impegno.
Per finire un disco veramente coraggioso, Ladybird dei Shit and Shine, un disco composto da un'unica ipnotica canzone, di 44 minuti, dove un incessante e ripetitivo ritmo, nel quale le variazioni sono impercettibili, viene intramezzato dalle improvvisazioni di riff chitarristici da incursioni di tastiera e da una voce minacciosa, un noise a mezzo tra i Velvet Underground e i Neu, che se avete un’ora di tempo e non siete troppo incazzati con il mondo vi consiglio vivamente di ascoltare.
Ciao e buon ascolto dallo Zio Fonta.


1 commento:

SigurRos82 ha detto...

Insignificance, ovvero l'umiltà di fare 'semplicemente' indie-rock da parte di una specie di guru come O'Rourke. Anch'io lo adoro, e non riesco a scegliere tra questo ed Eureka.

Gli Animal Collective non mi hanno mai conquistata, mentre sui Mars Volta mi sono sbizzarrita forse troppo in altri luoghi :D Buono il primo disco, mentre Frances the mute così così (sempre meglio, ad ogni modo, delle ciofeche successive). Che peccato, pensare al potenziale talento di questi musicisti...e pensare agli At The Drive-In di Relationship of Command del 2000, piccolo/grande capolavoro...

Gli altri artisti li conosco poco, approfondirò. Quindi grazie mille delle dritte :)))

Per quanto mi riguarda, ancora non ho pensato ai dischi degli anni '00...ci penserò a decennio concluso, ho ancora 11 mesi di tempo ;)

Ciao!