venerdì, ottobre 30, 2009

Rock'n' roll can never die

Partito dal Canada Neil Young, ventenne, raggiunge la California che nella seconda metà degli anni sessanta è uno dei posti dove la rivoluzione culturale, che raggiungerà il suo apice nel '68, è in massima evoluzione, ed è qui che la cultura hippie del peace and love prende il suo avvio. Musicista fin dalla prima adolescenza nel 1966 Young si unisce ai Buffalo Springfield, che ben presto diventa una delle band guida del country rock grazie anche alle sue composizioni, Broken Arrow e I’m a  Child tra le più famose. Due anni dopo uscì il suo primo disco solista che con i suoi blues acustici e le ballate country, nonostante sia un prodotto un po' immaturo, rivela tutta la natura compositiva del personaggio. Nel 1969 con l'album Everybody Knows This Nowhere incomincia la sua collaborazione con i Crazy Horse che daranno un’energia più rock alle ballate folk, dove Cinnamon Girl e Cowgirl in The Sand sono sicuramente due capolavori indimenticabili.

Il 1970 è l'anno cruciale per la carriera di Neil Young, infatti inizia la sua collaborazione con i CSN, col quale aveva già  suonato, se pur riluttante per le riprese cinematografiche a Woodstock l'anno prima, che daranno alle stampe l'immortale Deja Vu e come solista pubblicò il suo terzo album After The Gold Rush dove nonostante la presenza dei Crazy Horse c'è un ritorno alla fase più folk, ma non mancano alcuni episodi di sferzante rock. È soprattutto con la canzone Southern Man, un inno antirazzista, che rivela una consapevolezza sociale e politica che si manifesterà appieno nell'incisione del singolo Ohio, un’accusa nei confronti della polizia che all'università del Kent sparando durante una manifestazione provoca la morte di quattro persone.
Fino a questo punto la carriera di Neil Young non è diversa da quella di molti altri cantori americani più o meno impegnati, che con l'allontanarsi del entusiasmo giovanile ripetono se stessi all'infinito, ma i tempi stanno cambiando…si accentua la guerra in Vietnam l'onda lunga del boom economico si sta affievolendo e lo spirito hippie sta morendo travolto dall'eroina. Neil Young nella sua sensibilità percepisce tutto questo, e quello che prima nella sua musica era malinconia diventa rabbia e ribellione con una voglia di urlarlo al mondo intero, che nello spirito più che nella musica anticipa di qualche anno la "rivoluzione" del punk al quale Young renderà omaggio in uno dei suoi capolavori nel album Ruast Never Sleep del 1979, dove frasi come "Rock'n' roll can never die" (il rock'n'roll non può morire), o "meglio bruciarsi che svanire" (usato da Curt Cobain nel suo messaggio d'addio) al contrario dall'essere retoriche danno un sunto ed un continuo a quello che è stato e che sarà il rock.
Nel 1972 esce il disco Harvest che gli darà un successo mondiale. Registrato nel 1971 viene pubblicato solo un anno dopo a causa di problemi personali di Young. È un album ancora più country dei precedenti ed è un album di un Neil Young più arrabbiato e più disperato, nel quale troviamo una canzone come "The needle and the damage done" dove con struggente poetica racconta il dramma della droga che da lì a pochi mesi porterà alla morte Danny Whitten, suo amico nonchè chitarra dei Crazy Horse ,o dove in un altra canzone, Alabama, ripropone il tema del razzismo, oppure In Out to The Weekend parla della solitudine. Sicuramente il successo mondiale più che dalle liriche è dato dalle musiche perfette e di grande impatto, che lo faranno conoscere anche ad un pubblico piu avvezzo al pop.


Nonostante il successo planetario Neil Young piomba in una fase ancora più drammatica che rende la sua produzione successiva ancora piu cupa ,e ne sono un esempio i dischi successivi, "Jurney Through The Past, Time Fade Away, registrato dal vivo, e soprattutto nel successivo "On The Beach" dove già dalla copertina traspare tutta la desolazione del suo stato d'animo, dove in una spiaggia la sua figura di spalle guarda verso il mare sormontato da un cielo grigio, il tutto contornato dalle classiche sdraio e ombrellone,ed una Cadillac affondata nella sabbia…e le musiche non sono da meno.
Ma alla fine, nonostante il pessimismo di molti che lo vedevano prossimo all'autodistruzione, Young dà uno sfogo a tutto questo registrando uno dei dischi più importanti del periodo se non dell'intera storia della musica rock, un disco che influenzerà generazioni di musicisti, dai Sonic Youth ai Pearl Jam da Nick Cave ai Dinosaur Jr.ai Nirvana…chi più chi meno deve qualche cosa a questo disco e molti di questi artisti, chi in un modo chi in un altro, gli hanno reso il giusto omaggio.


Tonight 's The Night è un disco cupo, drammatico ma soprattutto nero, già dalla copertina, per l'appunto nera dove si vede un Neil Young di tre quarti con un vestito all'apparenza chiaro, che con uno sguardo drammatico coperto in parte da occhiali neri, di fronte ad un microfono sta per indicarci qualche cosa, qualche cosa che si è perso…Tonight's The Night è la definitiva scritta sulla pietra tombale di un’epoca, il flower power, il peace and love insomma tutto quello che una generazione aveva vissuto nella speranza di cambiare il mondo era finito, ogni illusione era svanita in una spirale di violenza e droga. Registrato nel retro di un garage, del quale pare avesse divelto una parete per far passare tutta la strumentazione, il disco è praticamente un live registrato in presa diretta del quale alcune inevitabili imperfezioni lo rendono ancora più affascinate, sottoponendo i musicisti,i superstiti Crazy Horse più altri amici tra cui Nils Lofgren e Jack Nitzche, ad estenuanti prove serali che inevitabilmente posticipavano la registrazioni a notte inoltrata, rendendo ancora più crepuscolare il risultato delle medesime.
Il canto funebre si apre con la title track Tonight's the Night dedicata all’amico nonché roadie Bruce Berry, che viene testualmente citato nella canzone,anche lui morto per droga come il sopra citato chitarrista Danny Whitten. A loro due sarà dedicato l'intero album, Speakin'Out e World on a String un blues il primo, un po' più rock la seconda con la loro acidità ci accompagnano fino all'ascolto di Borrowed Tune che assieme alla struggente Mellow My Mind esaltano la drammaticità del canto di Neil Young reso ancora più tormentoso dall'inseparabile armonica. Un paio di canzoni piu "leggere" Come On baby Lat's go Downtown, un rock’n’roll, Another Number, un country-stile,  precedono Albuquerque,uno dei suoi capolavori che nonostante l'omogeneità del disco riesce ad evidenziarsi, dove la contrapposizione delle due chitarre, adeguatamente amplificate, sarebbero state alla base della musica di molti gruppi degli anni '90. Dopo due pezzi di grande valore come New Mama e Lookout Joe ,e prima della ripresa della title track che chiude l'album, riprende il canto funebre con il bellissimo talkin'blues Tired Eyes. E poi finisce un disco che più che un epitaffio del suo tempo è un testamento di un intero periodo storico con tutte le sue delusioni e sconfitte.
Nel 1975, dopo aver subito un operazione alla gola, Neil Young fa uscire l'album Zuma, ingiustamente sottovalutato, dove prevale una vena più rock del solito e dove nonostante il tema principale sia la cultura indigena americana e i soprusi subiti, la musica è sicuramente più raggiante (nei limiti di Neil Young) che nei precedenti album.


Il 1977 e il 1978 vedono l'uscita di due discreti album prevalentemente country, American Stars'n'Bars dove l'impressione è appunto, soprattutto nel primo lato, quella di canzoni avvinazzate e Comes A Time che ottiene un buon successo grazie alla sua somiglianza con Harvest. Nei due dischi spiccano soprattutto le canzoni Like A Hurricane sul primo e Lotta Love sul secondo.
Rust Never Sleep, registrato in una lunga tournee con i Crazy Horse, esce nel 1979 ed è un vero capolavoro. Diviso in due parti, come erano i suoi concerti, il primo lato acustico si apre con My my Hey Hey (out of the blue)…il punk è arrivato e Neil Young lo sa e non nega l'evidenza: "This is the story of Johnny Rotten" ma anche "Rock'n' roll can never die"…come ho detto sopra tutto finisce ma tutto ricomincia, e anche nella canzone "The Thrasher" è consapevole che lui e tutta la sua generazione sono ormai dei dinosauri e lo dice chiaramente quando canta "like dinosaurs in the shrine". Il nostro canadese è un dinosauro che ha ancora qualche cosa da dire ed infatti, dopo altri tre brani acustici che riportano alla questione indigena già affrontata su Zuma, si cambia lato ed esplodono Powderfinger e Wolfare Mothers in tutta la loro elettricità ed è un garage rock che una decina di anni dopo avremo chiamato grunge. La successiva Sedan Delivery, ancora più trascinante delle precedenti, ci parla di degrado metropolitano. Il disco si chiude con la versione elettrica del primo brano che diventa Hey Hey My My (into the black)…ancora il nero!!!!


Nel Proseguo della sua carriera sicuramente Neil Young non è stato più capace di riportare la sua grandezza a questi livelli e gia il seguente Hawks and Doves scivola nell'anonimato. Di seguito prova a reinventarsi con l'hard rock Re-ac-tor o addirittura con l'elettronica, Trans e Landing On Water, con vari ritorni al coutry e al blus rock delle sue origini. Gli anni ottanta sono veramente stati poveri di ispirazione per Young. Nel 1989 con l'album Freedom mostra segni di risveglio nella sua vena compositiva,e con Ragged Glory del 1990 raggiunge il pubblico del grunge che, giustamente, lo elegge a padre fondatore della musica di Seattle. Incomincia così anche un tour dove a fare da spalla ci saranno i Sonic Youth. Inciderà nel 1994 Sleep Whit Angels in memoria di Curt Cobain e nel 1995 Mirror Ball con i Pearl Jam e sempre nel 1995 scrive la colonna sonora per il film Dead Man di Jim Jarmush, registrandolo in presa diretta mentre scorrevano i fotogrammi della pellicola ed è forse questa la sua cosa migliore fatta da molto tempo.


Il seguito della carriera fino all'attuale ispirazione ecologista è costellata da registrazioni di vario genere ma soprattutto da alcune antologie di notevole interesse.
Neil Young è stato una star senza mai esserlo, sicuramente al pari di Elvis Presley e Bob Dylan, uno dei massimi esponenti della musica americana, naturalmente escludendo il jazz, ma a differenza del primo non è mai stato un eroe delle masse (ci avrebbe pensato Springsteen a quello) e non si è mai sentito un profeta come il secondo. La sua immagine più viva è quella di lui solo seduto sul palco che con la sua voce struggente declama poesie per una generazione che ancora aspetta la verità.
Lo Zio Fonta


mercoledì, ottobre 28, 2009

bentornati


Non mi capita spesso, ultimamente, che un album mi colpisca al primo ascolto...questa volta invece Wayne Coyne e i suoi Flamig Lips sono riusciti a far vacillare le mie certezze di smaliziato pluridecennale ascoltatore di musica più o meno rock...cosa dire...mi sono apprestato ad ascoltare il loro ultimo lavoro, Embryonic (lo potete trovare qui), con una certa riluttanza, avevo sicuramente amato i primi Flaming ma decisamente l'ultima parte della loro produzione, gli ultimi 15 anni circa, non mi aveva per niente convinto...una specie di pop colto un po' stucchevole...non che su Embryonic manchino composizioni pop ma non è certo la musica che prevale, quello che prevale è la psichedelia e una specie di sperimentazione che attira l'attenzione anche sui brani meno riusciti, che non sono molti nonostante il disco sia doppio (non capisco perchè visto che dura settanta minuti e mi sembra che esistono cd singoli ben piu lunghi... bah!).
Forse per il tipo di produzione può ricordare anche un concept-album come ho letto da qualche parte ma non so... i brani non mi sembrano molto collegati tra di loro, anche se una cosa che gli accomuna sembra un omaggio ai Pink Floyd dei primi anni '70, lo stesso titolo del disco riprende una canzone (Embryon) che per l'appunto i Pink eseguivano dal vivo nei loro primi anni ed anche la canzone If oltre ad avere il titolo uguale all'omonima if dei Pink Floyd è strutturata abbastanza alla stessa maniera, pure le tastiere in alcuni brani ricordano quelle di Wright (sentire soprattutto la seconda parte di See The Leaves che è il quarto brano). Che altro dire... ho appena cominciato ad ascoltare il disco per la terza volta ed essendo molto ricco necessita sicuramente di molti altri ascolti prima di farsi un'idea precisa, probabilmente non è un lavoro originalissimo, qua e la ricorda per l'appunto i Pink Floyd, in altri momenti vengono alla mente alcune cose dei radiohead almenocosì mi sembra...e sicuramente anche altro...la cosa che lo rende originale è sicuramente l'insieme ed in un periodo di MP3, dove anche i giornali sviscerano gli album consigliandoti quali canzoni sono migliori, un prodotto completo nel suo insieme merita la massima attenzione.
alla prossima lo Zio Fonta

il disco dell'anno? un live del 1967


e ora arriveranno da tutte le parti...classifica migliore album 2009, miglior esordiente, miglior gruppo ecc. ecc... da giovane mi ero perso pure io dalla febbre da top five in stile 'Alta Fedeltà'...ora non ne posso più...ma giusto per smentirmi non posso gridare a grande voce che il migliore disco di quest'anno ha 42 anni suonati! da qualche giorno sono immerso nella voce del ventenne Tim Buckley registrata il 6 marzo del 1967 al Folklore Center di NYC davanti a una trentina di persone, con la sua chitarra e senza amplificazione...alcuni pezzi sono da brividi...cito dalla recensione di ondarock "Certo i tempi sacrosanti di Happy Sad e soprattutto di  Lorca, Starsailor e Blue Afternoon erano ancora da venire, e questo cantautore ventenne, che ancora non aveva imparato a navigare le stelle, dagli occhi tristi e dalla voce profonda come nessuno, stava muovendo i primi passi in un mondo forse a lui più ostile di quanto potesse sopportare." Non aggiungo altro se non il solito consiglio: ascoltatelo.

martedì, ottobre 27, 2009

glad to be losers




Ci sono personaggi, fatti o cose che si possono benissimo definire perdenti anzi ORGOGLIOSAMENTE PERDENTI! Nel mondo del calcio, uno degli ambienti più vincenti di questo inizio millennio, è la squadra del StPauli di Amburgo. StPauli è un quartire popolare a ridosso del porto e comprende anche la zona a luci rosse ed è li dove suonarono ad inizio carriera i Beatles non ancora “scarafaggi” ma col nome di Quarrymen. Il StPauli è la classica squadra da serie B, riuscì a salire in prima Liga una decina di anni fa ma ci restò per una sola stagione e spesso la si può trovare in terza Liga.
Lo stadio, sempre esaurito (questo in Germania è la regola e non l'eccezione), conta sui 23 mila posti ma quello che è eccezionale sono le trasferte: il StPauli gioca sempre incasa! Ha tifosi in tutta la nazione e con grande mia sorpresa anche qui in Italia, date un'occhiata al loro sito (grande ragazzi!). Il tifoso del StPuali è composto da un popolo calorosissimo e sono perlopiù  punk rocchettari marinai e pirati
d'ogni dove, infatti la loro bandiera é il Jolly Roger il teschio con le ossa incrociate tipico dei pirati.
Sono un rocchettaro e quando ho visto che il StPauli fa ingresso in campo al primo tocco di campana di Hells Bells degli AC-DC non poteva che farmi simpatia e quando i ragazzacci segnano un goal parte Song n.2 dei Blur...avete presente UH UH!!! Una squadra così non può non far simpatia.
La società è in perenne crisi, ciò nonostante con un gruppo di tifosi ha raccolto fondi per dei distributori d'acqua in alcune scuole di Cuba e venduto delle magliette con la scritta RETTER cioè
benefattore/salvatore arrivando a quota 140.000 vendute in poco meno di 6 settimane. Il maggiore successo calcisticamente parlando lo hanno ottenuto in coppa di Germania nell'anno 2005/06 arrivando fino in semifinale battendo squadre che iniziavano con la B: Brema, Berlino, Bochum e Burghausen. In curva è sempre presente l'icona dei perdenti per eccellenza, il Che, figura ormai quasi sparita nei nostri stadi e gridano sempre forte il loro diprezzo per il razzismo. Sono inoltre gemellati con il Celtic Glasgow.
C'é una squadra nel profondo nord che ha temperamento e simpatia pari a una qualsiasi squadra del mediterraneo. Il suo nome é FC STPAULI...VIVA STPAULI!!!
Der Graf von Mailand

domenica, ottobre 25, 2009

i surfisti del buco del culo


 Psychic Powerless... Another Man's Sac dei  Butthole Surfer è uno di quei dischi che non hanno un genere preciso e come avrete capito io amo questi dischi. La musica dei Butthole ad un primo superficiale ascolto può apparire semplicemente divertente, ma la loro ironia è solo una provocazione. La rabbia si può sfogare sia con violenza ma anche con arroganza e disprezzo ed è questo che fanno i B.S., non ignorano la "tragedia" umana invece di piangere ci sputano sopra, irridendosi ed irridendo il mondo intero.
Il disco si apre con Concubine un hardcore urlato in un megafono e infarcito di disturbi vari. La successiva Eye of the Chicken si può definire un brano di psichedelia estrema, Dum Du, come si può intuire dal titolo, ha un ritmo tribale  ma le distorsioni della chitarra e la voce riverberata lo rendono un brano satanico. Woly Boly ha un chiaro richiamo al psychobilly dei Cramps, Negro Observer fa una concessione al pop melodico ma essendo un brano dei Butthole niente è accomodante. Il primo lato (se ascoltate il vinile) si chiude con Butthole Surfer una sorta di jingle per menti malate. Il secondo lato si apre con una delle canzoni più punk di sempre, Lady Sniff, dove un traballante r&b viene intercalato da sputi rutti e rumori organici vari ed è un capolavoro. Un altro capolavoro è la seguente Cherub dove una voce tramite un megafono (ancora!!!!) declama in un vortice di musica psichedelica, Mexican Caravan è un tossico e fulminante rock'n'roll, simile ma piu cattiva della precedente è Cowboy Bob resa tale dalle urla che accompagnano la voce che distorta da un riverbero risulta atroce, chiude l'album Gary Floyd che può essere definito un "classico" rock americano anche se passato dai Butthole niente può essere definito classico.
Sicuramente i Butthole Surfer non hanno mai aspirato a vincere gli MTV Award anche perché dal vivo la loro batterista si esibiva a torso nudo ma a parte un effimero successo ottenuto nei primi anni '90 con una loro produzione minore, sicuramente avrebbero meritato maggior attenzione. Come succede a molti artisti sono stati rivalutati ed ora a distanza di vent'anni dalle loro prime produzioni molti esperti gli innalzano ad icone della musica indie, e l'irriverenza che gli aveva fatti ignorare dai critici ora è assurta a messianica (non in senso tipicamente ebraico) rivelazione e spesso la storia ci insegna che è così...circa duemila anni fa in medioriente è successo piu o meno una cosa simile...
Ciao alla prossima. Lo Zio Fonta

giovedì, ottobre 22, 2009

nel letto, aspetto ogni giorno un pezzo di te, un grammo di gioia del tuo sorriso e non mi basta


Rimanendo sempre negli anni 90, sempre con la musica italiana, non si può non fare riferimento ai Marlene Kuntz anche se a me non fanno del tutto impazzire e anche l'album in questione, Catartica, non lo amo come gli altri che ho postato finora...ma è solo la mia idea, ascoltatelo e fatevi la vostra....

mercoledì, ottobre 21, 2009

ma va!?!?!?!

Ieri sera mentre mi apprestavo a consumare la mia cena, come in un sogno tutto intorno a me si è fermato...immaginatevi la scena io fermo a bocca aperta con la forchetta ferma a mezz'aria... a scatenare questa situazione onirica è stato un titolo d'apertura del telegiornale "IL POSTO DI LAVORO FISSO E' MEGLIO DI QUELLO PRECARIO"... turbato da questa profonda rivelazione, come ipnotizzato, non sono riuscito a fare altro che seguire il sevizio, dal quale appresi che il ministro Tremonti, lo stesso che non più di un anno fa per giustificare il precariato aveva incogruamente utilizzato il famoso lavorare meno per lavorare tutti di Marxiana memoria, davanti ad un attenta platea aveva ribadito come la sicurezza del lavoro fisso fosse un ottimo viatico per programmare il futuro. Mi sono detto cazzo che grande pensiero politico, ho immaginato le ore passate dal Tremonti, chiuso solo nel suo studio, a tormentarsi con questo dilemma e poi trovare finalmente l'agognata verità.
Purtroppo questi sono i politici che abbiamo, non è che in passato fosse poi tanto meglio, non è che l'italia possa vantare poi questi grandi statisti, anche se qua e la nella storia qualche pelato era convinto del contrario, ma siamo pur sempre il paese di Gramsci e Benedetto Croce e vedere questi industrialotti e azzeccagarbugli che ci governano mi mette una certa tristezza (tenendo conto del fatto che l'opposizione è ridotta ad una sorta di redazione di novella 2000), ma d'altronde da un partito che come inno ha usato un jingle più adatto ad una pubblicità per una bibita gasata che a un movimento politico cosa ci si può aspettare. Comunque il baratro culturale che affligge la nostra classe dirigente è lo specchio del paese, che ci ha portato da una politica di machiavellismo post moderno ad un sistema più classico cioè ad un arcaico sistema da tardo impero romano, panem et circenses, per intenderci. Non so come siamo arrivati a questo, molti danno la colpa alla "cultura" televisiva, può anche darsi, ma la nostra cara repubblica democratica parlamentare stia vivendo in una specie di demenza senile, e la mia paura è che questi signori, spinti da compassione, le somministrino un eutanasia regalandoci una nuova "democrazia" presidenziale o chissà quale altra sorpresa.Vi saluto con uno slogan FORZA ITALIA CHE SIAMO FOTTUTISSIMI.
Ciao, alla prossima. Lo Zio Fonta

martedì, ottobre 20, 2009

lasciami qui, lasciami stare, lasciami così, non dire una parola che non sia d'amore



torno a proporre musica italiana deli anni 90, anni in cui si era mosso qualcosa...anche se quello che vi propongo oggi è il risultato di quel poco di buono che era uscito nel decennio precedente...Epica, Etica, Etnica, Pathos l'ultimo disco dei CCCP in effetti rappresenta la fine dei CCCP e l'inizio dei CSI, infatti è l'incontro di Ferretti e Zamboni con Magnelli, De Palma e Maroccolo dei Litfiba...sonorità più complesse rispetto i precedenti e anticipatore dei migliori album dei CSI, Linea Gotica e Ko de Mondo...una canzone su tutte? "Annarella"...ascoltatelo

lunedì, ottobre 19, 2009

a cento passi da piazza duomo

Gli applausi erano scroscianti, il teatro della Cooperativa era pieno (circa250 posti) e tutti erano rimasti colpiti per quello che avevano sentito per circa un paio d'ore. Lo spettacolo finito implica le luci accese per cui, mente il mio applauso continuava, mi sono guardato attorno per capire che tipo di pubblico ci fosse. Poi li ho visti. Erano in due. Uno si è mosso appena Giulio Cavalli è sceso dal palco ed è andato in una quinta, altro si è messo davanti a loro, a protezione.
Quello che ha detto Cavalli in quelle due ora circa lo costringe ad avere la scorta sotto il palco (e non solo). Come Saviano chi fa i nomi e i cognomi e non fa parte della politica viene minacciato e messo sotto scorta.
Cento passi dal Duomo è, per chi ancora non se ne fosse reso conto, il mettere in chiaro il fatto che la mafia si è trasferita qui nella città di M. in pianta stabile. Da non perdere.
E per chi vuole capire da dove tutto è partito consiglio la lettura di "Patria", di Deaglio.

sabato, ottobre 17, 2009

i giorni che passano, il vino, le rose e un amico

l'affetto o la stima per una persona non è dato dalla frequentazione che si ha con questa persona...sono tanti i motivi che mi tengono legato ad alcune persone che però non frequento più per motivi di varia natura...ho il piacere di presentare un amico che ora vive distante (molto più a nord) dalla città di M. e che entra a far parte di osirisicaosirosica...tanti auguri, Der Graf von Mailand, attendo nuovi scritti...
Doveva essere intorno al '92, quindi dieci anni dopo la sua pubblicazione, quando acquistai uno dei miei ultimi EllePi, The days of Wine and Roses, opera prima dei Dream Syndicate (nome stupendo per una rock'n'roll band). Lo comprai da Zabriski Point e, lo seppi dopo, me lo vendette Gio' che diventerà famoso come cantante dei La Crus. Lo ascoltai un paio di volte e me ne dimenticai quasi. Lo riscoprii quasi dieci anni dopo e siamo nel 2002, quando comprai il cd. È ormai diventato uno dei miei dieci dischi da isola deserta, lo sento in media una volta al mese. Che musica ragazzi!... E che gruppo. Steve Winn cantante e chitarrista, suona ora da solista e se capita dalle vostre parti andatelo a vedere perchè ancora adesso ha un'entusiasmo da debuttante. Alla batteria praticamente un metronomo: Dennis Duck, che rimarrà a fianco di Wynn fino allo scioglimento del gruppo nel 1989. Alla chitarra Karl Precoda che sarà della partita ancora per un disco, Medicine Show, a detta di molti il loro capolavoro (io preferisco il vino possibilmente rosso e le rose, miei fiori preferiti). Al basso Kendra Smith bella e "oscura" una delle prime bassiste donne, adesso fa figo avere una femminuccia nel gruppo ma il syndacato era anche per questo avanti. Ma veniamo al disco...nove canzoni tese e psichedeliche, immaginatevi i giorni a ridosso di Halloween, il lato più ombroso di una spiaggia californiana, un Neil Young elettrico che porta il pane e Lou Reed coi suoi Velvet un mazzo di rose e qualcosa d'altro. Il cd comprende anche l'EP di debutto del gruppo e un paio di outake. Un consiglio: prestate un ascolto particolare a Too late, too little cantata dalla Kendra Smith... non vi ricorda una certa Nico? Se vi piace andatevi a cercare il suo gruppo postumo, gli OPAL, neo psichedelia alla grande. E ultimo tocco di genio la titletrack posta come ultimo brano a chiudere 42 minuti di goduria. I Dream Syndicate passeranno alla storia come band capo stipite di quel movimento musicale detto Paisley Underground, sviluppatosi a metà anni ottanta, un gruppo di ragazzi e ragazze innamorati della musica lisergica anni sessanta Syd Barrett e il garage rock...bene non mi resta che salutarvi e augurarvi buon ascolto.
Alla Prossima. Der Graf von Mailand

venerdì, ottobre 16, 2009

“In un'altra occasione vi ritrovereste col cervello spappolato ma per vostra fortuna mi avete trovato in un momento di transizione...”

La colonna sonora di Pulp Fiction tra i film di QT è quella che più ben si unisce con i fotogrammi del film...da sola è una buona raccolta di vecchie canzoni...quel birbone di QT ha sempre realizzato le sue imprese cogliendo qua e là e poi assemblando magistralmente...i dialoghi; per esempio, una delle sue forze maggiori, sono molto ma molto ispirati a ciò che ha scritto Elmore Leonard (leggetevi Costa Dorata - difficile da trovare - del 1982 e vi troverete molto di questo film)...in Pulp Fiction ci sono delle combinazioni immagini-musica grandiose, vedi per esempio You Never Can Tell ballata dalla grande Uma Karuna Thurman e John Travolta...che aggiungere...solo gli auguri di buon ascolto

uno spettacolo acquatico

Ancora adesso capita di vederlo suonare dalle nostre parti e nonostante i quasi quaranta anni di carriera Elliot Murphy rimane un "outsider", a parte un discreto gruppo di ammiratori che lo considera per il suo vero valore. Nel 1973 usci il suo primo album, Aquashow, che è sicuramente uno dei capolavori della prima meta degli anni '70, purtroppo ignorato dal grande pubblico, forse per una produzione scarna per il periodo...era il momento dei Pink Floyd e dei faraonici EL&P. Comunque il disco venne frettolosamente etichettato come il classico clone di Bob Dylan ed Elliot Murphy venne catalogato nell'immensa schiera di cantautori che imperversavano in quel momento. Era successo anche a Springsteen dopo il primo album. Invece Aquashow è un disco innovatore perché riesce a fondere il classico rock americano con il glam rock inglese, tipo Bowie o Marc Bolan, e questa fusione sarà,circa cinque anni dopo, la base della prima new wave americana, Modern Lovers Richard Hell per intenderci senza dimenticare i Television, comunque indipendentemente da questo, è un disco che merita di essere ascoltato e sicuramente può quasi essere più apprezzato adesso di quanto lo fu trentacinque anni fa.
Alla prossima. Lo Zio Fonta.

mercoledì, ottobre 14, 2009

Che segno è quando un arcobaleno appare, non c’è stata pioggia e l’aria è secca e tersa? È quando la terra sta per tremare, e il mondo intero vacilla


La newsletter che aspettavo da alcuni mesi, Giap, è finalmente arrivata nella mia casella di posta e annuncia ciò che attendevo: il 20 novembre uscirà Altai, il seguito di Q... Sul loro sito i Wu Ming, per ora, mettono a disposizione la copertina completa...inoltre su Giap c'è la recensione di un libro molto interessante che ho letto qualche settimana fa: La Foglia Grigia di Alessandro Cannevale

lunedì, ottobre 12, 2009

è nella pioggia, oggi, il vostro grido

...non lo so, forse sarà stato il vento che improvvisamente si è alzato qui nella città di M. ad avermi fatto venire voglia di ascoltare e farvi ascoltare Lungo i bordi, secondo disco dei Massimo Volume...non lo so...sta di fatto che questo disco fa parte di quella ondata di musica indipendente italiana uscita negli anni 90 (Afterhours, Csi, Marlene Kunza) che aveva fatto ben sperare...lascio un estratto dalla recensione di ondarock.it "...In sostanza, quello dei Massimo Volume è un post-rock molto personale, quasi "cinematografico". La sensazione, infatti, è che ogni loro brano sia la colonna sonora di un film immaginario, la cui sceneggiatura, già tutta nei testi di Emidio, viene ulteriormente caricata di simboli e di emozioni da un impasto sonoro tanto inquietante quanto sensuale, ma anche capace di improvvise slabbrature nevrotiche. Le timbriche degli strumenti sono certamente l'elemento cardine (come da manuale post-rock), ma i nostri sono anche interessati al raggiungimento di un particolare equilibrio tra le varie sorgenti sonore. Quello che conta, in fondo, è l'atmosfera. La "scenografia musicale".

sabato, ottobre 10, 2009

my mind it is here

Molti hanno cercato di classificare questo disco, chi l'ho ha definito un disco di tardivo post-punk, chi un disco di art punk o di power pop, e questo fa capire la varietà e la complessità di questi quarantanove minuti di musica irresistibile che anche dopo variati ascolti continua ad affascinare e sorprendere.
La prima volta che ho visto Surfer Rosa,mi colpi già dalla copertina del LP, una foto seppiata di una ballerina di flamenco. Il disco me lo diede un mio carissimo amico il quale non era molto convinto del suo acquisto. Appena giunto a casa e messo il disco sul piatto partì Bone Machine, e la ritmica incalzante insieme alla melodia che si faceva largo tra una moltitudine di urla e folli cori mi immobilizzò nel ascolto. Poi continuava più o meno sullo stesso stile con Break My Body, poi il minuto e mezzo di una specie di ska che è Something Against You fa da preludio ad un altra grande canzone simile punk che è Broken Faces...di seguito con Giagantic, River Euphrates e soprattutto con il capolavoro Where Is My Mind? il folle ed ironico romanticismo del disco esplode in tutta la sua solarità (che cazzo di vocabolo...però mi sembra esplicativo). La seguente Cactus è una sorta di blues psichedelico o forse è solo l'incalzante giro di basso che lo fa sembrare tale. Tony's Theme circa due minuti di ironica veemenza e poi la fantastica Oh My Golly! dove un incessante chitarra acustica fa da sfondo ad uno dei brani punk piu romantici (??) di sempre. La stessa chitarra acustica apre la successiva psichedelica Vamos. La band ci regala ancora due piccole perle con I'm Amazed e soprattutto con la conclusiva melodica Brick Is Red...e poi è finito...a questo punto non si può far altro che girare il disco (far ricominciare il CD) e riascoltarlo, poi arrivati in fondo ricominciare e cosi di seguito.
Che dire in conclusione...a detta di molti uno dei dischi più influenti degli ultimi venti anni, lo stesso Kurt Cobain aveva ammesso di trarre ispirazione dai Pixies. Per quel che mi riguarda lo ho sempre percepito come un disco romantico, sarà per una sorta di nostalgia e di precarietà che aleggia un po' su tutte le tracce...bah! non so, sicuramente da usare come sottofondo ad una cena intima è un po' azzardato, soprattutto se il vostro compagno/compagna è avvezzo alla Pausini o Ramazzotti (perdonatemi ma la mia conoscenza di musica melodica italiana si ferma a questi). Comunque li sta a voi dimostrare la vostra abilità.
Una precisazione finale,nell'edizione europea del disco c'era anche Caribù mentre il CD in seguito è stato stampato assieme al primo EP Come On Pilgram.
Alla prossima, che spero,senza eventuali impegni che mi allontanino dal computer, sia presto.
Lo Zio Fonta

venerdì, ottobre 09, 2009

Verrò come un rapace a mutilare lo scorpione dentro nel tuo cuore

Approfitto della latitanza virtuale de Lo Zio Fonta per tornare al mio mainstrem, anzi stavolta scavalco proprio lo Zio Fonta e vado dritto dritto a proporre musica italiana...prepariamoci ai suoi lamenti...parto dal più grande disco di musica rock italiana degli anni 90 (e non solo...) “Hai paura del buio” degli Afterhours...uscito nel 1997 (anno di nascita della mia prima figlia) e quando ancora faceva parte del gruppo un caro amico, Xabier Iriondo...assolutamente da avere e ascoltare

"Come?! Come puoi continuare a mangiare?" "Lo faccio per dispetto, vuoi forse che muoia affamato?"

la musica balcanica (che du palle 'ste etichette) o per meglio dire la musica di Bregović l'ho scoperta grazie al grandioso film di Emir Kusturica, prima ero quasi all'oscuro, quasi...forse perché non avevo ancora le orecchie belle pronte...ora non ne posso più di musica balcanica o presunta tale...ascoltatela e se vi riesce riguardatevi anche il film

lunedì, ottobre 05, 2009

back to the future

Alla fine del 1991 Dogbowl (Stephen Tunney) registrò uno dei dischi più divertenti degli ultimi venti anni, Cyclops Nuclear Submarine Captain, un disco di psichedelia classica traghettata alla fine del secolo. Bisogna qui specificare che i Pink Floyd dopo l'abbandono di Syd Barrett, ed altri gruppi simili, neii primi anni settanta trasformarono la psichedelia in una via di mezzo tra una tragedia e il progressive, e tutto quello che dopo due canne ti sembrava cosmico divenne musica psichedelica... prima la musica psichedelica era una musica scherzosa, folle e indiscutibilmente divertente. E per l'appunto Dogbowl, già nel titolo, ci riporta a quella musica. Nel disco ci troviamo tutto quello che fu la psichedelia alle origini, l'apparente artigianalità e la precarietà delle musiche non può non ricordare la Magic band di Captain Beefheart, la struttura delle canzoni poi richiama alla mente la più grande band satirica degli anni sessanta, la Bonzo Dog Doo Dah Band, che tutti conosciamo soprattutto per il loro primo geniale album Gorilla, quei pochi che non li conoscono avranno sentito la loro canzone più famosa, I'm The Urban Spaceman, nel film Good morning Vietnam. Alcune canzoni poi ricordano il buffonesco Kevin Ayres e le sue musiche quasi cabarettistiche. Non si può fare a meno anche di pensare a Frank Zappa con i suoi testi assurdi e le sue melodie cantilenanti dei primi dischi, ed infine non si può non sentire l'influenza, per un disco del genere inevitabile, dei primi Pink Floyd di Syd Barrett, e delle loro ballate lisergiche. Tutto questo Dogbowl lo fa' senza dimenticare che nel frattempo ci sono stati la new wave e il punk. Più che un disco è un testamento, un omaggio ad una delle musiche che più amo,un monumento alla follia musicale. IMPRESCINDIBILE.
Lo Zio Fonta

venerdì, ottobre 02, 2009

"ho più rispetto per un verme nella merda che per lui"

venerdì, giorno di colonne sonore...l'altro giorno è passato a trovarmi lo Zio Fonta e tra una chiacchiera e l'altro gli ho chiesto: "Quale colonna sonora possiamo fare ascoltare sul blog?" e lui, allargando le braccia con un sorriso tipico del "machecazzomelodaomandiafare", con la sua candida voce rauca mi risponde: "Natural Born Killers"...detto, fatto...ascoltatela
qualche giorno fa, il buon Baltazar ha pubblico sul suo blog una ost (original soundtrack) da non perdere...The Big Chill...mi ha preceduto di poco...la consiglio vivamente e consiglio anche di riguardarsi il film...

giovedì, ottobre 01, 2009

il sangue gli scorreva veloce nelle vene

lo so, il paz manca da questo blog da un po'...diciamo da un po' troppo...però ho in lavorazione un'idea sul materiale (libri e atro) che ho accumulato in questi anni...nel frattempo cosa succede? succede che passando da una libreria specializzata in fumetti scorgo la firma del Paz sulla copertina di un libro...è il libro della mostra che qualche mese fa era in scena a San Benedetto del Tronto, tra qualche giorno sarà sul mio scaffale dedicato al Paz...nel frattempo lascio uno scritto tratto dall'introduzione della Pivano:
“È stato Pier Vittorio Tondelli a farmi conoscere Andrea Pazienza, precoce interprete di un mondo acido e sballato. Nell’introduzione a un volume dedicato proprio ad Andrea Pazienza, Pier Vittorio lo ha definito il James Joyce del fumetto. Mi sono sempre fidata di Pier Vittorio Tondelli, specialmente se mi parlava di chi, come lui, ha cantato un mondo pieno d’ansia e di rifiuti, di libertà e di autodistruzione. Non so se Pier Vittorio abbia mai visto questi disegni che Andrea Pazienza ha realizzato a 16 anni… così puri, disegnati quando era giovane giovane e il sangue gli scorreva veloce nelle vene.”