lunedì, dicembre 28, 2009

apocalipsi nau



dal film al fumetto...tratto da Giorno, racconto presente nell'albo Zanardi, ecco la sequenza dell'esame al Dams rigorosamente in bianco e nero (hanno provata a colorarla ma il risultato è molto discutibile)...

Polvere come il mio ovomaltina giù negli anni andati


un disco che ho ascoltato spesso, un disco che in un certo senso rappresenta l'evoluzione del cantautorato italiano, un disco che con la musica italiana non ha molto a che fare, un disco registrato come si faceva negli anni settanta, un disco intenso e commovente, un disco che ti fa viaggiare, un disco a tratti autobiografico...Umberto Giardini, in arte Moltheni, alla fine del 2008 ha fatto uscire I segreti del corallo il disco in italiano più intenso e vero del decennio...c'è anche un fumetto tratto da un brano, Gli anni del malto...buon ascolto

domenica, dicembre 27, 2009

dal cassetto di ricordi / 7 luglio 1982


sicuramente nella memoria collettiva il 1982 rappresenta l'anno in cui la nazionale di calcio vinse il suo terzo campionato mondiale l'11 luglio a Madrid...qualche giorno prima, il 7, ebbi la fortuna di assistere a un avvenimento che nella mia personale scatola dei ricordi è pari alla vittoria degli undici di Bearzot: il concerto di Frank Zappa nella città di M. e più precisamente a Redecesio (ora nello spazio dove ha suonato Frank ci sono delle villette a schiera)...non ero preparatissimo a ciò che dovevo vedere e sentire, di Zappa conoscevo poco ma non si poteva non essere presenti...l'immagine più nitida é di quando diede le spalle alla gente per dirigere i musicisti con tanto di bacchetta da direttore d'orchestra...qualcosa di quel concerto è stato impresso su The Man from Utopia uscito l'anno seguente con una bellissima copertina disegnata da Tanino Liberatore...uno Zappa stile Ranxerox che scaccia le zanzare visto sia dal fronte che dal retro...sul retro è visibile il riferimento alla vittoria dell'Italia e c'è pure il papa che benedice Zappa...buon ascolto

vic


prima di riprendere a scrivere di musica varia, paz e altro mi sembra giusto un doveroso, anche se piccolo, omaggio a un grande artista...se volete ascoltare la sua migliore produzione potete farlo qui...addio vic...

mercoledì, dicembre 23, 2009

la banda...


la compilation del Graf mi ha riportato alla memoria un disco molto originale uscito nel 2002 grazie alla collaborazione tra Roi Paci e Fabio Barovero (Mau Mau) che hanno riunito le loro menti  e una ventina di musicisti...Banda Ionica è il nome del gruppo e Matria Mia è il disco in questione che vede anche la partecipazione di Ermanno Giovanardi (Come l'aria), Vinicio Capossela (Santissima dei naufragati), Cristina Zavalloni e Le Loup Garou (Mi votu e mi rivotu), Arthur H (Raissa), El Mono Loco dei Macaco (Espinita, quella che trovate anche nella compilation del Graf) e Josh Sanfelici...contiene brani inediti e brani che arrivano direttamente dalla musica tradizionale usati nelle processioni o nei funerali...ben venga perciò, in questi giorni dove la città di M. è immersa nel freddo e nella neve, il calore di questo vero e proprio esempio di world music che arriva dal nostro sud...buon ascolto

martedì, dicembre 22, 2009

canzoni dal decennio - vol. 3 - Cherotto selecta

Everything In It's Right Place Radiohead
Neighborhood #1 (Tunnels) Arcade Fire
The Age Of The Understatement The Last Shadow Puppets
Black Hearted Love Pj Harvey & John Parish
Fidelity Regina Spektor
The First Song Band of Horses
Two Weeks Grizzly Bear
White Winter Hymnal Fleet Foxes
My lady story Antony and the Johnsons
Skinny Love Bon Iver
Little Girl (feat. Julian Casablancas) Sparklehorse
Postcards From Italy Beirut
Jesus, Etc. Wilco
Je Te Kiffe Amadou & Mariam
In the Lost and Found (Honky Bach)/The Roost Elliott Smith
Chicago Sufjan Stevens
Beautiful Boyz CocoRosie
Heartbeats José González

piccolo omaggio per ricordare il grande joe

canzoni dal decennio vol. 2 - Der Graf selecta

Hey Ya! OutKast
Another Love Song Queens of the Stone Age
True Love Will Find You In The End Beck
The National Anthem Radiohead
Stars and Sons Broken Social Scene
Street Walkin' Dan Auerbach
Whoa Mule The Black Crowes
Hand In Hand Beatsteaks
Where Damage Isn't Already Done The Radio Dept.
Ballata per la mia piccola iena Afterhours
Hearts Of Palm Buffalo Tom
Almost Was Good Enough Songs: Ohia
The Seed (2.0) The Roots
Djanfa Amadou & Mariam
Espinita Ionica, banda
O O Baby Marianne Faithfull
Island in the Sun Weezer
Therefore, I Am Jim O'Rourke
Small Portishead

Voglio essere diverso da me, avanti sempre, trecento volte


Proseguo il discorso della musica italiana che più ho ascoltato in questo primo decennio del duemila parlando di Bugo che poi è Cristian Bugatti da San Martino di Trecate...il primo brano che ho sentito attraverso le frequenze dei Radio Popolare è stato Sei bella come il dì ed è stato subito amore...tutta la sua produzione fa parte di questa decade, dal primo La Prima Gratta del 2000 all'ultimo Contatti del 2008...ascoltando tutti i suoi dischi non si può certo dire che Bugo ha uno stile fisso, ha il suo genere che praticamente ha toccato tutti gli altri, di generi, dal primo in stile folk-singer all'ultimo molto più pop e mainstream...sì lo so che è stato paragonato alla brutta copia di Beck ma non me ne frega nulla, a me Bugo piace e finora non mi ha deluso...e visto che sono buono vi darò la possibilità di ascoltare gli ultimi due, Sguardo Conteporaneo e Contatti segnalando alcuni pezzi imperdibili come Ggell, Plettrofolle e Millennia per quanto riguarda il primo e C’è crisi, Love boat e Nel giro giusto che si trovano in Contatti...prima di chiudere non posso non mettere il video della canzone preferita di mio figlio cantata dalla bellissima Violante...Buon ascolto.

canzoni dal decennio vol. 1 - Lo Zio Fonta selecta

Whatever Happened To My Rock'n'roll (Punk Song) Black Rebel Motorcycle Club
Bad, Bad World Firewater
Poe Poe Xiu Xiu
Lollipop Lady Les Georges Leningrad
Wolf Song Patrick Wolf
Tropical Iceland  Fiery Furnaces
Modern Music Black Mountain
Eleven Forward Russia
Radio/Video  System Of A Down
Did you see the words Animal Collective
Hey Chicken Loose Fur
Katrina Black Lips
Mansard Roof Vampire Weekend
Cant Say No Thomas Function
Colourful Life Cajun Dance Party
The Believers Fol Chen

domenica, dicembre 20, 2009

fiato alle trombe!! arrivano i Bellowhead

Quando ero ragazzino ho sempre snobbato le canzoni con le chitarre acustiche, le ballate alla Angie degli stones non le sopportavo proprio. Angie a dire il vero non la sopporto neanche adesso, poi da quando è stata scelta come colonna sonora per l'ultima campagna elettorale di Angela Merkel la detesto. Dicevo che non mi piacevano le ballate acustiche, arrivavo a sentire al massimo Neil Young...Come mi sbaglivo! Anni dopo scoprii i Pogues e i Waterboys e fu folgorazione. Da allora nei miei ascolti c'é sempre un artista o un gruppo Folk. Ai tempi l'etichetta "folk" era data solo ad artisti tipo il primo Dylan,per intenderci quello prima dell'incidente in moto e prima del festival di Newport del '65 ed ora che é rinata l'attenzione per questo tipo di musica me ne compiacio. Si va da artisti tipo Devendra Banhart e Vashni Bunyan molto tradizionalisti con voce, chitarrina acustica e poco altro ma sempre rigorosamente acustico e poi ci sono gruppi o solisti tipo Animal Collective (l'esempio è giusto? mah...vedete voi...) e Chad Vangaalen che il Folk lo "sporcano" di modernità inserendo rumori campionati o qualche altra diavoleria elettronica. Altro discorso è per i Bellowhead gruppo inglese di undici elementi che pur essendo legati alla tradizione della loro terra e quindi suonando strumenti ad arco tipo violini e a plettro come banjo o mandolini hanno in formazione una buona e solida sezione fiati che oltre a modernizzarne il suono lo rendono via-via piú jazz a volte e altre bandistico e quasi soul. Il loro debutto é avvenuto nel 2006 con un disco osannato dalla critica d'oltre manica dal titolo Burlesque e nel 2008 hanno replicato con Matachin. Difficile sceglere tra i due. Il primo forse piú acerbo ma piú entusiasta e il secondo piú maturo e vario. A me piacciono tutti e due, ora a voi la scelta. Buon ascolto.
Der Graf von Mailand

sabato, dicembre 19, 2009

canzoni dal decennio: presentazione...

Eccoci a presentare la prima compilation uscita dalle menti degli scribacchini di questo blog...una compilation divisa in tre parti che saranno disponibili a breve...tema unico per tre pensieri diversi...unico obbligo pensare a un tot di canzoni uscite nel decennio che sta passando...nessun ordine preciso, solo il solito istinto della pancia (lo so, ne ho già parlato...) o del momento in cui certi pezzi sono entrati nelle nostre orecchie o non so quante altre motivazioni diverse ci potrebbero stare...non ci saranno descrizioni sul perché questo piuttosto che un altro, solo la copertina, la tracklist e il solito saluto di buon ascolto...la nostra umile strenna natalizia per chi ogni tanto passa da questi parti...i commenti sono ben accetti...a presto...

venerdì, dicembre 18, 2009

Una figu sul Paz

Stiamo lavorando per voi...nel senso che stiamo preparando le prime compilation di OsirisicaOsirosica e avranno come tema l'ultimo decennio...ovviamente sono canzoni scelte dalla pancia e dalle orecchie di ognuno dei pseudo redattori che compongono questo blog...per cui rimanete sintonizzati...
nel frattempo torno a parlare del grande Paz pubblicando di seguito un video tratto da una programma di Rai Tre, Figu, che potrebbe essere una sorta di bigino del Paz...buona visione

visto che ci sono pubblico anche una trasposizione di una delle vignette più storiche del Paz...la voce del video dicono sia di Albanese...e per dovere di cronaca pubblico anche la vignetta...buon Paz a tutti


martedì, dicembre 15, 2009

post moderno 2
L'aggressione a Berlusconi: un gesto postmoderno


Premettendo, che ogni violenza politica in una democrazia è deprecabile, e che con questo mio scritto non voglio nè giustificare, nè spiegare politicamente il gesto del signor Tartaglia, ma semplicemente fare una riflessione artistica sul gesto medesimo.
Questo nuovo corso dell’attentato politico, che possiamo definire post moderno, ha preso l’avvio circa due anni fa quando Mountazer Al Zaidi lanciò la famosa scarpa verso G. Bush...non un uovo, un ortaggio o la solita pallottola, ma un oggetto semplice che tutti abbiamo addosso, una scarpa, anche se ha già degli illustri precedenti, vedi Nikita Khruscev. La scarpa è per l’appunto un oggetto che tutti abbiamo, perciò per quanto percussore di uno stile, la banalità dell’oggetto lo rende apparentemente un gesto istintivo. Ma una statuetta del Duomo di Milano! Chi gira con una statuetta del Duomo in tasca? Addirittura chi è residente in Milano o zone limitrofe possiede una statuetta del Duomo? È per l’appunto questo oggetto kitsch, che rende sublime, da punto di vista artistico il gesto stesso, dando un aspetto surreale ad un gesto indiscutibilmente drammatico.
Sicuramente di questa storia verrà evidenziato il lato politico, già i mass media il giorno dopo parlano di un’escalation di violenza, lo stesso Tartaglia, nella sua stupidità, non sarà mai consapevole, del pathos visivo della sua azione.
Ciao alla prossima lo Zio Fonta

post moderno 1
Le parole dei soldi: JR, un romanzo postmoderno



È uscito in Italia, dopo 35 anni dalla sua pubblicazione originale JR. di William Gaddis, quello che è considerato uno dei massimi esponenti della letteratura statunitense, nonostante la sua produzione consista solo di 5 pubblicazioni, uscite più o meno a scadenza decennale.Gaddis pubblica il suo capolavoro, JR, venti anni dopo il suo primo romanzo, The Recognitions (Le perizie in italiano), che probabilmente a causa della sua cripticità, non riscosse nessuna attenzione, anche se ora viene considerato un precursore di quella beat generation, che ebbe i suoi massimi esponenti in Jack Kerouac e William Burroughs. Nei venti anni successivi, come succede spesso a molti artisti, Gaddis si barcamena tra vari lavori, soprattutto in campo pubblicitario, ma è in questi anni, che concepisce quella follia letteraria che è JR, e che ne fa uno dei maggiori autori del post modernismo a pari di DeLillo e Pynchon.
Già nell’aspetto visivo, JR, può far paura, un librone di più di novecento pagine, quando poi si comincia a leggerlo lo sconforto si accentua, perche ci si rende conto, che sono novecentoventi pagine di dialoghi, dove non esiste nessun tipo di voce narrante, dove non ci sono nemmeno capitoli, solo a volte, viene inserito un piccolo paragrafo descrittivo, che fa sfumare una scena in un'altra, con una tecnica, che può apparire più musicale che letteraria. Oltretutto, non sempre, si capisce subito chi stia parlando e con chi, anche se proseguendo nella lettura si riesce ad intuire i vari protagonisti dei dialoghi. Dialoghi che sono iperrealistici, perciò se in una scena ci sono più di tre persone, non è detto che tutti parlino della stessa cosa, addirittura può capitare che qualche d’uno si metta a parlare al telefono. L’iperrealismo dei dialoghi, si contrappone alla surrealita ed alla comicità delle varie situazioni, ad esempio la scuola dove studia JR, impartisce solo lezioni audiovisive tramite televisione, o lo stesso JR, un ragazzino di una decina di anni un po’ stupidotto, che capendone i meccanismi base diventa un mago della finanza.
Spigare la trama, risulta un po’ complicato, tra professori tecnologici, manager, artisti falliti ed a una serie innumerevole di personaggi, possiamo però dire, come si vede chiaramente dalla copertina, che è un libro che parla di soldi, anche se le divagazioni dalla trama principale sono infinite.
Dopo l’iniziale sconforto, quando si riesce a districarsi tra i meccanismi della narrazione, la lettura è tutt'altro che faticosa, anzi diventa veramente piacevole e divertente, sicuramente non è un libro per abituali lettori di best seller, ma non posso non consigliarlo agli amanti della Letteratura.
Lo Zio Fonta

"tu lo sapevi che nessuna gioia nasce senza un dolore..."


Il post dello Zio Fonta di qualche giorno fa è il manifesto di questo blog riguardo le classifiche...anche girovagando tra i miei blog preferiti ho trovato chi la pensa come noi...per cui inizio a segnalare gli album italiani che ho ascoltato di più in questa prima decade del nuovo millennio e mi sembra giusto partire con una voce femminile, anzi, con LA voce femminile italiana, Cristina Donà...ai margini del mainstream italiota (speriamo ci rimanga ancora un bel po') è l'unica cantautrice degna di questa nome che calca le scene nel paese dei cachi...ha iniziato a incidere lo scorso secolo, precisamente nel 1997 quando uscì Tregua, ottimo esordio, dove è presente una perla, Goccia, incisa insieme a Robert Wyatt...in questa decade ha cambiato produttore, da Manuel Agnelli a Davey Ray Moor e oltre, ha inciso un album prima in italiano, Dove sei tu, e poi in inglese, Cristinà Donà, che è stato osannato dalla critica estera e nel 2007 ha fatto uscire l'ultimo, finora, album di inediti, La quinta stagione che è quello che vi propongo oggi...di certo il suo suono si è, in un certo senso, ammorbidito e reso meno cupo rispetto i primi due album ma ha raggiunto una maturità tra testi e musica che continua a distinguerla rispetto il resto della produzione al femminile in Italia...ora tocca sentirlo...buon ascolto

giovedì, dicembre 10, 2009

time may change me, but I can't trace time / 3

Terza e ultima parte del mono_tema dello Zio Fonta dedicato a Bowie. Buona lettera e buon ascolto...

Alla fine della tournee promozionale di Alladin Sane, in modo altamente teatrale, Bowie si sveste dei panni di Ziggy, ponendo fine in modo più che simbolico al personaggio che gli ha dato successo. Ormai sa che il glam è alla fine, sa che il pubblico si stufa di cliché troppo ripetitivi e lui ormai è un maestro, nonché artefice dello show business, perciò uccide Ziggy per rinascere un nuovo Bowie.

Diamond Dogs del 1974 ci mostra un David Bowie evidentemente incerto in quale direzione portare la sua musica ,anche se il tema del disco, un pasticce tra i "Ragazzi selvaggi" di Burroughs e il "1984" di Orwell, dove una razza di mezzi uomini e mezzi cani sopravissuti all' full out e controllati da un grande fratello intuisce la direzione "filosofica" della new wave, dove la paura, ma anche un’accettata supremazia della tecnologia, farà da traino a molte correnti musicali dei primi anni ottanta. Nella prima canzone dell'album, la title track, si possono ancora sentire degli accenni di glam rock, ed anche nella seguente mini suite composta da Sweet Thing e da Candidate, dove però si può anche notare una nuova direzione del canto ed è probabilmente la cosa migliore dell'album. In 1984 e in BigBrother si possono anche sentire degli accenni di funky, soprattutto nella prima, ma  le due canzoni che più hanno riscosso successo sono state l'accativante "rock'n'roll “whit me" e il singolo Rebel Rebel dove un riff di chitarra degno dei Deep Purple si fà piacere. Il successo del disco, più che dalle canzoni, è dovuto al tour faraonico che accompagnò la promozione dell'album dal quale fu tratto il discreto live David Live.

Quello che ci si presenta alla svolta del decennio è un nuovo Bowie. Abbandonati i pailettes e zatteroni, si presenta con un look più cupo, che non influenzerà certo lo stile del suo disco, Young Americans, che come si capisce dal titolo è un disco di musica americana dove si trovano canzoni funky, rhythm'n' blues e addirittura disco music, con interferenze elettroniche che rendono il disco un po' confuso. Non mancano di certo delle buone canzoni, come la title track o Win, Fascination o il singolo Fame ma l'insieme sembra tutto un po’ artificioso e gli inserti dei vari session men non fanno altro che accentuare questa sensazione di incompletezza. Il disco, che lascia un pò perplessi i fans per il cambiamento decisamente troppo radicale, vende piuttosto bene ed il singolo arriva al primo posto nelle classifiche USA.

Bowie nel 1976  per poter interpretare un film si trasferisce in California e qui comincia una fase drammatica della sua vita. L'abuso di droga lo porta ad avere deliri paranoici che fanno temere per la sua sanità mentale e che lo porteranno a vivere isolato nel suo appartamento assediato da pusher e creditori vari. Nel pieno di questi deliri realizza le session di registrazione del disco successivo, Station To Station. In seguito dirà: "So di averlo registrato a Los Angeles perché l'ho letto da qualche parte"…realtà o un’altra maschera? Il nuovo Bowie che resuscita subito dopo è un nuovo personaggio, che si definirà il duca bianco, impeccabile con pantaloni neri e camicia bianca, immerso nell'alienazione tecnologica ed il disco che realizza è un nuovo capolavoro.

Dove quello che in Young Americans non era riuscito,qui riesce alla perfezione, dove rock, black music ed elettronica si amalgamano creando le basi per la musica dei successivi dieci anni almeno. Le invenzioni musicali di gruppi tedeschi come i Kraftwerk e Neu vengono miscelate con musica soul. Il cocktail è perfetto già dalla prima canzone, la title track, si viene rapiti da questa musica, la ripetitiva chitarra che ricorda l'incedere di un treno, viene accompagnata da una ritmica incalzante e da un canto caldo sostenuto in alcuni punti da cori che sembrano disco, dando allo stesso tempo un’idea di musica dance e di musica elettronica e nonostante i dieci minuti la canzone sembra finire in un attimo. GoldenYears, Tvc15 e Stay sono tutte allo stesso modo coinvolgenti mentre Word On a Wing e Wild Is The Wind fanno qualche concessione in più alla melodia ma non per questo perdono di efficacia. Sicuramente, come hanno detto molti critici, non ha inventato niente nuovo, prendendo musica un po' qua e un po' la, ma quello che esce da questo commistione è indubbiamente qualche cosa di diverso. L'influenza di Bowie sulla new wave viene solitamente attribuita ai due album successivi, ma quando si ascoltano i Talking Heads non può non venire in mente Station to Station.



Nella nuova tournee abbandona tutti gli eccessi passati, si avvale di scarne scenografie e di luci al neon bianche, accentuando la fredda immagine del nuovo decadente tecnologico Bowie.

Trasferitosi alla fine dell'anno nella Germania tanto decantata nel precedente album, nel 1977 apre quello che probabilmente è il suo ultimo grande periodo musicale, pubblicando ben due dischi e producendone altri due per un altro suo mito che ha fatto resuscitare, Iggy Pop, appena uscito da un istituto di igiene mentale e che dopo una decina di anni con i dischi the Idiot e Lust For Life ritroverà un più che meritato successo.

Registrato negli ultimi mesi del 1976, uscito poi nel 1977, Low è sicuramente un album ancora più elettronico del precedente, senza però abbandonare le ritmiche afroamericane ma sono le strumentazioni ad essere più tecnologiche. Comincia così anche la collaborazione con Brian Eno che proseguirà anche per i seguenti due album. Il canto perde la sua predominanza, ci sono canzoni solo strumentali ed altre dove il cantato è solamente accennato. Il disco comincia appunto con un brano strumentale la ,ancora oggi, futuristica ballata Speed Of Life dove è un potente synth a dettare la ritmica. Breaking Glass è un funky tecnologico, What In The World è un altra ballata elettronica dove però oltre al synth è la chitarra a prevalere. La successiva Sound And Vision è un brano di disco music spersonalizzato dall'elettronica. Always Crashing In The Same Car può sembrare un brano di classico rock americano trasformato dall' elettronica. Chiude il primo lato A New Career In A New Town, dove si sente anche il suono dell'armonica e può essere definito un brano di folk elettronico strumentale. Cambiando lato si nota immediatamente la netta differenza: ad un primo lato ritmico armonico a tratti giocoso si contrappone un secondo lato cupo dark e a momenti gotico, il canto scompare quasi completamente come la ritmica. Solo nella prima Warszawa un accennato tormentato coro accompagna una musica minimalista. Minimalismo e un senso di oppressione sono anche i tratti principali della seguente Art Decade. Weeping Wall mantenendo un continuum di cupezza viene però arricchita da una maggiore strumentazione ed è sicuramente in questi pezzi che si sente maggiormente l'influenza di Eno. Alcune cose ricordano infatti Another Green World ma dove li era il verde a risplendere, qua è il degrado della civiltà a tingere tutto di nero. A chiudere il disco è Subterraneans dove la opprimente cupezza "ambient" della prima parte viene interrotta da un inserimento di un sax quasi jazzistico, e da un accennato canto che può quasi essere concepito come liberatorio. Bowie non è mai stato politicizzato. Negli anni '70 il movimento per la liberazione omosessuale gli aveva chiesto di diventare suo portavoce e lui si era categoricamente rifiutato. A parte qualche discutibile affermazione neo nazista (un’altra maschera?) e alcuni riferimenti al degrado della civiltà nei suoi dischi (vedi Diamond Dogs) Bowie non aveva mai preso posizioni socio-politiche ma in Low, forse influenzato dal vivere a Berlino a contatto con l'imminenza del problema, non si può non notare la metafora della contrapposizione tra est e ovest. Ad un lato A dance ritmico e tratti giocoso spensierato, l'occidente, si contrappone per l'appunto il lato orientale cupo e oppresso dalla mancanza di libertà.


Alla fine del 1977 esce Heroes, l'ultimo grande capolavoro di Bowie che ripropone la struttura del precedente, un primo lato più cantato ed un secondo lato strumentale. Alla registrazione partecipa anche Robert Fripp, uno dei più innovativi chitarristi degli anni '70 e di conseguenza la chitarra è molto più presente che nel precedente album. Infatti dove Low si apriva con il sinth, Beauty And The Beast la prima canzone di questo album, un r'n'b elettronico, si apre con la chitarra ed è sempre la chitarra ad aprire la seguente Joe the Lion, che è un brano decisamente rock, ma è il rock del futuro prossimo che verrà poi ripreso da gruppi come Bauhaus, Ultravox ed altri e ne faranno la base della loro produzione. Heroes penso che non meriti nessun commento, essendo ormai uno standard del ventesimo secolo a pari di canzoni come My way, Volare, La Via En Rose ecc… tutti almeno una volta ci siamo sentiti eroi per un giorno sentendo questa canzone. Sons Of The Silent Age è l'inevitabile seguito romantico della precedente Heroes dove il sapiente sax introduce il bellissimo canto di Bowie. Blackout è un dance rock in bilico tra melodia e energia, V-2 Schneider è un brano difficilmente classificabile, dove, ad un iniziale basso dall' incedere disco, vengono contrapposti il sax swing di Bowie ed il sinth che danno al brano un incertezza tra disco music e soul tecnologico. Nel secondo lato si torna alle cupe atmosfere della seconda parte di Low, il tetro suono organistico di Sense Of Doubt viene introdotto da una specie di vento elettronico, che qua e la riappare tra i due suoni ,organo e synth , che si sovrappongono e si alternano, scompare, di nuovo come nel precedente album, totalmente la ritmica. Il vento elettronico ci porta al brano successivo Moss Garden, nel quale il sinth è semplicemente accompagnato da degli accordi di koto (leggendo sulle note del disco di questo koto mi sono domandato cosa fosse…è una specie di cetra lunga due metri a tredici corde) ed appunto questo koto rende Moss Garden una specie di brano new age etnico. Il solito vento elettronico (ma forse pensandoci meglio potrebbe essere un oggetto volante…boh!!!) ci introduce a Neukoln, dove al rumorismo iniziale si inseriscono accordi di sax free jazz, synth funebre e poco altro, ma la sapienza di Bowie lo rendono un brano monumentale dove lo straziante sax del finale ci fa precipitare nell'innaspettato The Secret Life Of Arabia e qui torna la ritmica ed il canto, e fuggendo dalla fredda Europa si arriva nel solare sud, con un rock contaminato da "world music" dove ritmi etnici accompagnano la chitarra di Fripp. Un genere che sarà più prevalente nel successivo disco e che sarà sviscerato negli anni '80 e '90 da diversi musicisti tra Africa e Sud America.

Con Heroes Bowie raggiunge sicuramente l'apice della sua carriera che già dal successivo disco mostra chiari segni di decadimento. Lodger esce nel 1979 dopo la pubblicazione del monumentale live Stage ed è sicuramente un disco sottovalutato, nonostante contenga delle buone canzoni. In apertura si presenta come un prodotto più convenzionale infatti abbondano canzoni abbastanza semplici e anonime, come l'iniziare Fantastic Voyage o il rockettino Red Sails, ad altri brani banalmente pop. Le cose migliori sono i brani dove si tentano delle ricerche nella world music: Yassassin, Red Money e Repetition. In ogni caso sicuramente non un album imperdibile.

Trasferitosi di nuovo in America, nel 1980 pubblica Scary Monster, dove ogni velleità "avanguardistica" viene abbandonata per dare spazio a una musica pop rock non troppo ispirata, nel quale solo tre o quattro canzoni meritano di essere citate: Ashes to Ashes, discreto disco pop dove viene riesumato il vecchio Major Tom, il singolo (se non mi ricordo male) Fashion, un buon brano disco music e la cover di Kingdom Come di Tom Verlaine cantore di quella new wave del quale lo stesso Bowie è stato un pioniere e poco altro.

Negli anni '80 la discografia di Bowie si perde in inutili album disco pop, da Let's Dance fino al penoso Never let Me Down, ad un esperienza a cavallo del decennio di hard-rock con i Tin Machine del quale, nonostante un entusiasmo iniziale, non è rimasta memoria nel tempo. Nei '90 riesce a produrre ancora un paio di buoni album, Outside nel 1995 e Earthing nel 1997 che però adesso non ho voglia di ascoltare…è piu di due giorni che sto ascoltando solo Bowie, comincio ad essere saturo ;-)

In conclusione, a dispetto di quello che dicono i suoi detrattori, i meriti che vanno ascritti a David Bowie sono molti, tra gli altri di aver influenzato almeno due generazioni di musicisti e di aver assimilato le esperienze avanguardiste degli anni '70 trasformandole in musica pop per gli anni '80 (sarà poi un merito questo??!!??). Sicuramente il merito più grande sono quei sette o otto album che tutti amiamo da sempre.
Un saluto dal vostro zio Fonta
Leggi la prima parte - Leggi la seconda parte

lunedì, dicembre 07, 2009

persi e poi ritrovati / 1

ci sono dischi che snobbi per anni o diffidi dei vari commenti positivi per pura negligenza e poi a un tratto li ascolti quasi per caso e ti innamori e non smetti più di ascoltarli...quest'anno mi è capitato con alcuni dischi che avevo proprio perso per strada, ascoltati distrattamente e poi lasciati li, mescolati con altri con cui nulla avevano da spartire...inizio con John Martyn, riscoperto purtroppo leggendo della sua scomparsa e con il suo Solid Air...sono rimasto rapito completamente dalle sue sonorità blues, psichedeliche (a tratti), jazz e folk che si uniscono alla perfezione creando alcuni pezzi imperdibili come Don't want to know, I'd rather be the devil e la title track dedicata al suo amico Nick Drake...nel disco è presente anche May You Never ripresa anche da Clapton in Slowhand...riguardo quest'ultima cito testualmente da ondarock: "...John Wood raccontò che Martyn alla fine delle sessioni di registrazione dell'album, insoddisfatto della versione definitiva, entrò in studio alle due di notte, solo con la sua chitarra, per registrarne la versione definitiva."...come dicevo all'inizio del post Martyn ha lasciato questo mondo il 29 gennaio di quest'anno dopo una vita piuttosto tormentata ma, sempre citando dall'ottima recensione di ondarock "adesso è il momento del silenzio: che si oda solo la voce vagante, senza meta, di John Martyn in "Solid Air"...buon ascolto

venerdì, dicembre 04, 2009

fusilli alla Efuzz e 17 hippies


Prendete le barbabietole e tagliatele a dadini, soffriggete la cipolla con l'acciuga e quando è tutto dorato buttate dentro la padella la pancetta con un pó di peperoncino, adesso a fuoco lento metteteci le barbabietole aspettando che la pasta sia pronta. Scolate i fusilli e buttate tutto via perchè è diventato tutto una schifezza!
NO!...FERMI!...STO SCHERZANDO!!!
Mettete i fusilli e il sugo in una ciotola e mescolate il tutto. Per chi si impressionasse dell'intenso colore della barbabietola può aggiungere un po' di panna e avrà una pasta più rosea e un sapore un poco più delicato.
Da accompagnamento al piatto è consigliata una buona birra tedesca preferibilmente chiara e la musica in sottofondo ve la suonano i 17 hippies, un paciugo di klezmek, ballate folk e spezie balcaniche, insomma belle canzoni cantate da buoni musicisti in inglese, tedesco e francese.
Un grazie particolare allo zio Fonta per la collaborazione in cucina.
Dimenticavo...grattuggiare sopra il piatto del parmigiano e...BUON APPETITO!
Prost und guten Appetit.
Der Graf von Mailand
P.S.: ho volutamente tralasciato le varie porzioni e dosi perché sono convinto che ogni individuo deve trovarsi le sue quantità.

giovedì, dicembre 03, 2009

giochi olimpici: il biathlon

Ieri ha finalmente preso il via, con la prima gara femminile, la stagione di uno degli sport attualmente più avvincenti, il biathlon, che consiste in una gara di sci di fondo intervallata da sessioni di tiro con la carabina. Purtroppo in Italia, come molti altri sport, è una disciplina completamente ignorata, e non ha nessun tipo di visibilità. Ieri ad esempio il canale digitale sportivo della Rai, in concomitanza con la gara, stava trasmettendo una partita di bigliardo...nel resto dell’Europa, esclusi i paesi latini e la Gran Bretagna che non vantano una grande tradizione di sport alpini, è uno degli sport maggiori ed ha addirittura ampliamente sorpassato, nel gradimento lo sci di fondo classico. Ad esempio, in Germania la principale rete tv trasmette le dirette di tutte le gare, con grande copertura, fino ad avere immagini personalizzate. Lo scorso anno in Svezia, Helena Jonnson, vincitrice della coppa del mondo, è stata premiata sportiva dell’anno, precedendo un certo Zlatan Ibraimovic.

Nonostante questo la nostra migliore rappresentante, la coraggiosa Michela Ponza, riesce ad essere nelle migliori dieci del mondo. Anche ieri, senza avere una preparazione atletica sufficiente, è riuscita a piazzarsi ottava riuscendoci con la sua abilità al tiro. È probabilmente una delle migliori visto che può vantare un record di più di quaranta gare senza errori, a sopperire allo scarso rendimento nel fondo, sicuramente se a febbraio avrà la giusta forma potrebbe addirittura essere una delle poche medagliste azzurre.

Questa sera, comincia anche la stagione maschile, dove si potrà rivedere all’opera uno dei più grandi sportivi di tutti i tempi, il grande Ole Einar Biorndalen, probabilmente il più titolato atleta al mondo. Il suo palmares: 5 volte campione olimpico, 14 volte campione del mondo, 6 volte vincitore della coppa del mondo, 19 vittorie di Coppe di specialità (8 nella sprint; 5 nell'inseguimento; 5 nella partenza in linea; 1 nell'individuale), 88 vittorie in gare di Coppa del Mondo, Campionati Mondiali e Olimpiadi, in gare individuali, 153 volte sul podio in gare di Coppa del Mondo, Campionati Mondiali e Olimpiadi, in gare individuali, 20 vittorie e 45 volte sul podio in gare di staffetta, 1 vittoria in gara di Coppa del Mondo di sci di fondo nella 15 km, insomma un mostro. Eppure la peculiarità delle gare non lo fanno mai partire come favorito, le variabili, soprattutto nelle sessioni di tiro, rendono sempre incerto fino alla fine l’andamento della competizione, ad esempio nella gara di oggi vengono pronosticati circa 30 favoriti. Il grande Ole oltre al biathlon, ha anche due altre passioni, la moto e la montagna, di conseguenza, è facile incontrarlo in estate che scorazza sulle nostre alpi, senza che nessuno lo infastidisca, essendo praticamente sconosciuto nel nostro paese.
Per chi fosse interessato vi segnalo il sito della federazione internazionale di biathlon che è realizzato molto bene e si possono seguire in tempo reale le gare compresa la sessione di tiro almeno 10 secondi prima delle immagini televisive (in tv le gare vengono trasmesse su Eurosport, canale 210 SKY).
Ciao, lo Zio Fonta

martedì, dicembre 01, 2009

primo dicembre duemilaventuno


1/12/2021: Oggi un'Equipe di medici ha dato la notizia secondo cui anche l'ultimo sieropositivo al mondo é stato salvato grazie al farmaco scoperto dallo staff di Città del Capo e messo a disposizione gratuitamente a beneficio di tutti. Tutta l'umanità ringrazia.

Questo mio sogno é dedicato a Nelson Mandela e Fela Kuti.
In un giorno come questo solo poche parole, mi piacerebbe peró ci fossero piú fatti.
Der Graf von Mailand

lunedì, novembre 30, 2009

odio le classifiche


Io odio le classifiche. Ho sempre trovato riduttiva l’abitudine di dover per forza fare classifiche delle arti popolari, cinema e musica, è assurdo, l’arte è un vincolo di emozioni, e come tale varia a secondo degli umori, oltretutto, in quanto arte , è eclettica e variegata . Come si fa a dire queste dieci canzoni sono meglio di quest’altre, oppure questi sono i migliori dieci film della storia del cinema? Non so sarebbe come dire che Michelangelo è meglio di Van Gogh, o che Rubens è migliore di Picasso, evidentemente è una stronzata.
Io odio le classifiche e sicuramente in questo fine anno ne sarò subissato, essendo poi trascorsi i primi dieci anni del nuovo millennio: I vari giornali musicali si sbizzarriranno in mille modi, ma nonostante questo mio odio, come un idiota, mi sono messo a pensare a questi ultimi dieci anni di musica, ed ai vari dischi che sono stati pubblicati, e così di getto me ne sono venuti in mente una decina, non sono sicuramente i più significativi o i più belli, non sono nemmeno, a parte alcuni, i miei preferiti...probabilmente ho pensato a questi per la loro particolarità, alcuni di questi dischi non sono stati nemmeno ben accolti dai vari critici, ma d’altra parte, tornando all’arte alta, non mi sembra che Van Gogh se la passasse troppo bene.
Feels degli Animal Collective, quando è uscito, per l’appunto, lasciò perplessi molti dei loro estimatori. Abbandonati gli estremismi musicali dei primi dischi, danno un respiro più pop alla loro musica, a mio parere, senza perdere l’intensità dei precedenti lavori. Stesso discorso per Insignificance di Jim O’Rourke, guru del post-rock, dove in questo disco ci dà una dimostrazione delle sue capacità di compositore di canzoni più o meno “pop”, mantenendo la sua genialità. Per me un grande disco, e chi ve lo dice non è un fan degli Oesis o Blur ma uno al quale nella sua discoteca non può mancare Free Jazz di Ornette Coleman, anche se devo aggiungere che O’Rourke aveva già pubblicato un disco simile, forse migliore, Eureka, ma è del decennio precedente.
I texani Indian Jewelry nel 2008 producono il loro lavoro più intenso, Free Gold, nel quale la miscela di noise psichedelia shoegaze trovano la giusta dimensione, nell’insieme non un disco originalissimo ma con degli episodi veramente notevoli.
Uno dei dischi più osannati del decennio è The Lemon Pink dei newyorkesi Books e devo dire che il suo folk minimalista, a tratti rumorista ed elettronico, mi aveva affascinato oltremodo, anche se a ben vedere non ho mai avuto un impellente desiderio di mettermi ad ascoltare il disco a sette anni di distanza... Al contrario, se non siete troppo depressi, potreste ascoltare, Entanglements, dei Parenthetical Girls, dove la commistione tra elettronica e strumenti propriamente classici, viole violini ecc., danno vita ad una musica senza tempo che sembra provenire direttamente dai primi decenni del ventesimo secolo.
Un disco decisamente ignorato, è stato Spare Time Machine del finlandese Pepe Deluxe, un disco veramente divertente, dove tra hard rock e psichedelica si viene trasportati negli anni sessanta/settanta, da un entusiasmo quasi adolescenziale. Altrettanto divertente è Super System di El Guapo, qui invece siamo in piena new wave, ascoltando questo disco non si può non pensare a Pere Ubu e affini, il tutto attualizzato al nuovo millennio.
Se non si abbandona l’ascolto di France Mute dei Mars Volta, dopo le prime due canzoni - un prog-metal sempliciotto e che fa abbastanza cagare - si arriva ad ascoltare L' Via L'Viaquez e qui si apre un nuovo mondo, Zavola comincia a cantare in spagnolo, e la musica diventa un improbabile mariachi-metal, di piacevole ascolto. Il disco continua con la suite, in otto parti, Miranda That Ghost Just Isn't Holy Anymore, che dura un po’ di piu di cinquanta minuti, dove a parti altamente valide si alternano cose che non hanno nulla da invidiare alle due prime canzoni, insomma armati di buona volontà è un disco che si può ascoltare anche con piacere senza troppo impegno.
Per finire un disco veramente coraggioso, Ladybird dei Shit and Shine, un disco composto da un'unica ipnotica canzone, di 44 minuti, dove un incessante e ripetitivo ritmo, nel quale le variazioni sono impercettibili, viene intramezzato dalle improvvisazioni di riff chitarristici da incursioni di tastiera e da una voce minacciosa, un noise a mezzo tra i Velvet Underground e i Neu, che se avete un’ora di tempo e non siete troppo incazzati con il mondo vi consiglio vivamente di ascoltare.
Ciao e buon ascolto dallo Zio Fonta.


venerdì, novembre 27, 2009

tesori scomparsi e poi ritrovati


Sono forse quello meno adatto a parlare di libri ma non posso far passare sotto silenzio queste due gemme.
Cosa accomuna il libro Una banda di idoti di John Kennedy Toole e il cd Microminiature of Love di Michael Yonkers? Sono due storie degli anni sessanta quando negli Stati Uniti, come in quasi tutto il mondo, non si finiva di creare. La pubblicazione del libro la si deve alla perseveranza e alla tenacia della madre di J.K. Toole che dopo la morte per suicidio del figlio tampinó tutti gli editori possibili finché ne trovó uno disposto a pubblicare la storia di questo assurdo, bugiardo, casinista ma assolutamente esilarante personaggio di nome Ignatius in una New Orleans piena di personaggi altrettanto comici e disperati come il negro Jones o la ballerina Darlene e il suo volatile.
Il disco Microminiature of Love non so chi lo ha scoperto, si sa solo che nel 1968 fu registrato in un garage del Minnesota da tre volenterosi ragazzi nel giro di un'ora...buona la prima! Poi non se ne fece piú niente ed i nastri sparirono in chissá quale altro garage finché qualche anima buona lo ha fatto pervenire alla sempre buona scopritrice di talenti SubPop (cito gli scritti della mia "Bibbia" musicale): è come ascoltare Syd Barrett, Jimi Hendrix e Edgard Allan Poe tutti nella stessa persona.
Der Graf von Mailand
P.S.: Cherotto mi ha fatto leggere questa recensione su M.Y.B. e vale proprio la pena citarla, complimenti Sharunas, bella storia. Un grazie allo zio Fonta per avermi fatto leggere il libro.

giovedì, novembre 26, 2009

time may change me, but I can't trace time / 2

Prosegue il mono_tema dello zio Fonta dedicato a Bowie, buona lettura e buon ascolto...

Nel 1971 esce quello che da tutti viene definito il suo primo capolavoro e da questo momento Bowie abbandona ogni remora e incertezza affondando la sua arte totalmente nel glam rock, portato in auge al grande pubblico da un po' troppo  presto dimenticato Marc Bolan.
Si abbandona definitivamente l'epoca dei fricchettoni impegnati per una visione della vita più scanzonata e intrisa di ambiguità sessuale ed ideologica, ma il disco Hunky Dory è molto di più di una raccolta di canzoni disimpegnate, è un manifesto che omaggia, a volte anche in maniera ironica, l'imminenza della cultura americana nell'occidente, da Walt Disney ad Andy Warhol da Frank Zappa a Bob Dylan ed anche la musica varia, da pop orecchiabile come è la canzone d'apertura Change e la successiva oh You Pretty Thing, alla classica ballata cosmica boweiana Life On Mars e anche in minima parte Quicksand, oppure la folk rock Song For Bob Dylan. In Queen Bitch si riconosce la musica dei Velvet Underground e altri brani si possono quasi definire di minimalismo essenziale come Feel Your Heart, Andy Warhol e Kooks che ha quasi un incedere cabarettistico. Hunky Dory si chiude con la ballata acustica The Bewlay Brothers che il canto sofferente rende questa quasi un brano pre-dark. Il disco è sicuramente impreziosito da una produzione geniale e da musicisti eccezionali che riescono a rendere omogeneo tutto l'insieme delle musiche variando da brani orchestrali fino a ballate monostrumentistiche, dando all'opera un buon consenso di critica anche se non raggiunse appieno il grande pubblico.
Per quello bisognava aspettare l'anno successivo.


Quando "Ziggy" arrivò nei negozi, già dalla copertina, un fumetto che ritrae l'alieno Ziggy in un oscuro ambiente metropolitano, si capiva che Bowie era arrivato addirittura alla parodia di se stesso. Pur di arrivare oltre smitizzava se stesso e nell’estremizzare il travestimento si impersonificava in divo, nel divo, dove non piu l'arte ma l'artista era il fulcro di tutto. Nonostante questo The Rise And The Fall Of Ziggy Stardust And The Spider Of Mars è il capolavoro non solo di Bowie ma di tutto il pop degli anni '70. Con gli stessi musicisti che lo avevano accompagnato nel precedente album, dà vita a questo concept album sull'alienazione, nel quale la musica raggiunge una compattezza ed omogeneità che non ha precedenti ma forse nemmeno eredi.

Five Years, il brano che apre l’album, inizia con una melodica litania profetica che cresce di intensità fino a diventare delle urla disperate per poi sfumare nella successiva languida Soul Love e di seguito si torna nel cosmo con Moonage Daydream, un rock con Ronson che dà libero sfogo ai suoi riff chitarristici. Starman è una ballata intergalattica di rara bellezza (c’è per caso qualcuno che non la conosce?). It ain't Easy è una cover e può essere ascoltata come un brano space-folk. Con Lady Stardust si torna nella melodia pura e nel glam. In Star siamo nel rock'n'roll più classico dove prevale la ritmica della batteria. Hang to Yourself e Suffragette City sono due brani proto-punk (dal primo i Sex Pistols diranno di essersi ispirati per God Save The Queen). 2Ziggy Stardust" nella sua maestosità è l'autocelebrazione di Ziggy, cedutosi consapevolmente al decadimento del successo. Il tutto non può che finire con Rock'n'Roll Suicide dove in un canto drammatico si celebra l’inevitabile tragica morte della star tra il poetico fumo di mille sigarette, ma non la morte di Bowie, lui non è reale, lui non è niente, lui è tutto, lui è lo show.


Il successo cosmico rende Bowie una personalità anche al di fuori dell'ambito musicale, e le sue trasgressioni filtrate dalla maschera di irrealtà con il quale si immedesima, ne fanno sì un personaggio ambiguo ma allo stesso tempo accettato dalla sua impersonalità, ed al contrario di altre icone del passato, vedi Jim Morrison, che invece dall'essere trasgressivi erano stati portati ad un drammatico e tragico isolamento, Bowie nella sua maschera di clown perverso riesce a rendere popolare l'impopolare e nella consapevolezza collettiva da quel momento la trasgressione sarà vista solo come una bizzarra eccentricità e di questo ne pagherà le conseguenze soprattutto il punk che in breve tempo da movimento di protesta estremo si trasformò in una moda,eccentrica quanto vuoi ma indubbiamente popolare.

Travolto dal successo, Bowie si sente onnipotente e forse lo è veramente…comunque fa da pigmalione per i Mott the Hopple scrivendogli addirittura un pezzo All The Young Dudes che diventerà l'inno del glam rock ma sopratutto resuscita uno dei suoi eroi, Lou Reed, che dopo l'abbandono dei Velvet Undergroud era sprofondato nell'anonimato, producendo alla fine del 1972 il disco della rinascita quel Trasformer dove canzoni come Vicious, Walk and The Wild Side, Perfect Day, Satellite Of Love filtrate dalla sapiente produzione di Bowie, ne fanno uno degli album più imperdibili del decennio.

Alladin Sane, che esce nel 1973, ha un unico difetto: quello di essere successivo a Ziggy Stardust. Riproponendo gli stessi dettami musicali, ma non riuscendo a riproporre la stessa omogeneità, non può che passare in secondo piano nei confronti del precedente. Sicuramente è un album più rock' n' roll, su tutto prevale la title track che ha quasi dei richiami jazz , What That Man e Cracked Actor hanno sicuramente una ispirazione autoparodistica, Drive In Saturday e Panic In Detroit già come si intuisce dal titolo della seconda sono delle pessimistiche previsioni futuristiche. Time è una ballata piu intimista e meno glam del solito, probabilmente è di quello che parla il tempo della canzone, della fine dell’epoca glam, ma è ancora presto, anche se non di molto. Con la successiva The Pretties Star però si ritorna al glam più classico e dopo una cover dei Rolling Stones possiamo sentire il bellissimo blues rock, nel quale da molto tempo non si cimentava, di The Jean Genie. Il disco si chiude con la delicata Lady Grinning Soul, una ballata di una struggente tragicità. Nello stesso anno Bowie registra anche Pin Up un disco di cover di brani di successo degli anni 60, Pink Floyd, Them, Who, Pretty Thing ecc.. riproponendoli in chiave glam.

Fine seconda parte - Leggi la prima parte

mercoledì, novembre 25, 2009

the devil & capitan america



Ormai si ha le tasche e gli hard disk pieni di tributi dedicati a musicisti di ogni genere, manca forse solo Orietta Berti e pochi altri ad essere stati coverizzati, ma l'omaggio che volevo proporre vale la pena di essere ascoltato e forse, come ho fatto io, di comprarlo. Daniel Johnston é un artista che ha pagato e sta ancora pagando la sua sensibilitá d'artista duro e puro, ne descrive bene le sue gesta ondarock.
Cominciamo dalla copertina...si vede in una foto in bianco e nero lui davanti alla sua tomba con un mazzo di fiori in mano e la confezione si apre in quattro dove si possono ammirare quattro suoi disegni di un fanciullesco pazzesco fra cui l'amatissimo Capitan America. Nel primo cd gli rendono omaggio la creme del mondo indie-alternative (mai capito che cazzo vogliano dire queste due etichette) tra gli altri T.V. on the radio, Bright Eyes, Flaming Lips con Sparklehorse, Vic Chesnutt e molti altri, ma il pezzo che secondo me vale tutto il disco é la cover di Beck che canta "true love will find you in the end".Un blues solo voce e chitarra dalla forza immane. Nel secondo supporto c'é la stessa scaletta ma in versione originale cioé un best of del nostro eroe e ci si accorge del talento di questo uomo-bambino.
Nell'urgenza di scrivere di Daniel Johnston mi sono dimenticato il titolo di questo bel lavoro: The Late Great Daniel Johnston: Discovered Covered. Buona scoperta.
Der Graf Von Mailand

piazze e strade PaZzesche


Torno a parlare del Paz segnalando la nuova toponomastica di Roma...da qualche giorno, esattamente dal 20 novembre, è stata inaugurata una Piazza al nostro Paz...precisamente nel Comprensorio Torrino Mezzocamino c'è una piazza rotatoria interrata con le pareti rivestite con "immagini degli eroi più amati del Fumetto Italiano"...ho virgolettato l'ultima frase perché l'ho presa da qui dove si possono ammirare anche altre foto...vista dal satellite la zona sembra Bagdad dopo i bombardamenti...non so, non conosco quella zona di Roma che pare stia a sud dell'eur, se per caso qualcuno ne sa più è il benvenuto nella zona dei commenti...altra segnalazione, anche se un po' datata, riguarda l'intitolazione sempre al Paz del lungomare di San Menaio, località scenario di scorribande giovanili PaZzesche...la piazza e il liungomare si vanno così ad aggiungere ad una piazzetta nel centro storico di San Benedetto, a una scuola elementare e a una piazzetta nel centro storico nel suo luogo natale, San Severo, una scuola materna a Vittorio Veneto (segnalo il sito dove annunciano l'inaugurazione e spacciano il Paz per toscano...vabeh, non si può avere tutto...), un istituto d'arte a San Nicandro Garganico, una sala espositiva della Casa delle Culture a Cosenza, una via del quartiere Ponticelli a Napoli e una biblioteca dedicata al fumetto con annesso archivio alle sue opere a Cremona (fonte: Wikipedia)...non dimetichiamoci anche del busto di Zanardi eretto nei giardini pubblici di Fusignano...a quando un museo permanente con gli originali dei suoi lavori? Magari in una città tipo Milano o Roma? Per chi bazzicasse facebook invito a iscriversi alla fan page del Paz, gestita con la supervisione della famiglia e della vedova...buon Paz a tutti...