martedì, novembre 24, 2009

time may change me, but I can't trace time / 1

Mettetevi comodi, è in arrivo la prima parte del nuovo 'mono_tema" dello Zio Fonta questa volta dedicato al Duca Bianco...

David Robert Jones in arte David Bowie, è stato senza ombra di dubbio una delle figure più controverse della storia del rock, sempre in bilico tra genialità e ironica superficialità, che ne hanno fatto un facile bersaglio per molti critici di alto profilo morale. Raccogliendo negli anni settanta l'eredita dei Beatles, ha trasformato culture artistiche "underground" in pop art nel senso più tangibile della definizione, per l'appunto arte per le masse. A causa di questo i sopracitati critici puristi non l'hanno mai perdonato, oltretutto a differenza dei Beatles, Bowie diede molta importanza all'aspetto estetico del suo lavoro, dove un forte impatto visivo, travestimento recitazione e danza, trasformavano i suoi live in spettacoli post-decadenti nel quale la musica era solo un tassello, certamente prevalente, ma non era tutto, rendendo ancora più scettici, gli onnipresenti critici, sulla sincerità della sua musica (per un approfondimento sulla sincerità della musica posso consigliarvi la lettura di Musica Di Plastica - La Ricerca dell'Autenticità nella Musica Pop) a questo si aggiunga anche un costante trasformismo della sua musica che và dal glam rock al proto-punk, synth-pop, dark gothic addirittura al soul, che ne hanno fatto un percussore della new-wave e delle sue contaminazioni musicali. A dispetto di tutto questo scetticismo, ormai a trent'anni di distanza, più nessuno ha il coraggio di negare la grandezza dell'opera musicale di Bowie negli anni '70, che per la sua qualità non penso che abbia uguali nella storia del pop.


David Jones comincia la sua carriera musicale alla metà degli anni sessanta, in quella Londra che nello stesso periodo vede la nascita di gruppi tipo Beatles, Rolling Stones, Pink Floyd, Animals, Yardbirds ecc. ecc. nel quale il nostro cerca di emergere ma le prime esperienze non sono certo rilevanti…il primo singolo lo incide nel 1964 come cantante dei King Bees, Liza Jane, un classico rock blues tipico del periodo, che sicuramente non colpisce per la sua originalità. Subito dopo abbandona il gruppo e si aggrega ai Mannish Boys, col quale incide il singolo I Pity The Fool ma che nonostante la promozione televisiva non raggiunge il successo sperato. La musica è un classico blues rock, l'unica cosa rilevante del disco è che la chitarra solista è suonata da un certo Jimmy Page. Nel 1965 prima di prendere definitivamente, consigliato dal produttore, il nome David Bowie, incide ancora un 45 giri come David Jones and the Lower Third. A causa di dissidi per la promozione del disco Bowie abbandona presto i Lower e nel 1966 pubblica il suo primo singolo a nome David Bowie, Do Anything You Say e di seguito I Dig Everything, che pur non essendo dei capolavori, sono sicuramente più originali delle precedenti incisioni. Nel 1967 esce il suo primo Lp a nome David Bowie, dove sono sì alcune cose interessanti ma prevale un’incertezza di intenti che lo rendono un lavoro quasi cantautorale, simile a quello di molti folk singer convertitesi al rock tipo Donovan o Al Stewart. Dello stesso periodo sono sicuramente più riusciti i due singoli The London Boys ma soprattutto The Laughing Gnome che per vie delle trovate bizzarre negli arrangiamenti è sicuramente la cosa migliore prodotta da Bowie fino a quel momento.


Niente fa pensare che circa un anno dopo, nel 1969, questo anonimo musicista, possa pubblicare un singolo che gli darà la tanto agognata fama mondiale (ne verrà fatta anche una penosa versione italiana con testi di Mogol dal titolo Ragazzo solo ragazza sola). Il 45 giri Space Oddity è la canzone perfetta come colonna sonora del periodo: è una ballata sinfonico psichedelica che parla di viaggi spaziali e la sua pubblicazione è quasi contemporanea allo sbarco sulla luna. Il countdown con il quale inizia la canzone sembra arrivare direttamente da Cape Canaveral e la bella struggente canzone non ci farà mai più dimenticare le avventure del Major Tom protagonista della storia. Bowie nello spazio ha comunque trovato la direzione verso quale indirizzare la sua musica, ed infatti la sua produzione successiva sarà intrisa di storie fantascientifiche. L'album che segue la pubblicazione del singolo, Man of words/Man Of Music successivamente reintitolato Space Oddity (chissà come mai??!!??), spinto dal successo del singolo ha un ottima risposta dal pubblico, e nonostante non sia un capolavoro contiene alcune canzoni interessanti come Letter To Hermione che è una canzone d'amore, una delle poche nell'intera carriera di Bowie, Wild Eyed Boy From Freecloud un’interessante ballata folk e l'interminabile Cygnet Committee che è un canto di "de profundis" all'epoca hippie. Se a queste si aggiunge il pezzo rock  Unwashed And Somewhat Slightly Daze", le ballate Janine, God Knows I'm Good e infine la gustosa marcia psichedelica Memory Of A Free Festival, che chiude il disco, nel complesso possiamo definirlo un buon album.


Ed è a cavallo del decennio che Bowie compie la sua prima trasformazione dove, grazie alla collaborazione con il mimo ballerino Lindsay Kemp, da semplice cantautore si trasforma ad icona del glam piu esibizionista, travestito di colori sgargianti e sormontato da una folta chioma bionda. Si esibisce accompagnato da un potente gruppo al limite dell’hard-rock, ed è appunto in collaborazione con questi musicisti che incide il disco successivo, verso la fine del 1970, The Man Who Sold The World, ed è un disco che dà una decisa svolta alla musica di. Ingiustamente sottovalutato, la musica è un hard-rock r&b psichedelico, che fa da spartiacque tra gli anni '60 e gli anni '70, creando ex novo l'estetica musicale del decennio. Il disco si apre con l'incalzante rock di The Widht Of A Circle e si chiude con l'esaltante parodia del Superman di Nietzsche. In mezzo troviamo una serie di canzoni più o meno esaltanti che raggiungono l'apice con la title track (riportata al successo negli anni novanta dai Nirvana...ancora loro!!!!!!) e con She Shoock Me Cold che è un evidente omaggio al hard-rock dei Led Zeppelin. Curiosità: la copertina che ritraeva Bowie in abiti femminili fu censurata negli Stati Uniti.

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