Terza e ultima parte del mono_tema dello Zio Fonta dedicato a Bowie. Buona lettera e buon ascolto...
Alla fine della tournee promozionale di Alladin Sane, in modo altamente teatrale, Bowie si sveste dei panni di Ziggy, ponendo fine in modo più che simbolico al personaggio che gli ha dato successo. Ormai sa che il glam è alla fine, sa che il pubblico si stufa di cliché troppo ripetitivi e lui ormai è un maestro, nonché artefice dello show business, perciò uccide Ziggy per rinascere un nuovo Bowie.
Diamond Dogs del 1974 ci mostra un David Bowie evidentemente incerto in quale direzione portare la sua musica ,anche se il tema del disco, un pasticce tra i "Ragazzi selvaggi" di Burroughs e il "1984" di Orwell, dove una razza di mezzi uomini e mezzi cani sopravissuti all' full out e controllati da un grande fratello intuisce la direzione "filosofica" della new wave, dove la paura, ma anche un’accettata supremazia della tecnologia, farà da traino a molte correnti musicali dei primi anni ottanta. Nella prima canzone dell'album, la title track, si possono ancora sentire degli accenni di glam rock, ed anche nella seguente mini suite composta da Sweet Thing e da Candidate, dove però si può anche notare una nuova direzione del canto ed è probabilmente la cosa migliore dell'album. In 1984 e in BigBrother si possono anche sentire degli accenni di funky, soprattutto nella prima, ma le due canzoni che più hanno riscosso successo sono state l'accativante "rock'n'roll “whit me" e il singolo Rebel Rebel dove un riff di chitarra degno dei Deep Purple si fà piacere. Il successo del disco, più che dalle canzoni, è dovuto al tour faraonico che accompagnò la promozione dell'album dal quale fu tratto il discreto live David Live.
Quello che ci si presenta alla svolta del decennio è un nuovo Bowie. Abbandonati i pailettes e zatteroni, si presenta con un look più cupo, che non influenzerà certo lo stile del suo disco, Young Americans, che come si capisce dal titolo è un disco di musica americana dove si trovano canzoni funky, rhythm'n' blues e addirittura disco music, con interferenze elettroniche che rendono il disco un po' confuso. Non mancano di certo delle buone canzoni, come la title track o Win, Fascination o il singolo Fame ma l'insieme sembra tutto un po’ artificioso e gli inserti dei vari session men non fanno altro che accentuare questa sensazione di incompletezza. Il disco, che lascia un pò perplessi i fans per il cambiamento decisamente troppo radicale, vende piuttosto bene ed il singolo arriva al primo posto nelle classifiche USA.
Bowie nel 1976 per poter interpretare un film si trasferisce in California e qui comincia una fase drammatica della sua vita. L'abuso di droga lo porta ad avere deliri paranoici che fanno temere per la sua sanità mentale e che lo porteranno a vivere isolato nel suo appartamento assediato da pusher e creditori vari. Nel pieno di questi deliri realizza le session di registrazione del disco successivo, Station To Station. In seguito dirà: "So di averlo registrato a Los Angeles perché l'ho letto da qualche parte"…realtà o un’altra maschera? Il nuovo Bowie che resuscita subito dopo è un nuovo personaggio, che si definirà il duca bianco, impeccabile con pantaloni neri e camicia bianca, immerso nell'alienazione tecnologica ed il disco che realizza è un nuovo capolavoro.
Dove quello che in Young Americans non era riuscito,qui riesce alla perfezione, dove rock, black music ed elettronica si amalgamano creando le basi per la musica dei successivi dieci anni almeno. Le invenzioni musicali di gruppi tedeschi come i Kraftwerk e Neu vengono miscelate con musica soul. Il cocktail è perfetto già dalla prima canzone, la title track, si viene rapiti da questa musica, la ripetitiva chitarra che ricorda l'incedere di un treno, viene accompagnata da una ritmica incalzante e da un canto caldo sostenuto in alcuni punti da cori che sembrano disco, dando allo stesso tempo un’idea di musica dance e di musica elettronica e nonostante i dieci minuti la canzone sembra finire in un attimo. GoldenYears, Tvc15 e Stay sono tutte allo stesso modo coinvolgenti mentre Word On a Wing e Wild Is The Wind fanno qualche concessione in più alla melodia ma non per questo perdono di efficacia. Sicuramente, come hanno detto molti critici, non ha inventato niente nuovo, prendendo musica un po' qua e un po' la, ma quello che esce da questo commistione è indubbiamente qualche cosa di diverso. L'influenza di Bowie sulla new wave viene solitamente attribuita ai due album successivi, ma quando si ascoltano i Talking Heads non può non venire in mente Station to Station.
Nella nuova tournee abbandona tutti gli eccessi passati, si avvale di scarne scenografie e di luci al neon bianche, accentuando la fredda immagine del nuovo decadente tecnologico Bowie.
Trasferitosi alla fine dell'anno nella Germania tanto decantata nel precedente album, nel 1977 apre quello che probabilmente è il suo ultimo grande periodo musicale, pubblicando ben due dischi e producendone altri due per un altro suo mito che ha fatto resuscitare, Iggy Pop, appena uscito da un istituto di igiene mentale e che dopo una decina di anni con i dischi the Idiot e Lust For Life ritroverà un più che meritato successo.
Registrato negli ultimi mesi del 1976, uscito poi nel 1977, Low è sicuramente un album ancora più elettronico del precedente, senza però abbandonare le ritmiche afroamericane ma sono le strumentazioni ad essere più tecnologiche. Comincia così anche la collaborazione con Brian Eno che proseguirà anche per i seguenti due album. Il canto perde la sua predominanza, ci sono canzoni solo strumentali ed altre dove il cantato è solamente accennato. Il disco comincia appunto con un brano strumentale la ,ancora oggi, futuristica ballata Speed Of Life dove è un potente synth a dettare la ritmica. Breaking Glass è un funky tecnologico, What In The World è un altra ballata elettronica dove però oltre al synth è la chitarra a prevalere. La successiva Sound And Vision è un brano di disco music spersonalizzato dall'elettronica. Always Crashing In The Same Car può sembrare un brano di classico rock americano trasformato dall' elettronica. Chiude il primo lato A New Career In A New Town, dove si sente anche il suono dell'armonica e può essere definito un brano di folk elettronico strumentale. Cambiando lato si nota immediatamente la netta differenza: ad un primo lato ritmico armonico a tratti giocoso si contrappone un secondo lato cupo dark e a momenti gotico, il canto scompare quasi completamente come la ritmica. Solo nella prima Warszawa un accennato tormentato coro accompagna una musica minimalista. Minimalismo e un senso di oppressione sono anche i tratti principali della seguente Art Decade. Weeping Wall mantenendo un continuum di cupezza viene però arricchita da una maggiore strumentazione ed è sicuramente in questi pezzi che si sente maggiormente l'influenza di Eno. Alcune cose ricordano infatti Another Green World ma dove li era il verde a risplendere, qua è il degrado della civiltà a tingere tutto di nero. A chiudere il disco è Subterraneans dove la opprimente cupezza "ambient" della prima parte viene interrotta da un inserimento di un sax quasi jazzistico, e da un accennato canto che può quasi essere concepito come liberatorio. Bowie non è mai stato politicizzato. Negli anni '70 il movimento per la liberazione omosessuale gli aveva chiesto di diventare suo portavoce e lui si era categoricamente rifiutato. A parte qualche discutibile affermazione neo nazista (un’altra maschera?) e alcuni riferimenti al degrado della civiltà nei suoi dischi (vedi Diamond Dogs) Bowie non aveva mai preso posizioni socio-politiche ma in Low, forse influenzato dal vivere a Berlino a contatto con l'imminenza del problema, non si può non notare la metafora della contrapposizione tra est e ovest. Ad un lato A dance ritmico e tratti giocoso spensierato, l'occidente, si contrappone per l'appunto il lato orientale cupo e oppresso dalla mancanza di libertà.
Alla fine del 1977 esce Heroes, l'ultimo grande capolavoro di Bowie che ripropone la struttura del precedente, un primo lato più cantato ed un secondo lato strumentale. Alla registrazione partecipa anche Robert Fripp, uno dei più innovativi chitarristi degli anni '70 e di conseguenza la chitarra è molto più presente che nel precedente album. Infatti dove Low si apriva con il sinth, Beauty And The Beast la prima canzone di questo album, un r'n'b elettronico, si apre con la chitarra ed è sempre la chitarra ad aprire la seguente Joe the Lion, che è un brano decisamente rock, ma è il rock del futuro prossimo che verrà poi ripreso da gruppi come Bauhaus, Ultravox ed altri e ne faranno la base della loro produzione. Heroes penso che non meriti nessun commento, essendo ormai uno standard del ventesimo secolo a pari di canzoni come My way, Volare, La Via En Rose ecc… tutti almeno una volta ci siamo sentiti eroi per un giorno sentendo questa canzone. Sons Of The Silent Age è l'inevitabile seguito romantico della precedente Heroes dove il sapiente sax introduce il bellissimo canto di Bowie. Blackout è un dance rock in bilico tra melodia e energia, V-2 Schneider è un brano difficilmente classificabile, dove, ad un iniziale basso dall' incedere disco, vengono contrapposti il sax swing di Bowie ed il sinth che danno al brano un incertezza tra disco music e soul tecnologico. Nel secondo lato si torna alle cupe atmosfere della seconda parte di Low, il tetro suono organistico di Sense Of Doubt viene introdotto da una specie di vento elettronico, che qua e la riappare tra i due suoni ,organo e synth , che si sovrappongono e si alternano, scompare, di nuovo come nel precedente album, totalmente la ritmica. Il vento elettronico ci porta al brano successivo Moss Garden, nel quale il sinth è semplicemente accompagnato da degli accordi di koto (leggendo sulle note del disco di questo koto mi sono domandato cosa fosse…è una specie di cetra lunga due metri a tredici corde) ed appunto questo koto rende Moss Garden una specie di brano new age etnico. Il solito vento elettronico (ma forse pensandoci meglio potrebbe essere un oggetto volante…boh!!!) ci introduce a Neukoln, dove al rumorismo iniziale si inseriscono accordi di sax free jazz, synth funebre e poco altro, ma la sapienza di Bowie lo rendono un brano monumentale dove lo straziante sax del finale ci fa precipitare nell'innaspettato The Secret Life Of Arabia e qui torna la ritmica ed il canto, e fuggendo dalla fredda Europa si arriva nel solare sud, con un rock contaminato da "world music" dove ritmi etnici accompagnano la chitarra di Fripp. Un genere che sarà più prevalente nel successivo disco e che sarà sviscerato negli anni '80 e '90 da diversi musicisti tra Africa e Sud America.
Con Heroes Bowie raggiunge sicuramente l'apice della sua carriera che già dal successivo disco mostra chiari segni di decadimento. Lodger esce nel 1979 dopo la pubblicazione del monumentale live Stage ed è sicuramente un disco sottovalutato, nonostante contenga delle buone canzoni. In apertura si presenta come un prodotto più convenzionale infatti abbondano canzoni abbastanza semplici e anonime, come l'iniziare Fantastic Voyage o il rockettino Red Sails, ad altri brani banalmente pop. Le cose migliori sono i brani dove si tentano delle ricerche nella world music: Yassassin, Red Money e Repetition. In ogni caso sicuramente non un album imperdibile.
Trasferitosi di nuovo in America, nel 1980 pubblica Scary Monster, dove ogni velleità "avanguardistica" viene abbandonata per dare spazio a una musica pop rock non troppo ispirata, nel quale solo tre o quattro canzoni meritano di essere citate: Ashes to Ashes, discreto disco pop dove viene riesumato il vecchio Major Tom, il singolo (se non mi ricordo male) Fashion, un buon brano disco music e la cover di Kingdom Come di Tom Verlaine cantore di quella new wave del quale lo stesso Bowie è stato un pioniere e poco altro.
Negli anni '80 la discografia di Bowie si perde in inutili album disco pop, da Let's Dance fino al penoso Never let Me Down, ad un esperienza a cavallo del decennio di hard-rock con i Tin Machine del quale, nonostante un entusiasmo iniziale, non è rimasta memoria nel tempo. Nei '90 riesce a produrre ancora un paio di buoni album, Outside nel 1995 e Earthing nel 1997 che però adesso non ho voglia di ascoltare…è piu di due giorni che sto ascoltando solo Bowie, comincio ad essere saturo ;-)
In conclusione, a dispetto di quello che dicono i suoi detrattori, i meriti che vanno ascritti a David Bowie sono molti, tra gli altri di aver influenzato almeno due generazioni di musicisti e di aver assimilato le esperienze avanguardiste degli anni '70 trasformandole in musica pop per gli anni '80 (sarà poi un merito questo??!!??). Sicuramente il merito più grande sono quei sette o otto album che tutti amiamo da sempre.
Un saluto dal vostro zio Fonta
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1 commento:
Grande Zio Fonta!Mi hai fatto venire voglia di sentire il buon e sempre buon D.Bowie.
Der Graf von M.
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