giovedì, novembre 26, 2009

time may change me, but I can't trace time / 2

Prosegue il mono_tema dello zio Fonta dedicato a Bowie, buona lettura e buon ascolto...

Nel 1971 esce quello che da tutti viene definito il suo primo capolavoro e da questo momento Bowie abbandona ogni remora e incertezza affondando la sua arte totalmente nel glam rock, portato in auge al grande pubblico da un po' troppo  presto dimenticato Marc Bolan.
Si abbandona definitivamente l'epoca dei fricchettoni impegnati per una visione della vita più scanzonata e intrisa di ambiguità sessuale ed ideologica, ma il disco Hunky Dory è molto di più di una raccolta di canzoni disimpegnate, è un manifesto che omaggia, a volte anche in maniera ironica, l'imminenza della cultura americana nell'occidente, da Walt Disney ad Andy Warhol da Frank Zappa a Bob Dylan ed anche la musica varia, da pop orecchiabile come è la canzone d'apertura Change e la successiva oh You Pretty Thing, alla classica ballata cosmica boweiana Life On Mars e anche in minima parte Quicksand, oppure la folk rock Song For Bob Dylan. In Queen Bitch si riconosce la musica dei Velvet Underground e altri brani si possono quasi definire di minimalismo essenziale come Feel Your Heart, Andy Warhol e Kooks che ha quasi un incedere cabarettistico. Hunky Dory si chiude con la ballata acustica The Bewlay Brothers che il canto sofferente rende questa quasi un brano pre-dark. Il disco è sicuramente impreziosito da una produzione geniale e da musicisti eccezionali che riescono a rendere omogeneo tutto l'insieme delle musiche variando da brani orchestrali fino a ballate monostrumentistiche, dando all'opera un buon consenso di critica anche se non raggiunse appieno il grande pubblico.
Per quello bisognava aspettare l'anno successivo.


Quando "Ziggy" arrivò nei negozi, già dalla copertina, un fumetto che ritrae l'alieno Ziggy in un oscuro ambiente metropolitano, si capiva che Bowie era arrivato addirittura alla parodia di se stesso. Pur di arrivare oltre smitizzava se stesso e nell’estremizzare il travestimento si impersonificava in divo, nel divo, dove non piu l'arte ma l'artista era il fulcro di tutto. Nonostante questo The Rise And The Fall Of Ziggy Stardust And The Spider Of Mars è il capolavoro non solo di Bowie ma di tutto il pop degli anni '70. Con gli stessi musicisti che lo avevano accompagnato nel precedente album, dà vita a questo concept album sull'alienazione, nel quale la musica raggiunge una compattezza ed omogeneità che non ha precedenti ma forse nemmeno eredi.

Five Years, il brano che apre l’album, inizia con una melodica litania profetica che cresce di intensità fino a diventare delle urla disperate per poi sfumare nella successiva languida Soul Love e di seguito si torna nel cosmo con Moonage Daydream, un rock con Ronson che dà libero sfogo ai suoi riff chitarristici. Starman è una ballata intergalattica di rara bellezza (c’è per caso qualcuno che non la conosce?). It ain't Easy è una cover e può essere ascoltata come un brano space-folk. Con Lady Stardust si torna nella melodia pura e nel glam. In Star siamo nel rock'n'roll più classico dove prevale la ritmica della batteria. Hang to Yourself e Suffragette City sono due brani proto-punk (dal primo i Sex Pistols diranno di essersi ispirati per God Save The Queen). 2Ziggy Stardust" nella sua maestosità è l'autocelebrazione di Ziggy, cedutosi consapevolmente al decadimento del successo. Il tutto non può che finire con Rock'n'Roll Suicide dove in un canto drammatico si celebra l’inevitabile tragica morte della star tra il poetico fumo di mille sigarette, ma non la morte di Bowie, lui non è reale, lui non è niente, lui è tutto, lui è lo show.


Il successo cosmico rende Bowie una personalità anche al di fuori dell'ambito musicale, e le sue trasgressioni filtrate dalla maschera di irrealtà con il quale si immedesima, ne fanno sì un personaggio ambiguo ma allo stesso tempo accettato dalla sua impersonalità, ed al contrario di altre icone del passato, vedi Jim Morrison, che invece dall'essere trasgressivi erano stati portati ad un drammatico e tragico isolamento, Bowie nella sua maschera di clown perverso riesce a rendere popolare l'impopolare e nella consapevolezza collettiva da quel momento la trasgressione sarà vista solo come una bizzarra eccentricità e di questo ne pagherà le conseguenze soprattutto il punk che in breve tempo da movimento di protesta estremo si trasformò in una moda,eccentrica quanto vuoi ma indubbiamente popolare.

Travolto dal successo, Bowie si sente onnipotente e forse lo è veramente…comunque fa da pigmalione per i Mott the Hopple scrivendogli addirittura un pezzo All The Young Dudes che diventerà l'inno del glam rock ma sopratutto resuscita uno dei suoi eroi, Lou Reed, che dopo l'abbandono dei Velvet Undergroud era sprofondato nell'anonimato, producendo alla fine del 1972 il disco della rinascita quel Trasformer dove canzoni come Vicious, Walk and The Wild Side, Perfect Day, Satellite Of Love filtrate dalla sapiente produzione di Bowie, ne fanno uno degli album più imperdibili del decennio.

Alladin Sane, che esce nel 1973, ha un unico difetto: quello di essere successivo a Ziggy Stardust. Riproponendo gli stessi dettami musicali, ma non riuscendo a riproporre la stessa omogeneità, non può che passare in secondo piano nei confronti del precedente. Sicuramente è un album più rock' n' roll, su tutto prevale la title track che ha quasi dei richiami jazz , What That Man e Cracked Actor hanno sicuramente una ispirazione autoparodistica, Drive In Saturday e Panic In Detroit già come si intuisce dal titolo della seconda sono delle pessimistiche previsioni futuristiche. Time è una ballata piu intimista e meno glam del solito, probabilmente è di quello che parla il tempo della canzone, della fine dell’epoca glam, ma è ancora presto, anche se non di molto. Con la successiva The Pretties Star però si ritorna al glam più classico e dopo una cover dei Rolling Stones possiamo sentire il bellissimo blues rock, nel quale da molto tempo non si cimentava, di The Jean Genie. Il disco si chiude con la delicata Lady Grinning Soul, una ballata di una struggente tragicità. Nello stesso anno Bowie registra anche Pin Up un disco di cover di brani di successo degli anni 60, Pink Floyd, Them, Who, Pretty Thing ecc.. riproponendoli in chiave glam.

Fine seconda parte - Leggi la prima parte

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