giovedì, marzo 25, 2010

il ritorno del gorilla

assistere alla presentazione di un nuovo libro da parte dell'autore stesso è un po' come andare al concerto di un musicista quando è fresco di un nuovo lavoro e sai che suonerà prevalentemente brani che hai appena sentito perchè hai appena comprato il disco... di Sandrone Dazieri ho letto quello che si poteva leggere, ho anche incosapevolmente visto un paio di film con sue sceneggiature e il suo modo di scrivere mi piace molto, tocca precisamente le mie corde...ha scritto 5 libri con storie che ruotano ad un protagonista che si chiama come lui, abita a Milano come lui, come lui aveva frequentato gli ambienti della militanza politica e del Leoncavallo alla fine degli anni 70, pensa e si muove come lui, di diverso hanno solo un paio di cose: la prima è che il vero Sandrone scrive, il Sandrone del libro per campare fa il gorilla; la seconda cosa è che il Sandrone del libro ha un Socio molto particolare...ed è quest'ultima differenza sostanziale che mi ha fatto leggere sempre con piacere i libri dedicati al Gorilla...la scorsa settimana è uscito La Bellezza è un malinteso, cinque anni dopo l'ultimo volume dedicato alle imprese del Gorilla e ieri lo ha presentato, per la prima volta, presso la Fnac di Via Torino a Milano a pochi passi da Piazza del Duomo dove era in corso un comizio di Beppe Grillo e infatti Sandrone ci ha ringraziato fossimo presenti nonostante Grillo...Sandrone è stato presentato da un tizio di cui non ricordo il nome di cui ha parlato di questa nuova generazione di scrittori italiani che si cimentano nel noir e ha citato i vari Lucarelli, De Cataldo, Carlotto, Fois, Genna (tutta gente di cui ho letto parecchi dei loro lavori), insomma li ha rinchiusi nella bella etichetta del noir cosa che non condivido molto e che ho anche avuto modo di dirlo ieri quando hanno dato la parola a noi lettori presenti...alla fine mi è piaciuto ascoltare il Dazieri, gran personaggio con belle idee e mi sono comprato il libro che a breve inizierò a leggere...grazie ancora Sandrone per la serata di ieri...vi lascio con il booktrailer del libro e il suo incipit presi direttamente dal suo sito...a presto

Li osservo uscire dal portone di un brutto palazzo di piazzale Greco. Prima un uomo anziano, forse suo padre. Lei si chiama Antonella, spunta subito dopo tenendo la mano al figlio più piccolo. Michele, dieci anni, alto per la sua età. La donna ha un cappotto nero con il bavero di pelliccetta e due scarpe troppo leggere per il freddo che fa. Il bambino ha una berretta di lana e una sciarpa che gli arriva fino agli occhiali. Lenti spesse, a scuola gli daranno del secchione. Si muove a rilento, la madre lo tira nervosa e nel farlo si gira verso di me. Il viso è livido per il gelo e il rossetto è sbavato. Ha gli occhiali scuri. Le labbra tremano leggermente. Si china ad aprire la portiera dell'auto mentre l'uomo anziano sale alla guida. La maniglia le spacca un'unghia, lei si porta il dito alla bocca, poi lo guarda con rabbia. Infila Michele sul sedile posteriore e si volta a fissare l'entrata del palazzo.
Dal portone escono gli altri due figli, Giovanna e Riccardo. Giovanna ha diciassette anni, i capelli neri spettinati, un piumino Monclaire sopra i jeans e gli stivaletti con il tacco. Il fratello, diciannove anni, indossa un piumino identico e un cappellino da baseball. Piangono. Il ragazzo si trattiene, la sorella invece è squassata dai singhiozzi. Arrivati all'auto, si bloccano. Giovanna non vuole salire, fa il gesto di tornare verso casa. La madre la afferra per le spalle e la scuote gridando qualcosa. Il vento porta via le sue parole oppure sono troppo stanco per capirle. Prima di loro ho visto parenti e amici far visita con mazzi di crisantemi e gli uomini delle pompe funebri appendere i drappeggi viola, anche se il corpo di Antonio Davico, marito e padre amorevole, è ancora all'istituto di medicina legale. I suoi familiari stanno andando a prenderlo per riportarlo a casa.
La donna dice ancora qualcosa, sempre con l'espressione tesa, poi imprevedibilmente abbraccia la figlia e affonda il viso tra i suoi capelli. Devono profumare di buono, di shampoo alla mela o al lampone. Ho l'impressione di sentirlo anch'io. Mi sono trovato sotto casa loro all'alba e sono rimasto a spiarli, a fare la mia penitenza. Forse è per questo che il mio Socio mi ci ha portato. Sarebbe da lui. La sua versione di senso dell'umorismo. Ma a me non viene tanta voglia di ridere. Penso invece a Davico che scende nella metropolitana e si getta sotto un convoglio di pendolari. Penso alla sua gamba tranciata di netto che si è incastrata sotto le ruote del vagone, ai pompieri che hanno pulito il sangue con le pompe ad alta pressione.
E penso che è stata colpa mia.

3 commenti:

Nato per correre ha detto...

cazzarola gianka, ero fuori dalla fnac alle 18,15 ma ho subito l'assalto dei grillini e ho desistito... poi c'era da salire sul ramo...

allelimo ha detto...

Il Gorilla è un bel personaggio, ed è bello rivedere nei libri i luoghi della Milano diciamo "alternativa" in cui sono cresciuto anch'io...
Peccato per quel film con Bisio assolutamente fuori parte, mi aveva molto deluso.

CheRotto ha detto...

c'è stato un piccolo accenno al film, durante la presentazione del libro, e avuto la sensazione che Dazieri non fosse contentissimo di quello che aveva fatto...anch'io ho trovato Bisio fuori parte e le avventure del Gorilla vivono solo sulla carta