giovedì, dicembre 23, 2010

l'albero di gif



 
se si cerca la definizione di GIF su wikipedia si viene a sapere che: Il GIF (Graphics Interchange Format) è un formato per immagini di tipo bitmap molto utilizzato nel World Wide Web, molto spesso per le animazione e in secondo piano per le immagini fisse. "GIF" spesso è pronunciato all'inglese con la g dura (GHIF), ma la pronuncia definita dai suoi creatori nella documentazione ufficiale è con la g dolce (JIF)... bene ma credo che tutti quelli che passano di qui o almeno la maggior parte sappiano bene cosa sono le GIF, si trovano dappertutto in rete solo che si trovano tante GIF orribili... c'è qualcuno invece che ha avuto una buona idea e ha creato delle bellissime GIF tratte da film che si potrebbero definire molto importanti nella storia del cinema...vi lascio con una personale selezione giusto per far muovere un po' la pagina di questo blog in stile 'luci dell'albero natalizio'...auguri a tutti



 
 
 
 
  
 
 
 
  
 
 

martedì, dicembre 21, 2010

auguri Frank!

beh se ci devo proprio fare un pensierino mi piacerebbe arrivare ai 70...il buon Frankone non c'è riuscito ma per quello che ha prodotto musicalmente è come se ne avesse vissuto 100 di anni...e ora è stato pure raggiunto dal Capitano...per ricordare il compleanno di Zappa propongo un disco che amo molto, Hot Rats, soprattutto per la prima canzone, Peaches En Regalia, che mi portei nella fantomatica isola deserta e me l'ascolteri tutti i giorni...un disco per me fondamentale...ancora tanti aguri Frank...buon ascolto
vi lascio con due filmati registrati durante la trasmissione Saturday Night Live, il primo è di Peaches En Regalia, il secondo è Purple Lagoon e vede la partecipazione di un altro folle...

martedì, dicembre 14, 2010

Hi Caetano! So you’re well?


probabilmente c'era da aspettarselo...uno come Beck non poteva non incontrare nei suoi vari percorsi uno come Caetano...oltre al video registrato durante una performance al Museum Of Contemporary Art di Los Angeles dove oltre ai due già citati si intravede anche l'ex freakettone (quasi non lo riconoscevo tutto rasato...) Devendra Banhart vi lascio il link dove potete leggere la prima parte di una conversazione tra Beck e Caetano e un mixone di pezzi tropicalisti realizzato dal buon Beck Hansen...
No. 20: Tropicália by planned_obsolescence

mercoledì, dicembre 08, 2010

“mi sono messo a disegnare perchè era inevitabile che lo facessi"

ricordo che dopo aver visto Paz! il film lo zio Fonta commentò in maniera molto sarcastica - almeno credo sia stata sarcastica ;-) - che forse sarebbe stato meglio aver visto un film porno...ma lui è fatto così, drastico...certo il film di De Maria non si può definire un capolavoro della cinematografia, va preso come un omaggio ad Andrea fatto anche da attori aficionados delle storie PazZesche...in Paz! il film si riconoscono vignette e situazioni diventate epiche per chi ha seguito la storia artistica del genio e rivederle vive è stata, per me, una bella esperienza...in evidenzia ovviamente viene fuori il linguaggio usato dal Paz che era testimone di un'epoca straparlata e stracitata e di cui non ho voglia aggiungere altro...il film ruota attorno a tre personaggi/situazioni: Zanardi, Pentothal e Fiabeschi... quest'ultimo, interpretato dal bravo Max Mazzotta, sembra proprio uscito dalla penna del Paz, un disegno diventato umano...Fiabeschi è apparso in qualche storia ma nel film rappresenta una serie di altri micro pesonaggi apparsi in vignette singole sparse... Zanardi è forse il meno riuscito, difficile sembrare cattivi e perfidi come Zanna invece il Santamaria degli esordi riesce a trasmettere l'ansia di Penthotal... i vari cameo presenti arricchiscono gli omaggi del film che è anche coaudiuvato da una discrete e dignitosa colonna sonora dove troviamo Lucio Dalla con Tiromancino, Riccardo Sinigallia, Giovanni Lindo Ferretti, Gianni Maroccolo, Giorgio Canali, Francesco Magnelli, Ginevra Di Marco, Ustmamò, DJ Sensei (aka Ice One), Shandon, Skiantos, Polina, Area e Gaznevada...per i malati di Paz segnalo il libro di Cotroneo, de Naria e Piccolo, edito da arcana fiction, con la sceneggiatura del film accompagnata dai disegni che l'hanno ispirata...in conclusione per  uno come me che il Paz lo guarda ancora oggi con gli occhi dell'amore, del fan adolescenziale, che quasi si commuove quando legge di blogger che ammirano Andrea, tutto quello prodotto dal film è manna colata dal cielo ma tanto ormai lo sapete che sono di parte, non riuscirei ad esprimere altro che bene ;-)
buon ascolto e buona visione con il film in streaming

Watch !zap in Drama  |  View More Free Videos Online at Veoh.com

lunedì, dicembre 06, 2010

musica per correre ed urlare

Gli anni ottanta furono dominati da musica di plastica, finta con i sintetizzatori - quelli più beceri - a farla da padrone. Ma ci fu anche chi non si dimenticò del rock'n'roll e nonostante il vento soffiasse contro si ostinò a suonare le chitarre, quelle delle radici. I Del Fuegos da Boston Massachusetts appartenevano a quel movimento. La band viene formata nel 1983 dai fratelli Warren e Dan Zanes chitarrista il primo, voce e chitarra il secondo nonchè leader del gruppo, Woody Giessman alla batteria e Tom Lloyd bassista che rimarrà della partita fino all'ultimo. Dopo due buoni dischi (The longest day del 1984 e Boston Mass del 1985) accolti bene dalla critica nel 1987 fu la volta dello scialbo Stand up. Il batterista lasciò il gruppo e al suo posto arrivò il roccioso Joe Donnelly. Con un nuovo chitarrista, Adam Roth, i Del Fuegos ripartirono con immutato entusiasmo e due anni più tardi incisero il loro capolavoro: Smoking in the Fields. Disco orientato al rythm and blues e più irruento rispetto al passato con l'aiuto di qualche amico come Rick Danko della Band che canta in un pezzo (Stand by you), Magic Dick della J. Giles Band all'armonica e ai fiati gli Heavy Metal Horns. La band passerà anche dalle nostre parti per una serie di infuocati concerti... almeno così la stampa italiana scrisse... Non ho mai capito come mai dopo questo loro bellissimo disco i Del Fuegos si sciolsero, forse perchè nei fottutissimi anni ottanta non era più il tempo per correre ed urlare. Dan Zanes non urla più ma fa children's music senza dimenticare le radici di un tempo. Provate a vedere il video qui sotto coi suoi capelli sparati in aria e i suoi  coloratissimi vestiti... sembra un clown, un rockerClown.
Buon ascolto e buona visione. Der Graf

venerdì, novembre 26, 2010

giovedì, novembre 25, 2010

il teatro che non c'è...a casa mia

interrompo questo periodo di silenzio del blog (scusate ma sono troppo incascinato anche per mettere semplicemente un disco da scaricare...) per fare un po' di pubblicità a un'iniziativa molto lodevole: Nudo e Crudo teatro, un'associazione teatrale di Bollate, ha organizzato una rassegna di spettacoli teatrali che si svolgono all'interno delle case dei bollatesi...la prima parte della rassegna è avvenuta a maggio/giugno, ora sta per partire la seconda parte e una delle case dove verrà rappresentato Barbablù: Fiabia nera a più voci è casa mia...io per primo sono rimasto stipito quando sono venuti a vedere l'appartamento e hanno detto che è perfetto...casa mia non è enorme (circa 90mq) e hanno fissato il 35 come numero massimo di spettatori più i 7 attori...per cui cari amici blogger e cari visitatori di questo blog che vivete vicino a Bollate o che per caso passerete i prossimi giorni vicino a Milano, vi invito a casa mia...per chi fosse interessato deve prenotare e può farlo telefonando a Nudo e Crudo...per le info anadate pure qui (lo spettacolo è quello fissato a Casa di Silvia il 12/12)
a presto...Cherotto

giovedì, novembre 18, 2010

compleanni...

apprendo da qui che oggi è l'82° compleanno di Topolino...guarda che coincidenza...anch'io oggi compio gli anni...beh non proprio quanti Mickey ma ne compio la metà... della grande famiglia Disney però i personaggi che ho amato di più sono stati Paperino (anche nella sua variante da Paperinik) e Pippo e di quest'ultimo non posso non citare il famoso albetto del Pazienza Perchè Pippo sembra uno sballato...ecco una breve recensione e presentazione trovata in rete: "...è una raccolta di storie e storielle nella quale Andrea dà il meglio di sé oltre che come disegnatore anche come il grandissimo autore di testi che era, capace di invenzioni linguistiche che mescolano l’italiano coi dialetti, coi gerghi più o meno metropolitani, coi suoni puri e semplici. Troviamo così raccolte le storie acide – e in acido – Prixicel!, Anco Marzio, Agnusdei, la violenza e il sesso di Allegro con fuoco, la mitologica ed improbabile epopea rock di Francesco Stella, oltre ovviamente alla divertentissima – per proseguire il parallelo musicale – title-track nella quale Paz ci svela i retroscena della vita di Pippo e Topolino, come se fossero due vecchi attori hollywoodiani costretti solo dai soldi a continuare a recitare la solita logora parte in cui non credono più. Ed è proprio Pippo il “diverso” che piuttosto che continuare a recitare in quei “films che rincritineno i bimbi” preferirebbe continuare a farsi le canne sotto l’ombrellone. C’è tutto il Pazienza più vitale insomma in questo pugno di storie, meno celebrate di uno Zanardi, certamente prive della potenza tragica di un Pompeo, ma deflagranti e irriguardose, indimenticabili, autenticamente rock."...auguri a Topolino, auguri a me e a quello sballone di Pippo! buona lettura

lunedì, novembre 15, 2010

...nuje figli e chesta terra, e chesta vita...

difficilmente mi piacciono o non mi piacciono le cose a prescindere...certo anch'io ho i miei bei pregiudizi e i miei grandi paletti e per cui a volte evito di ascoltare un disco in particolare perchè difficilmente l'ascolterei imparzialmente (stesso discorso vale per cinema, libri, fumetti, ecc.)...mi capita però spesso di cercare di aprire i miei orizzonti e per cui mi metto a sentire cose che prima evitavo perchè di principio sapevo già che non mi sarebbero piaciute anche senza un motivo in particolare...quando poi si tratta di musica etnica nazionale il discorso potrebbe complicarsi...per far capire il mio concetto devo fare un esempio: su radio popolare la domenica sera va in onda (credo sia una delle trasmissioni più 'antiche' di radiopop) La Sacca del Diavolo "Settimanale radiodiffuso di musica, musica acustica, musica etnica, musica tradizionale popolare, di cultura popolare, dai paesi e dai popoli del mondo, prodotto e condotto in studio dal vostro bacicin..." dove bacicin è un certo Giancarlo Nostrini...mi è capitato a volte di ascoltarla perchè di per sè è interessante ma a volte non riesco a seguire proprio tutte le derivazioni dei vari tipi di folk...suoni a volte, per me, che risultano troppo complicati...certo è che ci sono cose che mi prendono al punto poi di approfondirle cercando i dischi...perciò non riesco a dire di principio che la musica etnica o dialettale (se parliamo della variazione italica) non mi piaccia...esempio pratico legato al disco che sto per presentarvi: la musica napoletana...di principio non mi fa impazzire, anzi diciamo che la derivazione melodica della napoletaineità musicale, come Gigi D'Alessio, mi fa proprio cagare però ci sono alcune varianti che apprezzo molto come un disco uscito lo scorso anno...il lavoro in questione si chiama Napoletana e l'artista è Enzo Avitabile che negli anni '80 fece uscire alcuni album sulla spinta musicale dei primi dischi di Pino Daniele (credo che abbia anche collaborato come sassofonista), dove prevaleva un soul and blues cantato più che in dialetto napoletano che in italiano e con in prevalenza il suono del sax...qualcosa di carino si poteva trovare (qui potete anche ammirare una copertina disegnata dal grande Pazienza) però il signor Avitabile sinceramente me lo sono perso, l'avevo intravisto qualche tempo fa in tv durante un concerto del primo maggio...fino ad arrivare a quest'estate che ho sentito le note di Napoletana trasmesse da un buon programma di Radio 3, Alza il volume, e credo che al microfono ci fosse Valerio Corzani...mi stupì tantissimo sapere che quei suoni scarni, quell'etnicità forte erano prodotti dall'ex soul man napoletano...nei 12 pezzi inediti quasi tutti scritti da Avitabile del sax c'è ben poco, risaltano la voce, la chitarra e l'arpina e alcune scarne percussioni...concludo con alcune frasi prese da qui: "Napoletana è l’antico che sa di nuovo, il nuovo che sa di antico. Napoletana fotografa una Napoli che utilizza la sue risorse  storiche come punto di partenza di una cultura che si muove nella consapevolezza delle proprie radici, delle proprie capacità epresse ed inespresse per uno sviluppo culturale nazionale ed internazionale." buon ascolto...

vota andrea, vota andrea....

  una nota azienda che agisce nel campo cartografico ha indetto via web una specie di sondaggio dove si può segnalare "i nomi di italiane e italiani a cui siamo grati: cioè di italiane e italiani che hanno fatto qualcosa di buono, che hanno dato il buon esempio nei settori più disparati della vita, dal cinema allo sport, dalla letteratura all'industria, dalla scienza alla canzone, e via dicendo..." in base a questo sondaggio verranno prodotti quaderni veri con le effigi e una piccola biografia dei 150 personaggi Italiani più votati non più in vita e più rappresentativi...e allora perchè non farci un salto e votare il Paz? fate in fretta...mancano pochi giorni alla chiusura...

martedì, novembre 09, 2010

di tutto un po'...

Sì... lo so... avrei potuto scrivere cinque differenti post e sarei stato con la coscenza a posto per un po' visto che mi mancano sempre idee, parole e dischi da postare, ma è anche vero che in questi giorni non ascolto un cd in particolare da poterne raccontare accuratamente. Ho deciso quindi di sceglere tra tutto quello che sto sentendo cinque dischi di genere vario e da questa idea il titolo, appunto, di tutto un po'..
Si parte alla grande con uno dei gruppi di punta della bay Area di  San Francisco ai tempi della summer of love...PEACE! and love of  course.

 
Un disco uscito nei fatidici anni ottanta. Un gran bel disco rock con tastiere mai invasive. Cinque brutte facce i ragazzi australiani. Si perché il rock`n`roll é sporco, cattivo e appunto brutto ma a noi ci piace cosí.


ROBERT WYATT : ROCK BOTTOM (1974)
Non mi ricordo perché ho iniziato a sentire questo disco. Di Robert Wyatt è piena qualsiasi enciclopedia rock ma non ne ero mai stato particolarmente attratto, forse ci sono arrivato dopo aver sentito il tributo a lui dedicato della scena indipendente italiana qualche anno fa, the different you...
Rock? Jazz? Progressive? No solo MUSICA.
Musica da capo verde. Non conosco molto questa cantante ma questo disco mi piace tantissimo, è il giusto mix di malinconia e di allegria.


BEATSTEACKS : SMACK SMASH (2004)
Arnim Teutoburg-Weiß - voce e chitarra; Bernd Kurtzke - chitarra; Peter Baumann - chitarra;
Torsten Scholz - basso; Thomas Götz - batteria
I Beatsteaks sono un gruppo punk rock di Berlino e il loro successo se lo sono conquistato grazie ad una fitta attività live. Il loro quasi debutto é stato nel 1996 vincendo un concorso organizzato da una radio ed ebbero la possibilitá di aprire come gruppo di spalla un concerto dei Sex Pistols nella loro cittá natale. Dopo un primo disco cantato in tedesco il gruppo ha deciso di passare alla lingua inglese.

Per questo post è tutto...buon ascolto e alla prossima. Der Graf.

lunedì, novembre 01, 2010

le opere del paz: Giorno

stavolta per parlare di un albo del buon Pazienza vado a braccia, a memoria...non ho visitato nessuna pagina web (anche perchè non ce ne sono...) o wikipedia o altro, parlerò di Giorno dopo averlo sfogliato e letto per l'ennesima volta...allora il primo movimento che compio è estrarre dalla mensola riservata alle Paz opere il volumetto Zanardi uscito per i tipi della Primo Carnera edizioni nel febbraio del 1983 dove venivano raccolte le prime storie (già pubblicate su Frigidaire)  del personaggio più stronzo, cattivo, perfido, tossico del fumetto italiano conosciuto come Massimo Zanardi...Giorno con Zanardi non c'entra una mazza, avevo letto qualcosa sul perchè fu inserita questa storia ma purtroppo vado a memoria e ora mi sfugge...le 9 tavole di Giorno sono ambientate nella Bologna di fine settanta, tra studenti stressati dai compagni di appartamento,
dalla gelosia...
e dagli esami al DAMS...
realizzato nel periodo bolognese, forse appena dopo Penthotal e prima di Zanardi, è uno spaccato di vita giovanile vista attraveso lo sguardo del giovane Pazienza che si stava per trasformare in una rockstar del fumetto... memorabile la scena dell'esame al dams di cui avevo già pubblicato la tavola qui e che è stata anche utilizzata nel film Paz come altre scene del fumetto...disegnate al tratto dal Paz e colorate da tre studenti del liceo artistico di Bologna sono state poi ricolorate da Marina Comandini pare come volontà espressa dal Paz prima della sua uscita di scena e queste ultime sono quelle che vi propongo...buona lettura

mercoledì, ottobre 27, 2010

i falsi colori e la monarchia di tutti i giorni

Nel 1980 fu pubblicato Monarchie und Alltag dei Fehlfarben un gruppo new wave di Düsseldorf (renania settentrionale westfalia) che non ottenne quel successo che il gruppo sperava. Da lì l'abbandono del cantante Peter Hein frustrato dal flop del disco che ritornò a far l'impiegato alla Xerox, fabbrica di fotocopiatrici, dove fu ispirato il nome della band. Fu un disco molto influente nell'ambito della "neue Deutsche Welle" (new wave tedesca) che negli anni seguenti vedrà la luce un movimento molto vivace con nomi come Nina Hagen, Spliff, Ideal, Trio e molti altri. Il disco Monarchie und Alltag col tempo acquisterà sempre più attenzione tanto da essere considerato oggi un caposaldo della musica rock tedesca, prova ne è il primo posto di una classifica dei 50 migliori dischi pubblicata di recente da Rolling Stone Germany che é mOOOlto piú credibile dell'edizione Italiana.
Come ho giá scritto Monarchie... è la classica new wave bella nervosa e schizzata col basso in evidenza e qua e la fa la comparsa un sassofono. I testi sono rigorosamente in tedesco e ci stanno benissimo e vi sembrerà di essere sotto il muro di Berlino intorno all'ottantadue a pogare in mezzo ad un gruppo di punXs teutonici dopo aver bevuto litri di birra. Buon ascolto e buon pogo!
Der Graf von Mailand

dal belgio passando per l'africa con una capatina negli states

stavolta l'idea per presentare un paio di dischi mi è arrivata da una piccola fuga che ho compiuto il weekend appena passato in quel di Bruxelles con il pretesto di visitare il museo dei fumetti...il Conte, uno dei miei due compagni di fuga, mi ha ricordato, osservando una locandina, che uno dei pochi gruppi vocali femminili decenti che mi è capitato di ascoltare e, addirittura, acquistare un paio di cd, arriva proprio dal Belgio...Marie Daulne (madre congolese e padre belga) fonda nel 1991 le Zap Mama, formazione femminile che partendo dall'esecuzione di brani a cappella mischia sonorità che arrivano da ogni parte del mondo, dall'africa all'europa passando per li States...le ragazze non potevano certo sfuggire all'occhio vigile di David Byrne che dal 1993 le mette sotto contratto nella sua etichetta e da allora, nonostante vari cambi di formazione, Marie (che rimane il perno centrale del gruppo) sforna dischi con collaborazioni eccellenti come Erykah Badu, The Roots e Manu Dibango...fino arrivare allo scorso anno quando esce l'ottavo album, ReCreation, dove si può anche trovare Paroles Paroles in duetto con Vincent Cassel, cover della famosa Parole Parole di Mina e Alberto Lupo...vi lascio con  A Ma Zone, un album del 1999...buon ascolto

martedì, ottobre 26, 2010

night nurse

generalizzare non mi è mai piaciuto, anche quando si tratta di...generi...musicali...esempio: l'espressione 'mi piace il reggae' è una generalizzazione...il reggae ha duemila varianti e sfacettature e proprio tutte non le conosco e quelle che conosco non tutte le apprezzo...ecco, questo giro di parole solo per dire che uno dei pezzi reggae che preferisco, Night Nurse, è stato composto da Gregory Isaac che ci ha lasciato proprio ieri per cui mi sento in dovere di omaggiarlo mettendo a disposizione ai lettori di 'risica' l'album che contiene il pezzo citato...bye bye Gregory e buon ascolto a tutti voi...

mercoledì, ottobre 20, 2010

after the beatles - volume due (prima e seconda parte)



prosegue la pubblicazione della compilation fatta apposta per voi dallo Zio Fonta e che riprende il suo post...tracklist e link nei commenti

venerdì, ottobre 15, 2010

il bigino di Joe Jackson

prendo spunto dal post dello Zio Fonta (nei prossimi giorni metterò a disposizione le altre parti della lunga compilation After the Beatles) per parlare di un  un personaggio venuto alla ribalta alla fine degli anni '70 che era difficile da definire, o meglio, era difficile prevedere che genere facesse...è uscito da scuola con una borsa di studio in composizione musicale vinta alla London's Royal Academy of Music (fonte) ma fuori c'era il punk e non si è tirato indietro, anzi, ha composto due-tre dischi new-wave poi, finita l'ondata punk ecco che esce con un disco swing che riprendeva le sonorità delle big band americane degli anni 20-30...a questo punto ci si aspettava già qualsiasi cosa dall'eclettico signor Joe Jackson, inglese di Burron upon Trent, che nel 1983 fa uscire Night and Day dove si poteva trovare di tutto come cha-cha-cha, soul, power-pop, jazz...non poteva mancare nella sua discografia anche una colonna sonora per finire con alcuni dischi di sinfonica...insomma un tipo abbastanza eclettico e devo dirvi la verità che negli anni '80 l'ho ascoltato spesso e l'ho pure visto due/tre volte dal vivo...diciamo pure che l'apprezzato molto a parte negli ultimi anni quando è tornato alla musica seria e colta da dove era partito...nel 2008 ha ripreso le melodie di Night and Day e Body and Soul (i due suoi album migliori e più acclamati) e ha fatto uscire Rain, una produzione più che discreta...a voi cari lettori di Risica vi lascio Big World, l'album che in un certo senso racchiude le sue varie esperienze musicali e che conclude il suo periodo più ispirato, una sorta di bigino della musica di Joe Jackson dove si può ascoltare le varie derive musicali a cui era approdato dall'inizio della sua carriera...Big World è stato registrato tra il 22 e il 25 gennaio del 1986 al Roundabout Theatre di New York, dal vivo (ma non sentirete il pubblico che urla e schiamazza...pare sia stato contenuto su richiesta dello Jackson stesso...), su matrice digitale a 2 piste, senza missaggi successivi (fonte)...buon ascolto

mercoledì, ottobre 13, 2010

after the beatles - volume uno seconda parte

ecco a voi la seconda parte del primo volume della compilation fatta apposta per voi dallo Zio Fonta...tracklist e link nei commenti

lunedì, ottobre 11, 2010

Solomon Burke R.I.P.

Ma come? Ho già il post bello che pronto su un gruppone tedesco da spedire a Cherotto per farlo pubblicare domani quando arriverà in ufficio e dopo essere tornato da una cena con gli amici accendo il televisore per leggere le ultime notizie e ti leggo che Solomon Burke, il Re del Rock & Soul, è passato a miglior vita...
Avevo già in programma di scrivere qualcosa su di lui perchè quest'anno è un buon anno per la musica soul. Nuovi/e cantanti hanno fatto uscire buoni dischi. Qualche nome: Sharon Jones, Nneka (si à già parlato su risica), Janelle Monae (idem come prima) ma anche le vecchie glorie non sono state da meno. Anche qui qualche nome come Bettye LaVette con un album di cover del rock inglese anni 60/70 e poi Mavis Staples con un cd scritto su misura per lei da Jeff Mr.Wilco Tweedy, insomma, come scrivevo qualche riga sopra, belle perle nere stanno uscendo in questo 2010, chi piú sul NU (si scrive cosí vero?) soul chi più legato alle tradizioni.Un altro bel disco che secondo me potrebbe essere un potenziale successone é Aloe Blacc col suo Good Things, il singolo I need a dollar è un vero tormentone, almeno qui in Germania lo é. Sicuramente mi sono dimenticato di molti altri/e ma non mi sono dimenticato di Solomon Burke e del suo capolavoro Don't give up on me che a mio modesto parere rimane il disco soul per eccellenza da otto anni a questa parte. Il disco è prodotto da Joe Henry e le canzoni sono state scitte da nomi eccellenti come Tom Waits, Bob Dylan, Brian Wilson, Elvis Costello e molti altri. Ancora nessun uomo o donna che sia é riuscito a destituirlo dal trono, d'altronde é o non é il King of rock'n'soul?
Der Graf von Mailand

giovedì, ottobre 07, 2010

ma va a ciapal in del cult!


Ormai qualsiasi stronzata venga “riscoperta”, o semplicemente riproposta, dopo un certo periodo, indipendentemente dall’effettivo valore artistico, viene definita cult, nella maggior parte dei casi, infatti, quando sento pronunciare questa parola mi girano i coglioni.
Cult è un qualche cosa di valido, che anche se, soprattutto, conosciuta da poche persone, a una certa influenza su proposte artistiche successive, e viene venerato di conseguenza.
I Crime, attivi in San Francisco alla fine degli anni settanta, rispondono a questi requisiti?
Mi sono ricordato di loro, perché in un libro, trovato a casa di un amico, ho visto delle belle locandine dei loro concerti, ( purtroppo non sono riuscito a trovarle in internet, per cui voi non le potete vedere).
La loro produzione musicale è consistita in tre singoli punk autoprodotti e dico punk perchè quando gli ho sentiti io per la prima volta, nel 1978, la combinazione era: capelli a spazzola + giubbotto in pelle = punk... avevo tredici anni e la mia cultura musicale era quello che era, adesso, dopo più di trent’anni e con internet a disposizione è facile dire, come ho letto su alcuni siti, che hanno anticipato questo e quello, che han fatto questo prima di altri, che non si identificavano con il punk, boh! Ascoltateli e poi mi saprete dire che cazzo di musica facevano se non punk, e oltretutto, non potevo nemmeno sapere che uno dei suoi componenti aveva militato nei primi Flamin’ Groovies (anche questi ultimi ai tempi ero convinto che fossero punk, perché la prima volta che gli sentii fu in una di quelle incongrue raccolte punk che potevi acquistare a 3500 lire) e le poche riviste musicali, uniformate del periodo non parlavano certo dei Flamin’ Groovies. Devo anche far notare, che chi ha “scritto” dei Crime in uno dei siti da me consultati (Scaruffi, Ondarock) ne sapeva probabilmente meno di me, visto che si è limitato ad un bel copia-incolla con l’altro.
Comunque cosa possiamo dire dei Crime? Sicuramente che erano più evoluti musicalmente della maggior parte dei gruppi punk, sono stati anticipatori dell’hardcore, anche se molto più ermetici (??), ma di certo è la loro carica esplosiva che non lascia sicuramente indifferenti, anche ascoltandoli ora riescono ad essere convincenti.
Sono veramente un gruppo di culto? L’unico omaggio che io conosca, è una cover del loro primo singolo fatto dai Sonic Youth, e non mi ricordo altre citazioni nei loro riguardi... se qualcuno conosce qualcosa d’altro me lo faccia sapere.
In ogni caso vi offro la possibilità di ascoltare i loro tre “famosi” singoli. Nei primi anni del duemila è uscita una raccolta, San Francisco’s Steel Doomed, che contiene tutte le loro registrazioni, alcune veramente di pessima qualità e non sono sicuro che ci fosse nemmeno il terzo singolo... il disco non penso sia facilmente reperibile, anche se in internet si dovrebbe trovare con facilità.
Confessione: ammetto che sto ascoltando anche io adesso il loro terzo singolo, per la prima volta, e va beh... diciamolo... qualche cosa degli X o dei Cramps può ricordarlo, ma il disco è già dell’81.
Lo Zio Fonta

mercoledì, ottobre 06, 2010

fissa le capre e non fare la guerra

Un breve e veloce post per segnalare il film L'uomo che fissa le capre, molto bello (se qualcuno fosse interessato alla colonna sonora la può trovare qui) oltre che esilarante. Ho letto che il reparto militare che fa capo a Jeff "Django" Bridges é  esistito veramente. Il cast è praticamente perfetto. Chi si ricorda George Clooney in Fratello dove sei? coi suoi baffetti e i capelli brillantinati?... e tutti ricorderete Jeff Bridges del Grande Lebowsky nel ruolo di Drugo... ebbene ne L'uomo che fissa le capre me li hanno ricordati entrambi.
Finito il film pensavo: sarebbe bello se l'esercito americano si fosse fatto convincere dalla filosofia di Django anzichè fare la guerra a tutti i paesi che non la pensano come loro.
PEACE!!! AND LOVE GOATS
D.G.v.M.

venerdì, ottobre 01, 2010

after the beatles

Ritorna su questa pagine Lo Zio Fonta, con un lungo post e con il primo volume della compilation After the Beatles...buona lettura
 
Riflessione 1: Mentre stavo ascoltando dei vecchi dischi della fine anni ‘70, mi sono accorto che, tra i vari gruppi definiti punk o new wave, molti eseguivano una musica che adesso chiamiamo brit pop.
Riflessione 2: Dall’inizio degli anni ‘70, cioè dopo l’uscita dell’ultimo disco dei Beatles, ogni volta che un gruppo più o meno pop, produceva un qualche lavoro interessante, si finiva con il parlare della rinascita della musica pop inglese. Ma c’è mai stata una fine del british pop?
Riflessione 3: Cosa si può definire musica pop? L’originale definizione di musica pop, cioè musica popolare, a subito una trasformazione, ed ora è pop, tutta quella musica che va dalla leggera al rock e che si può definire di facile ascolto, indipendentemente dalla sua popolarità. Soprattutto negli ultimi anni, un’infinità di gruppi, anche se conosciuti da poche centinaia di persone, vengono definiti pop.
Stimolato da queste riflessioni, mi sono apprestato ad eseguire una ricerca nella musica inglese degli anni 70 80, cioè fino all’avvento dei Blur e degli Oasis, che sono stati additati come coloro che avevano resuscitato il brit pop.
Nella lista che segue, ispirata da una logica personale, e che sicuramente per molti sarà discutibile, cercherò di dimostrare che il brit pop non è morto con i Beatles, e non è rinato con gli Oasis.
Non parlerò dei vari Bowie, e Rolling ecc, perché pur non essendo musicalmente ben definibili, non si può non negare che il loro contributo alla musica pop sia notevole ma cosi sarebbe troppo facile.


After the Beatles
Quando nel maggio del 1970, usci Let It Be, era chiaro che la fase di “sperimentazione” e psichedelica, che aveva cateterizzato la musica inglese alla fine degli anni ‘60, era momentaneamente finita...già dall’ascolto della prima canzone, Two Of Us, si notava una struttura compositiva decisamente più “formale”, basti pensare al precedente Abbey Road, che iniziava con il sorprendente blues psichedelico di Come Together. In ogni caso Let It Be è un grande disco (oops! Non ho detto che stavo parlando dei Beatles, mi sembrava superfluo). Comunque già si sapeva che sarebbe stato l’ultimo loro lavoro. In seguito John Lennon si trasferì negli Stati Uniti, e la sua musica si americanizzò, mentre Paul McCartney, con gli Wings, continuò ad ampliare il discorso musicale iniziato con Let It Be.Nei primi anni settanta, in Gran Bretagna, come nel resto del mondo, non ci furono grandi novità musicali, ma diciamo pure artistiche in generale, infatti, la maggior parte dei musicisti di questo periodo, arriva direttamente dagli anni ‘60.
Ascoltando gruppi come Kinks e Traffic, anche nei loro dischi del periodo, si sentono brani che decisamente possiamo definire pop, ad esempio Lola dei primi, e Empty Pages dei Traffic. Anche in altri ambiti musicali, come il progressive o addirittura l’hard rock, troviamo canzoni con strutture decisamente pop, ad esempio nei Supertramp o nei Genesis, che dopo i primi lavori Trespass, Foxtrot, Nursery Crime e Selling England By The Pound (sì lo so che ce né uno prima ma mi fa cagare), già in The Lamb Lies Down on Brodway la forma delle canzoni è decisamente più “classicamente” pop.
Anche i Queen dopo un inizio hard, con canzoni come Killer Queen, Lily Of The Valley, In The Lap Of The Gods, You’re My best Friends, Love Of my Life ecc., possiamo decisamente definirli pop.Non possiamo inoltre dimenticare i Pink Floyd, con l’album The Dark Side of The Moon, che ha influenzato generazioni di gruppi pop, soprattutto dalla seconda metà degli anni ottanta, e che questo album, ha alterato la percezione di quello che viene definita musica pop. Decisamente differente dalla loro precedente produzione discografica, non lo si può che ascoltare come un album pop, addirittura (concedetemi l’azzardo), un disco di pre New wave.
Un pop decisamente più classificatamente definibile, è quello che ci proponeva Elton John, oppure gruppi come i Badfingers, una delle band più celatamente coverizzata che io conosca. Anche cantanti che precedentemente militavano in gruppi hard o blues all’inizio del decennio si reinventarono come interpreti pop, vedasi l’ottima produzione di Rod Stewart e quella leggermente infeirore di Peter Frampton (anche se tutti quelli che hanno più o meno la mia età non possono negare di aver ascoltato, decine di volte, il trashissimo Frampton Comes Alive).Un deciso, valido, contributo alla musica pop britannica di inizio decennio ‘70 venne sicuramente da quella musica che viene definita folk, tra gli innumerevoli rappresentanti del genere possiamo citare i sottovalutati Trees, e sicuramente lo scozzese Al Stewart, che nonostante abbia prodotto ottimi album all’inizio del decennio, solo alla fine degli anni settanta raggiunse il successo con un paio di canzoni (Year Of The Cat, Time Passages). Anche ad esempio i dublinesi Thin Lizzy, un gruppo decisamente hard e blues, raggiunsero il successo riproponendo in chiave pop un tradizionale della musica folk irlandese come Whisky in the Jar.
Sull’onda del successo di Bowie sicuramente anche il glam-rock diede un notevole contributo al pop del decennio. Il massimo rappresentante, oltre a Bowie naturalmente, fu Marc Bolan, che dopo un inizio di carriera votata la folk psichedelico, con i suoi T-Rex, incise una serie di canzoni che grazie alla loro melodia accattivante, nonostante un approccio un po’ hard, entrarono di diritto nel novero della musica pop. Tra queste possiamo sicuramente ricordare Hot Love e Telegram Sam senza naturalmente dimenticare la travolgente Children Of The Revolution.Un altro gruppo glam che merita attenzione sono sicuramente i Mott The Hoople, arrivati anche loro dagli anni sessanta, che nei primi anni del decennio con due ottimi album, All The Young Dudes ed il successivo Mott, propongono una lettura accattivante, anche se non troppo originale, del pop.
Sfruttando la popolarità del glam (e dei Queen) molti altri gruppi, di provenienza hard e sicuramente di modesto valore, si reinventarono glam-pop, come ad esempio gli Sweet o gli Slade.Probabilmente il gruppo più originale, sia musicalmente che visivamente più influente, per il pop della successiva generazione furono i Roxy Music di Bryan Ferry e Brian Eno, dei quali i primi due album, l’omonimo Roxy Music e For Your Pleasure, sono da considerare tra le cose migliori prodotte nel periodo, anche al di fuori del solo ambito pop. Appena lasciati i Roxy e poco prima di diventare un “genio” della musica, Brian Eno, incide un disco, Here Come The Warm Jets, che possiamo decisamente considerare pop ed essendo un disco di Eno e considerando che Eno era un specie di Re Mida della musica, il disco è fantastico.
Dalla seconda metà degli anni settanta, tra i fautori del pop, possiamo anche annoverare, alcuni di quei gruppi che in seguito sarebbero stati definiti, Pub Rock Band, dei quali molti sarebbero poi stati assorbiti dal movimento punk o new wave, ad esempio i Dr. Feelgood, Vibretors ma anche i ben più famosi, Ian Dury and the Blockheads o gli Stranglers, che nonostante la loro rappresentazione visiva, sia alquanto cupa, possiamo annoverare come ottimi esempi di musica pop.Una delle Pub Band, che sicuramente possiamo citare come pionieri del genere, sono sicuramente i Brinsley Schwarz di Nick Love. Legati sicuramente ad un rock più “tradizionale”, nei primi anni settanta hanno pubblicato un disco, che merita sicuramente un citazione, Nervous On The Road, dove non tanto le composizioni, quanto la produzione, lo differenziano dai dischi tipici dei primi anni settanta.
Alla fine degli anni settanta, con l’esplosione del punk, si sviluppò un altro fenomeno, quello delle autoproduzioni e della nascita di molte etichette discografiche indipendenti, che permisero ad un innumerevole quantità di gruppi, anche non propriamente punk, di incidere dischi  che indubbiamente riscrissero l’estetica del pop britannico.
Gruppi punk della prima ora, grazie a canzoni piene di entusiasmo giovanile (alle volte anche ingenuo), produssero quello che possiamo definire pop, ad esempio i Rich Kids, 999, X ray Spex, Boys, Only Ones, Adverts, Desperate Bicycle, Magazine, Records o gli ingiustamente misconosciuti Subway Sect, ma anche in gruppi più famosi come Buzzcocks o i Police, dopo i primi singoli indiscutibilmente punk, troviamo nelle successive incisioni canzoni decisamente più “leggere”.Sicuramente uno dei gruppi più influenti del movimento punk, i Clash, con l’uscita del disco London Calling, produssero un ottimo disco di pop, ormai riconosciuto universalmente come un capolavoro. Alla sua uscita suscitò molte perplessità, soprattutto tra i puristi del punk che parlarono di tradimento e commercializzazione ma solo ad ascoltatori superficiali poteva sfuggire che l’idea di musica dei Clash andava ben oltre la sola ritmica incalzante del punk. Infatti già nel primo album  si poteva ascoltare una cover di Police & Thieves, un brano di quella musica giamaicana, che sarebbe diventata parte integrante del pop britannico, si pensi al lavoro fatto con lo ska da gruppi tipo Madness, Specials o Selecter, per citare solo i più famosi e forse migliori, o con il reggae degli UB40, e di gruppi più punk tipo Slits o Ruts.Un discorso a parte meritano gli Ultravox e i Japan che con il loro Synth-pop, assieme a quello che viene chiamato new romantic di Adam and the Ants, influenzarono il dance pop degli anni ottanta che portò in seguito al successo, validi gruppi come Human League, New Order, Cocteau Twins, Depeche Mode o i primi Simple Minds ma anche gruppi mediocri se non addirittura pessimi, come furono Duran Duran, Spandau Ballet o Culture Club per fare qualche esempio. Al contrario, come musica di intrattenimento ma non certamente banale, possiamo citare gli Scritti Politti, che dopo un inizio politicamente impegnato, virarono su un dance pop di grande impatto.
Sicuramente possiamo riascoltare con piacere i Delta 5, Maximun Joy, gli scozzesi TV 21 e i geniali Associates.Come musica diciamo...dance ma più vicina al Rythm & Blues (ma si diciamo cosi) non possiamo ignorare l’ottimo disco d’esordio dei Dexys Midnight Runner, o l’estrosa produzione dei Pigbag. Quest’ultimi vengono anche associati a quei gruppi che vengono definiti Art Punk, Essential Logic, Family Folder, Au Pairs, e i successivi Sound, Youn Marble Giants, Monochrome Set, Crispy Ambulance, Blue Orchids, dove l’esasperata ricerca musicale, a volte, lascia spazio ad ottimi brani di musica pop.Un altro stile musicale che si impose alla fine del decennio, e che proseguì per buona parte degli anni ottanta, è sicuramente quello che viene definito New Psychedelic ma che possiamo definirlo come un ennesima rilettura del pop, tra i quali massimi esponenti possiamo inserire Soft Boys, Psychedelic Furs, Echo & The Bunnymen e i Teardrop Explodes di Julian Cope, che in seguito come solista ha pubblicato una manciata di buoni dischi pop. Tra questi, anche se solitamente vengono definiti gothic o pop generici, possiamo benissimo inserire i Bauhaus e Cure, che a cavallo dei decenni ’70 ’80, hanno prodotto una serie di album di notevole fattura.Sicuramente la band del periodo che più di ogni altra è stata associata con il pop sono gli XTC, forse esageratamente esaltai in patria  ma ingiustamente sottovalutati al di fuori delle isole britanniche, hanno prodotto per un decennio dei buoni dischi di quella che potremmo definire una proposta più “classica” del pop, al quale possiamo affiancare gruppi di minor successo, ma non per questo meno interessanti, come furono gli Yachts e i Pink Military di Liverpool o gli scozzesi Orange Juice.
Al pop britannico di fine decennio, non possiamo ignorare il contributo dato dai cantautorali Wreckless Eric e soprattutto Elvis Costello, il geniale pseudo swing di Joe Jackson, culminato nell’album capolavoro Night and Day, il mod revival degli Jam di Paul Weller, che in seguito negli anni ottanta con gli Style Council avrebbe proposto un pop per yuppie culturalmente avanzati, i Dire Straits che produssero un ottimo album d’esordio, le prove solistiche di Peter Gabriel e degli irlandesi Boomtown Rats e U2 del quale (quest’ultimi) ogni commento mi sembra superfluo.Negli anni ottanta la musica pop britannica, divenne preminente nei gusti popolari, grazie all’effimero successo ottenuto da gruppi come i sopracitati Duran Duran, Spandau Ballet, gli Wham di George Micheal e molti altri che riuscirono a imporsi anche con una semplice canzone, Eurythmics, Talk Talk, A Flock of Seagulls, Teatrs for Fears, Pet Shop Boys, OMD, Thomas Dolby, Thompson Twins, Bronsky Beat, Heaven 17ecc, alcuni decenti, altri decisamente mediocri.
Nonostante l’esasperata commercializzazione del fenomeno, anche in questo decennio possiamo trovare delle buone cose. Nell’ambito del pop che definiamo più classico, sicuramente le cose migliori le possiamo ascrivere agli Smith, ma sicuramente anche l’album d’esordio degli Stone Roses, preceduto da due o tre singoli e uscito sul finire del decennio, va annoverato tra le cose migliori del pop degli anni ottanta. Altri gruppi sul finale della decade hanno prodotto dei buoni dischi come i The La’s e i Ride che penso vadano citatati, e anche gli A.R.Kane con l’album 69, meno “classico” dei precedenti (il loro è un ottimo dream pop di grande impatto) che anticipa il lavoro dei successivi gruppi di shoegazing tipo Slowdiven o My Bloody Valentine, che nonostante inizino la loro carriera alla fine degli ottanta, sono indiscutibilmente legati al decennio successivo.Anche gli Happy Mondays, prima di votarsi completamente alla dance music, con il loro album d’esordio (ha un titolo lunghissimo, che sinceramente non ricordo), ci offrono un ottimo disco di pop.Più legati alla precedente new wave, vanno ricordati, i New Modely Army, con il loro album Bittersweet, che ci offrono un arguta lettura del pop, oppure il raffinato lavoro di David Sylvian e sicuramente i già citati Julian Cope e Style Council.
Non possiamo in fine dimenticarci gli ottimi lavori dei Pogues e dei Waterboys, che attualizzarono e rivitalizzarono quella musica folk che in fin dei conti è il punto di partenza di quello che oggi definiamo british pop music.Negli anni ottanta le mie preferenze musicali, erano indirizzate oltreoceano  ma un giorno dei primi anni novanta, non mi ricordo né dove né come, sentii che quella sera un misconosciuto gruppo inglese si esibiva in una discoteca nell’hinterland milanese, non mi ricordo il nome del locale ma era a San Donato (forse). Mi piace ricordarmi che fosse stata una notte nebbiosa, ma non sono neppure sicuro che fosse inverno, comunque dopo aver convinto qualche amico ad accompagnarmi ci apprestammo all’affannosa ricerca di questa discoteca (i navigatori satellitari non erano ancora in commercio, e ovviamente TuttoCittà ignorava completamente quella landa desolata) dove si sarebbe svolto il concerto. Giunti finalmente nei pressi, avvistammo uno sparuto gruppo di persone che si apprestavano ad entrare nel locale e che evidenziarono la nostra agognata meta. Il pubblico, formato sì e no da duecento persone, accentuò le precedenti perplessità degli amici che mi avevano accompagnato...la domanda più frequente che mi facevano era “Ma chi cazzo sono questi che suonano?” o variando “Ma che cazzo suonano questi?”. Poi il concerto finalmente cominciò e nessuno ebbe più perplessità e, che cazzo, erano i Blur.Rileggendo il tutto, mi sono accorto di aver dimenticato molta “roba”  ma ho scritto tutto praticamente a memoria, consultando semplicemente i dischi in mio possesso e il tutto si basa su esperienze di ascolto personale. Perciò ogni consiglio o segnalazione è benaccetta.
Lo Zio Fonta
tracklist e link nei commenti

the persuaders!

lo ha ricordato anche Joyello sul suo blog e lo faccio pure io, alla maniera di Risica, perchè la serie tv Attenti a quei due è un cult della mia preadolescenza...anche se ultimamente rivedendo alcune puntate delle aserie su Fox Retro mi sono risultate noiosissime...tranne la sigla  che potete riascoltarla in un album con altri pezzi famosi di John Barry...
ciao Tony e ... buon ascolto

giovedì, settembre 30, 2010

il lupo perde il pelo ma non il vizio di fare buoni dischi

Peter Wolf non è molto conosciuto dalle nostre parti, ebbe un momento di notorietá con la J. Geils Band negli anni ottanta con l'hit Centerfold poi piú niente, almeno in Italia. Negli stati Uniti invece erano il corrispettivo dei Rolling Stones, piú o meno stessa musica, un rock'n'roll con influenze black e un frontman, Peter Wolf appunto, che non aveva niente da invidiare a Mick Jagger né sul palco e neanche a livello mondano, infatti fu sposato con l'attrice Faye Dunaway. A vederlo adesso ricorda qualche attore caratterista in qualche film di Scorsese con qella sua faccia vissuta. Quest'anno è uscito un suo disco dal titolo Midnight Souvenirs dove si possono sentire canzoni dal sapore Rythm & Blues e ballate country-soul come si suonavano una volta e il buon vecchio lupo è qui per ricordarcelo e per ricordare i vecchi amici andati come Willy De Ville con una ballata come The night comes down con cori gospel che a Willy sarebbe piaciuta sicuramente.
Certo non un disco cool di quelli che piacciono tanto ai giornali che fanno tendenza e che fanno figo averlo sull'I-pod quando l'amico che incontri sulla metro ti chiede cosa stai sentendo ma per il sottoscritto sicuramente uno dei dieci dischi di questo 2010.
Vai Peter fai sentire ancora forte il tuo ululato!
Der Graf

giovedì, settembre 23, 2010

il poliziotto buono

ebbene sì... lo ammetto, a mo' di Gaber in Qualcuno era comunista quando confessa di aver visto gli Inti Illimani... io posso dire che sì, ho visto i Police...ed ero andato per loro non per i Cramps...fa parte un po' di quella snobberia (tipo quella indiedi cui si parla qui e in altri blog) che si sente nei discorsi dei postquaratenni-quasicinquantenni quando intraprendi l'argomento dei primi concerti che hai visto, tipo "il mio primo concorto è stato quello dei Police al Palalido.." e ti senti rispondere "io ero andato per i Cramps, non me ne fotteva nulla di Sting"...alla fine i Cramps li ho ammirati anch'io visto che occupavo i gradoni del palalido in attesa del concerto degli allora miei paladini, anzi ricordo pure la spazzatura che hanno ricevuto dall'alto degli spalti...vabeh...quello che volevo dire non riguarda i Cramps bensì un elemento dei Police...tranquilli non si tratta di Gordon Summer in arte Sting ma del batterista Stewart Copeland che mi colpì già quando lo vidi al Palalido...mi è sempre piaciuto il suo modo di approcciarsi alla batteria e alla musica in genere, tantè che sia durante che dopo il periodo Police si è cimentato in progetti, a mio avviso, degni di nota e con scarso risalto commerciale...frutto di un viaggio africano è il suo disco del 1985, The Rythmatist, dove lo troviamo alle prese con la produzione, la batteria, il piano, le tastiera, la chitarra...insomma fa un po' di tutto e viene accompagnato in alcuni brani dalla voce dal cantante congolese Ray Lema...risultato dignitoso e godibile...buon ascolto

martedì, settembre 21, 2010

Mr John Barleycorn deve morire & il Signor Fantasya

Ho un best of dei Traffic e pensavo che bastasse avere quello per il gruppo di Steve Winwood. Poi la curiosità mi ha spinto oltre, lo so la curiosità uccide il gatto ma la curiosità non riuscirà ad uccidere il Conte (Graf), e ho ascoltato anche Mr. Fantasy e John Barleycorn must die... di quest'ultimo non è presente nessun brano nella raccolta di cui sopra. Ma chi le compila le raccolte? Come si fa a non inserire almeno il brano John Barleycorn must die che é un capolavoro?
Sono due lavori differenti, Mr. Fantasy piú rock mentre John Barleycrn must die piú folk ma quest'ultimo è forse piú attuale, piú in linea coi tempi.
Der Graf

martedì, settembre 14, 2010

l'argentino svedese


torna con un nuovo lavoro, dopo 3 anni dall'uscita di In Our Nature, Josè Gonzalez, nato a Goteborg da genitori argentini e autore di un paio di dischi di buona fattura (il primo, Veneer, uscito nel 2003 ) che ho ascoltato, ascoltato e ascoltato perchè la sua voce e il suo modo di suonare la chitarra acustica mi mette il cuore in pace...ora torna con la sua band, i Junip, con canzoni che mettono sempre in risalto le sue doti e questa volta condite di sonorità sempre pacate...vi lascio con il video (molto divertente) del nuovo singolo e se volete ascoltare l'album lo potete trovare qui...alla prossima

lunedì, settembre 13, 2010

vorrei incontrarti lungo le strade che portano in India

Ancora un disco italiano e ancora un disco vecchiotto di appena trentotto anni. Della carriera, diciamo seria, di Alan Sorrenti ne avevo solo sentito parlare o letto. Conoscevo solo la sorella Jenny se non mi sbaglio, artista folk alla Joni Mitchell e sentii un pezzo secoli fa alla radio, forse, anzi sicuramente, in una di quelle radio cosidette "libere". Il resto della carriera del Sorrenti mi era conosciuta solo per i suoi hit commerciali tipo Figli delle stelle che ho fatto a tempo a ballare in qualche discoteca e L'unica donna per me che sempre ai tempi fece arrabbiare le femministe per il suo testo, chi se  lo ricorda? "dammi il tuo amore non chiedermi niente dimmi che sei l'unica donna per me"... Spinto dalla curiosità, dopo l'ennesima rilettura di Vorrei incontrarti da parte di Andrea Chimenti nel suo ultimo lavoro Una tempesta di Fiori (l'avevano giá coverizzata i La Crus), mi sono messo alla ricerca dell'originale che si trova sul disco Aria del 1972. Avrei voluto tanto trovare l'ellepi perché la copertina vale proprio, mi ha ricordato il primo dei Black Sabbath, e per quanto riguarda la musica.....Sono rimasto come di sasso. Un folk psychedelico-progressivo con un cantato molto particolare che può ricordare Tim Buckley. Ok a volte sembra un poco datato ma stiamo parlando di qualcosa che risale a parecchio tempo fa e in certi passaggi suona più fresco di certi brani del duemila e dieci. Non voglio esagerare ma a me ha emozionato piú della tanto osannata Joanna Newsom.
Ho letto che la svolta/scelta commerciale del Sorrenti fu imposta da problemi alle corde vocali. Io mi chiedo: non riesci a raggiungere piú dei toni vocali particolari? C'era proprio bisogno di fare incazzare le femministe?
Der Graf von Mailand